In tutto il mondo, la notte del 5 gennaio, i bambini corrono a dormire nell’attesa che il mattino seguente i Re Magi abbiamo portato loro dei doni. In Italia le cose sono un po’ diverse. Sì, perché è l’unico Paese al mondo ad attendere la Befana.
Quali sono le vere origini dietro la figura della Befana?
Rappresentata “con le scarpe tutte rotte”, “con la scopa di saggina” o con “il vestito alla romana”, la Befana è entrata da secoli nell’immaginario collettivo nazionale.
Vecchiarella, con qualche tratto grottesco e spaventoso, quasi a voler intimorire, e con la nomea di colei che “tutte le feste porta via” è proprio a lei che famose penne italiane hanno dedicato poesie e filastrocche, basti pensare a La Befana di Guido Gozzano, o all’omonimo componimento di Giacomo Leopardi e Mi han detto o Voglio fare un regalo alla Befana di Gianni Rodari.
Anche lei, come il suo collega delle feste, Babbo Natale, per tradizione porta dei doni ai bambini più buoni: piccoli giocattoli, caramelle, dolcetti e frutta. Per i più cattivi, ovviamente, il tanto temuto carbone (alcune varianti prevedono cipolle e aglio). Ma quali sono le origini nascoste dietro questa figura tanto attesa dai piccini?
Befana ed etimologia
Si parte dalle origini della parola che denota questo personaggio: Epifania. Il termine proviene dal greco antico ἐπιϕάνεια (epiphaneia), ovvero manifestazione, e forse proprio in Italia si tende a rispettarne maggiormente il significato.
Il termine in questione, infatti, simboleggiava per gli antichi greci l’apparizione di una divinità. Nel senso più cristiano del termine, se non altro il più diffuso, questa terminologia si riferisce alla venuta di Gesù bambino, più nello specifico alla visita dei Re Magi che portano dei doni.
Un buon auspicio
Anche il modo di dire con cui spesso viene ricordata questa celebrazione ha una particolare origine. “L’Epifania tutte le feste si porta via” non è così negativo se si pensa che, sin dal principio, la Befana era colei che chiudeva l’anno, con tutto ciò che era stato vissuto, e i doni che portava con sé erano di buon auspicio per il futuro.
Fin dai tempi antichi, i Romani, durante la dodicesima notte dopo il solstizio invernale – esatto, proprio quella portata in scena da Shakespeare – erano soliti celebrare la morte e accogliere l’inizio di qualcosa di nuovo.
La tradizione cristiana
La tradizione cristiana, invece, vuole che la figura della Befana sia legata alla vicenda dell’arrivo dei Re Magi che, dopo essersi persi, domandarono alla vecchietta delle indicazioni per giungere dal Re dei Re. Per ringraziarla, le domandarono di unirsi a loro nel cammino verso la meta, ma in cambio ricevettero un rifiuto. Tuttavia l’indomani, pentitasi della sua scelta, l’anziana donna decise di riempire un cesto di piccoli doni per il piccolo appena nato, e, in sella alla sua scopa si mise alla ricerca dei Magi.
È una fortuna che non li abbia trovati, perché se la tenera vecchiarella ancora oggi porta i doni ai bambini più buoni è sempre perché, stando a questa leggenda, è ancora alla ricerca di Gesù e bussa di porta in porta laddove sa che ci sono dei bimbi, nella speranza di trovarlo.
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