Una donna in anticipo sui tempi, aviatrice, pioniera e padrona del suo destino
Amelia nacque nel luglio del 1897 in Kansas e fin da bambina palesò la sua indole ribelle verso le costrizioni imposte alle donne nei primi decenni del Novecento: indossava i pantaloni e preferiva i giochi considerati da maschio. A 23 anni ebbe l’occasione di salire su un biplano per un breve giro turistico, presso il Daugherty Airfield di Long Beach. Per un solo dollaro Amelia scoprì quello che sarebbe stato lo scopo della sua vita: volare.
Una vita in volo
La giovane mantenne il suo sogno nel cuore, non lo rinchiuse in un cassetto, perché aveva tutte le intenzioni di realizzarlo. Iniziò le lezioni di volo e in meno di un anno acquistò un suo velivolo: fu la prima donna a volare fino all’altezza di 14.000 piedi.
Malgrado tutti i pregiudizi seppe imporsi con la sua bravura, la sua costanza e il suo coraggio, divenendo in pochi anni una celebrità, amata e conosciuta negli Stati Uniti così come oltreoceano. E fu proprio quell’oceano che segnò in modo indelebile la sua carriera e la sua vita.
Nel 1928 le venne proposto di ripetere la traversata dell’Atlantico completata da Charles Lindbergh l’anno precedente. Amelia accettò con entusiasmo, per scoprire solo più tardi che nella spedizione avrebbe avuto il ruolo di capitano, ma che l’aereo sarebbe stato pilotato da qualcun altro. Fu lungimirante e accettò comunque l’incarico. All’arrivo venne accolta come un’eroina e la notorietà le valse la possibilità di poter scegliere le proprie avventure. Nel 1931 stabilì il nuovo record mondiale di altitudine, nel 1932 attraversò finalmente l’Atlantico in solitaria e nello stesso anno sorvolò gli Stati Uniti senza scalo da Los Angeles (California) a Newark (New Jersey) e successivamente attraversò il Pacifico.
L’impresa più grande
Era ormai pronta per la sua impresa più grande: il giro del mondo. A questo scopo partecipò alla progettazione del monoplano bimotore Electra, equipaggiandolo con tutto il necessario. La partenza avvenne il 17 marzo 1937 ma sfortunatamente un guasto la costrinse a terra. Non si lasciò scoraggiare e il secondo tentativo avvenne il primo giugno, anche se a causa della differente condizione climatica l’aviatrice dovette invertire il senso della circumnavigazione.
Il 2 luglio Amelia Earhart e Fred Noonan decollarono da Lae, in Nuova Guinea, diretti a Howland Island: un puntino sulla cartina geografica al centro dell’oceano Pacifico. Ad attenderli la nave statunitense Itasca che avrebbe dovuto guidarli via radio.
Non arrivarono mai all’isola e oggi non sappiamo ancora che cosa sia andato storto.
Si ipotizzano problemi di comunicazione che possono aver determinato un errore nella rotta; si narra della sua voce che riempiva le trasmissioni radio amatoriali dei giorni successivi alla loro scomparsa, chiedendo aiuto. Tutte le ricerche si risolsero in un nulla di fatto, anche quelle molto recenti condotte dall’oceanografo Robert Ballard, di cui è possibile trovare il racconto sul canale National Geographic.
Di lei rimane l’esempio di una donna decisa e indipendente, che ha saputo ispirare le sue coetanee iniziando a portare a galla un nuovo modo di vivere il genere femminile: le dobbiamo il nostro impegno nel portare avanti il cambiamento sociale che lei ha contribuito ad avviare.