Premierato e Amici di Maria de Filippi, cos’hanno in comune? Entrambi danno spettacolo, scatenano le folle e sono più divisivi della carbonara con la panna.
Dici che è un azzardo metterli insieme nello stesso articolo? Pure io, ma questo succede quando la cultura diventa tifoseria: i confini tra le cose si azzerano.
Come avrai capito, caro lettore, c’è tanta amarezza dentro questa povera Oliva, che a quanto pare non è fatta per stare nell’insalata – ma neanche in frigo. Dunque, bando alle ciance: cominciamo il sermo… ehm, la lettura.
Il premierato è una buona idea?
Urge analizzare la faccenda, perché non è la prima volta che questa variante della forma di governo parlamentare (cit. Wikipedia) viene messa nel menù dal partito di maggioranza. Ci ha provato D’Alema, ci ha provato Berlusconi, e per due volte la proposta di farci eleggere direttamente il Premier ha guadagnato tanti nasi storti… tant’è che non è mai stata attuata.
Adesso, come quella triglia che da piccolo proprio non mangiavi ma che la mamma provava a spacciarti per polpetta di pollo (o era solo mia madre, la strega?), il discorso sul Premierato torna con un’accoglienza diversa: ovazione da un lato e muri di corpi dall’altro.
Questa polarizzazione, allora, come può non farti pensare ad Amici di Maria?
Premierato sì, premierato no, è un po’ come guardare un dibattito sull’autotune nella scuola più famosa d’Italia: se l’artista ti piace, è uno strumento; se ti fa pena ‘però voglio vederlo, quello, senza correttore come canta da schifo’.
Credo, allora, che questa storia del premierato ci sia sfuggita di mano un po’ come parlare di bravura nel canto quando magari, banalmente, si confonde l’estensione vocale con il carisma, le parole ben infilate o la produzione del brano. C’è solo un problema, allora.
Nei talent show la vera protagonista è la tifoseria
Il problema è che, specialmente negli ultimi anni, si tende a dare un giudizio complessivo, senza la curiosità di scorporare, di una persona o di un artista, aspetti che ci piacciono da altri che non ci piacciono. Tutto è giusto o tutto è sbagliato. O si è geni o si è mentecatti. Capisci, dove voglio arrivare?
Sì, alla tifoseria.
La tifoseria ti innalza o ti affossa, ti difende a spada tratta gettando fango sui tuoi avversari. La tifoseria è una specie di religione, è quella che ti fa piangere ai concerti e cantare Menomale che Silvio c’è con le lacrime agli occhi. E se vuoi sapere meglio come funziona, una tifoseria, ti invito a spostarti un po’ nel tempo e nell’ambito: calcio, anni Settanta, Verona-Napoli: Giulietta è ‘na zoccola.
Caro lettore, se di questo articolo non ci hai capito niente è perché forse le cose sono poco chiare pure a me, che ho perso di vista il confine tra groupie e cittadina. Ormai c’è tifo in politica e dissertazioni filosofiche sull’interpretazione di un brano che chiede solo di emozionare. Si sta scombinando tutto, e non vorrei che i prossimi, papabili cambiamenti, siano il frutto di un pianto di comizio, una commozione elettorale, un autotune della politica.
E comunque, pur mettendo da parte questi argomenti noiosi, voglio che la mia posizione sia ben chiara, perché che senso ha aprire una rubrica senza poter esprimere opinioni?
Ecco, io vorrei che Amici lo vincesse Sarah Toscano. L’ho detto.