Le durissime parole della segretaria del Pd Ellie Schlein circa l’inasprimento delle norme sull’immigrazione e la replica della Premier Giorgia Meloni fanno riflettere in modo attento sul Decreto Cutro.
Si accusa al reato di solidarietà, e la risposta naviga nel mare di leggi che, in teoria, dovrebbero regolare l’immigrazione e gli sbarchi irregolari.
Il rischio per chi si documenta, però, è quello di sentirsi un po’ Antigone, sospesa tra la legge di Stato e la legge morale.
Il Decreto Cutro
Decreto Cutro è un nome singolare, che fa riferimento a una situazione ben precisa. Sulle coste della Calabria, a Cutro, a seguito della strage dovuta al naufragio di un caicco partito dalla Turchia nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, il governo Meloni ha siglato un decreto diventato ormai legge che regola gli ingressi dei migranti e inasprisce le pene non soltanto per gli irregolari, ma anche per chi rischia la propria vita in mare al fine di salvarne altre.
Non è il primo provvedimento che si prende sull’impeto di un evento, d’altro canto in questi giorni si sta parlando molto di castrazione chimica sulla scia dello stupro di Palermo, o sull’accompagnamento sovvenzionato dai locali per ovviare al problema delle stragi del sabato sera.
A volte è bene mostrare una buona tempestività in termini di problem solving, ma il rischio alto è quello di giocare alla coperta corta, laddove per ogni ‘caso’ risolto altri se ne verranno a creare.
La #Schlein, per ribadire la disponibilità del #Pd a riempire l’Italia di #migranti, ha attaccato il #governo: "Il decreto del governo #Meloni costituisce il reato di solidarietà". La risposta della premier non si è fatta attendere…
— ilGiornale (@ilgiornale) August 24, 2023
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Nel caso del Decreto Cutro, tutte le ‘soluzioni’ che si metteranno in pratica poggiano su una base ideale che non rispecchia l’andamento del Paese. Per esempio, in un momento di grave difficoltà in termini di lavoro, credere che un’azienda o un network italiano organizzino corsi di formazione che giustifichino l’accoglienza di una persona straniera, il cosiddetto migrante, è pura utopia.
Il Decreto Flussi apre le porte a 450mila stranieri, senza contare che spesso chi lascia le coste della propria terra per affidarsi al mare e ai mercanti di morte, valuta l’alternativa e sceglie di correre un rischio perché, probabilmente, ritiene preferibile morire in mare piuttosto che restare dov’è.
Il rischio del Decreto Cutro è quello di creare le premesse per un’illegalità maggiore, presentando miraggi travestiti da possibilità.
E sulla stretta relativa ai salvataggi delle Ong, la domanda è soltanto una, puramente di origine morale: come si sceglie chi vive e chi muore?
Il reato di solidarietà
Ellie Schlein parla di reato di solidarietà in merito alla regola che stabilisce un numero determinato di persone da accogliere. Schlein parla della lotta a Open Arms, o del caso della Sea Eye 4 ferma per 20 giorni sulle coste di Salerno per aver salvato più persone del consentito.
La nave «#SeaEye4» dell’omonima Ong è sotto fermo amministrativo a Salerno. Non potrà lasciare il porto per 20 giorni perché i soccorritori sono accusati di «ripetuta violazione» del #decretoCutro del governo Meloni, il quale non consente i recuperi plurimi in mare di migranti ⬇️ pic.twitter.com/xt2P7Ww5Qz
— Politicamente Italia (@politicaitaoff) August 23, 2023
Meloni replica in termini di applicazioni di legge, ma il problema rimane: in una situazione al limite, è giusto fare la selezione all’ingresso con la morte?
Sembra quasi che, a muoversi entro i confini di legge, si giochi quasi a fare Dio. Sembra quasi che le persone debbano prendersi la responsabilità di non salvare vite umane come contrappeso al merito di preservarne altre.
Più che reato di solidarietà, sembra una deresponsabilizzazione vera e propria o, per restare in tema, il tentativo di asciugare il Mediterraneo con un fazzoletto.
Difficile dire quante contraddizioni ancora metterà in mostra il Decreto Cutro. Ma, intanto, viene evocata Bruxelles e una specie di sovranità superiore che è, muta, l’Europa.