Ghali, cantante finalista di Sanremo 2024, nella serata della finale evoca le tre parole di Paola Turci e le traduce in un messaggio potente: stop al genocidio.
Se avete guardato il Festival di Sanremo con la giusta attenzione, il punto di vista da cui queste tre paroline belle e dannate escono fuori è quello di un alieno che, esibizione dopo esibizione, guarda la Terra sempre più da vicino, parte dalla platea e arriva sul palco per il gran finale.
Verrebbe da chiedersi: è questo ciò che vede un extraterrestre quando si concentra sul nostro pianeta? Casa mia è una canzone che ricorda un concetto semplice: il mondo è uno. E invece no.
Perché accogliere delle parole di pace come la riflessione di un artista che esprime in note il mondo in cui vive, quando è possibile demonizzarle?
Il caso Domenica In
Esatto, succede a Domenica In il giorno dopo la finale di Sanremo, nei salotti della Rai.
Il giornalista Dondoni chiede a Ghali un commento circa le parole dell’ambasciatore israeliano, che mette sotto accusa il Festival, additando la kermesse come mezzo per diffondere odio in maniera irresponsabile.
Giustamente, Ghali rivendica il suo stato d’artista e usa il magico potere del chissene, perché lui sono anni che canta di guerra, politica e pace. Anche la Mara nazionale sembra d’accordo ma poi eccolo, l’inizio della fine. L’Amministratore Delegato Rai, Roberto Sergio, invia un comunicato da leggere in diretta, un comunicato di solidarietà a Israele. La cosa è imbarazzante più o meno come salire sulla sedia a Natale, quando hai sei anni e devi dire la poesia davanti a tutta la tua famiglia di venti persone con tutta l’attenzione rivolta su di te e una pessima memoria.
Tutto sotto gli occhi di una Mara Venier che non sa tappare i buchi nella nave che affonda; tra tempi televisivi ristretti e letterine al vetriolo la donna passa al pubblico come la conduttrice che censura dei cantanti che vogliono parlare di temi contemporanei e di spessore. Questo in particolar modo quando Dargen D’amico vuole prendere la parola, vista la sua canzone di tema impegnato, e praticamente viene ignorato.
Ovviamente, non parliamo dell’operato di Mara Venier! Qui non si vogliono diffide da nessuno, né credo che vorrei neanche mai provare il brivido di avere un comunicato da parte dell’AD Rai da leggere, ovviamente mentre lavoro e cerco di domare un palco difficile. Io le poesie, a sei anni, non le ho mai volute dire.
Ciò su cui vorrei porre l’attenzione è un po’ questo mondo, spremuto fino all’osso come le olive al frantoio.
L’effetto Ghali
Riassunto della settimana: Ghali parla di genocidio, Israele risponde circa un uso improprio del palco di Sanremo. Roberto Sergio scrive il suo bel comunicato, questo causa manifestazioni davanti ad alcuni sedi Rai, invece delle Farfalle di Sangiovanni volano manganelli in quel di Napoli.
Sorge una pazza idea, che non è quella di Patty Pravo ma rimane piuttosto nel mondo dell’entomologia applicata alla fantascienza: the butterfly effect, che possiamo anche ribattezzare Effetto Ghali, in questo caso.
Mi spiego: l’effetto farfalla si basa sul concetto che, essendo il mondo profondamente interconnesso, piccole azioni siano in effetti in grado di innescare una serie di eventi più grandi. Io questo concetto l’ho imparato con il film di Bress del 2004, quello con Ashton Kutcher che si infilzava le mani nel fermafogli. Per tutti gli altri, riassumo con questa frase: può un battito d’ali di farfalla scatenare un uragano?
Ghali dimostra che si può. Social impazziti, articoli di giornale, manifestazioni.
Tre paroline magiche possono bastare a chiedersi: se questa è la situazione in Italia, quale sarà quella dell’Eurovision quando si terrà il contest? Io lo dico, fossi la Svezia staccherei tutti i fax.
Rivendicare il ruolo della musica
Nella puntata del peccato di Domenica In, tra le righe si parla di musica un po’ come ha fatto Edoardo Leo quando ha parlato a Sanremo 2024 dello stato dell’arte in generale. Un artista non può prescindere dai temi che gli stanno attorno, perché il suo ruolo è cantare la percezione del mondo dal basso. Se quella percezione è indifferenza, che si canti l’indifferenza, la si denunci. Insomma, a Sanremo Ghali ha interpretato Ghali: colui che non resta alieno nel mondo in cui vive.
Ha scatenato uno Tsunami? Sì, certo. Ma per fortuna, a cavalcare l’onda alta c’è un Dargen D’Amico che, probabilmente, vedremo questa domenica proprio sulla tv nazionale perché, alla fine della fiera, Mara Venier l’ha invitato di nuovo. Riuscirà a parlare di pace senza affogare?
