Blood Origin, miniserie fantasy prequel di The Witcher, è disponibile dal 25 dicembre su Netflix. Un contentino di quattro episodi, in attesa della terza stagione dello show con protagonista – ancora per poco! – Henry Cavill che andrà in onda quest’estate.
Blood Origin, la trama
1200 anni prima gli avvenimenti di The Witcher, il mondo era popolato unicamente da elfi. Con la classe dominante impegnata a farsi la guerra, il problema dell’approvvigionamento per il popolo è tra i primi elementi che vengono posti in risalto.
E proprio dalla classe dominante arriva la soluzione: con l’aiuto del mago Balor e di un mostro che risponde ai suoi comandi, la principessa Merwyn elimina le parti in guerra dichiarandosi imperatrice di tutti i regni. Come risolverà, questo, il problema della carestia? Grazie ai monoliti neri, porte verso mondi nuovi, da esplorare.
Poiché tutto sembra gridare ‘catastrofe’, come in ogni storia fantastica che si rispetti, sette guerrieri si riuniscono sotto l’egida di una profezia, tentando l’impossibile: rovesciare il neonato impero, sconfiggere la bestia e restituire il potere al popolo.
Attenzione, da qui in poi sono presenti spoiler.
Quale lavoro sui personaggi?
Sette è un numero magico, e sette sono gli elfi protagonisti di quest’avventura. Sebbene ognuno abbia assolto in maniera chiara la sua funzione, non c’è stato lo spazio per approfondire dignitosamente tutti questi personaggi, e ciò lascia pensare a una coperta troppo corta – anche se non è chiaro se ciò sia da riferire al numero degli episodi o a quello dei personaggi chiamati in causa.
Tra questi sette, lo spazio maggiore è occupato da Fjann ed Éile (Laurence O’Fuarain e Sophia Brown), appartenenti a clan rivali e costretti in prima battuta a collaborare per via delle circostanze che li pongono sullo stesso cammino. Il classico passaggio enemies to lovers, ma senza il tempo pieno di una stagione che giustifichi la maturazione del sentimento, come il gradino che manchi per sbaglio quando scendi le scale al buio.
Michelle Yeoh, che qui interpreta la maestra Scian, si dimostra ancora una volta come la professionista che è. Il suo personaggio, forse perché già sviluppato nel suo ruolo di guida, è libero di presentarsi lungo la narrazione perché, non dovendo evolversi, ha soltanto il compito di farsi vedere e mostrarsi.
Stesso discorso vale per Meldof, interpretata da Francesca Mills. Armata del suo martello, Gwen, esaurisce la sua vendetta nell’arco di mezza puntata, dunque può unirsi al gruppo avendo già soddisfatto il proprio bisogno di personaggio e prestare il suo supporto senza doversi preoccupare di evolvere.
La Convergenza delle sfere
Tutto ruota attorno alla Convergenza delle sfere, evento capace di mettere in secondo piano non soltanto le vicende dei protagonisti ma, soprattutto, la nascita di un Witcher ante litteram, soluzione naturale a tutti i problemi che deriveranno dalla mescolanza di mondi e specie diversi.
Il cattivo è sconfitto, il mondo è cambiato, ma lo spettatore non ha il tempo di fare proprio il cambiamento perché la miniserie… termina.
Un finale frettoloso, che mostra l’approdo del genere umano sulla spiaggia ma non racconta nulla, poi, di come l’uomo abbia fatto a imporsi sulla razza elfica.
Certo, l’amore di Fjann ed Éile ha dato frutto, ma questo non soddisfa chi, appassionato della serie The Witcher, vuole trovare uno scopo alla cosa: questo nascituro segna l’inizio della genealogia di Ciri?
Non è dato saperlo, tocca restare con il dubbio.
Nessun epilogo a dare soddisfazione allo spettatore, nessuna voce narrante che descrive la piega presa dagli eventi fino alle avventure di Geralt di Rivia.
Solo, a Ranuncolo, il compito di raccontare di questi “magnifici” sette, di usare la loro storia per ricordare agli elfi vessati di che pasta sono fatti, un invito a non dimenticare la loro storia.
Cos’è possibile salvare di Blood Origin?
A voler guardare la miniserie senza volersi arrabbiare della fretta e del pressappochismo che ha caratterizzato le dinamiche interne tra i personaggi, ci sono alcuni punti della narrazione che fanno riflettere e che dimostrano quanto il genera fantasy prenda spunto dalla realtà e dalla storia.
Primo tra tutti, il gioco politico, interessante nella sua meccanica antica come Roma di far confluire il potere nelle mani di una sola persona per gestire un importante momento di crisi. Più interessante ancora, la scelta – sempre presa in prestito dalla nostra Storia Antica – di cercare altrove le risorse quando non si è stati in grado di gestire le proprie.
La trasmissione della storia
La Leggenda dei Sette è stata trasmessa a Ranuncolo, a lui l’onore e onere di narrare le avventure di Éile e Fjann per recuperare una storia persa da oltre un millennio.
Ranuncolo è un bardo, e i bardi per professione cantano storie. Vista la sua capacità di rapire l’uditorio, è auspicabile il tentativo di dare una profondità maggiore alle avventure di Blood Origin.
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