Lo stupro di Palermo, avvenuto il 7 luglio scorso, rivela ogni giorno dettagli sempre più agghiaccianti. Le chat tra i ragazzi mostrano un atteggiamento privo di empatia, rimorso, umanità. C’è poi fierezza per l’atto compiuto, un orgoglio che fa venire i brividi addosso. E Salvini torna a invocare la castrazione chimica.
Castrazione chimica per gli stupratori
Lo stupro di Palermo non è il primo caso di violenza di gruppo, ed è inutile pensare sarà l’ultimo. Sette ragazzi, tra cui un minorenne, hanno abusato di una coetanea e poi sono andati a mangiare in rosticceria, lasciando la ragazza a terra, agonizzante. Dalle chat emerse è sembrato chiaro l’intento di colpevolizzare la vittima, parlando dell’accaduto come se fosse stato una bravata, qualcosa di cui poter essere orgogliosi e riderne. Arrabbiandosi perfino, quando la vittima ha scelto di denunciare.
Nessuna differenza, dunque, tra aver stuprato una ragazza e aver rotto con la palla la finestra del vicino, o suonato ai citofoni di un condominio alle 4 di notte. Anzi, si va in giro con il petto alto, come i capibanda che possono pianificare altre mosse da asso, impuniti.
Matteo Salvini non ci sta e richiede, come più volte ha fatto, la castrazione chimica.
Un atto definitivo, come l’ergastolo, come la pena di morte. La morte di una piccola parte del corpo, come se fosse proprio quella l’origine di tutti i mali.
🔵#Palermo Confessa e viene scarcerato. Il minorenne accusato di aver partecipato allo stupro di gruppo, la notte del 7 luglio al Foro Italico, ha confessato davanti al gip del Tribunale per Minorenni. La confessione ha portato alla scarcerazione dell'indagato, ora in comunità pic.twitter.com/mHxFcKYS2G
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) August 21, 2023
La castrazione chimica è utile?
Qual è il senso della castrazione chimica? La violenza sulle donne non dipende certo da un fattore di libido.
La castrazione chimica non ferma le mani, gli schiaffi, i pugni o la violenza psicologica. Il bisogno di stuprare non parte dal basso quanto da un gioco di potere che ha origine nel cervello. Il mezzo è relativo, castrare non mette al sicuro nessuno, anzi fomenta in modo ulteriore un odio che è di genere.
Prima della castrazione chimica c’è l’educazione al rispetto altrui. C’è l’attitudine all’ascolto e alla prevenzione, c’è un lavoro che parte dalle mura domestiche e si estende alle scuole, alle palestre, alle vie che portano al Foro Italico di Palermo.