Pubblicato nel 1985, il saggio comprende analisi e suggerimenti di percorsi per ottenere una crescita emotiva a tutte coloro per cui amore fa rima con sofferenza
“Io ti cambierò”; “Con la forza dell’amore”; “Con me guarirai dal tuo malessere”: sono solo alcune delle frasi illusorie e prive di concretezza che molte donne si ripetono da una vita.
Cresciute a pane e Candy Candy, molte sono state convinte che l’amore abbia una potenza tale da spostare le montagne, che l’amore vero e puro possa contrastare e vincere su tutto; soprattutto che l’amore riesca a risolvere qualsiasi problema (persino di salute) della persona amata.
L’idea malsana che vede l’amore indissolubile dalla sofferenza
Il saggio di Robin Norwood si apre con una verità tanto scontata quanto banale: “Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo”. Fa un certo effetto leggere certe affermazioni, quando da tempo immemore si è assistito alla rappresentazione dell’amore come a qualcosa di ineluttabilmente contaminato dal velo della sofferenza. Dalle soap opera americane storiche, come Beautiful, passando per le telenovelas sudamericane interpretate dalla piangente Grecia Colmenares (Pasiones – La nuova storia di Maria, Manuela, giusto per fare un paio di esempi), per arrivare a storie sentimentali più recenti ma sempre costellate da tragedie, ad esempio quella vissuta da Leonardo di Caprio e Kate Winslet in Titanic.
“Io ti salverò”, e altre improbabili ambizioni
Nota anche come “sindrome da crocerossina”, l’insana convinzione che amare sia sinonimo di risolvere i problemi (tutti!) dell’amato, e che il vero amore non si fermi davanti a nessuna difficoltà, nasconde in chi ne è affetta insicurezze e ferite infantili mai sanate. Quando ci si ritrova a giustificare l’ingiustificabile, ovvero tradimenti, violenze psicologiche e fisiche, indifferenza, malumori del partner, senza che emerga un senso di amor proprio in grado di mettere in evidenza l’insensatezza della relazione che si sta vivendo, arrivando ad annullarsi totalmente come essere umani – in primis – e come donne in seconda battuta, occorre fermarsi e guardare all’interno di se stesse.
Robin Norwood è una psicoterapeuta specializzata in terapia della famiglia. Si occupa di problemi di “dipendenza eccessiva” e ha lavorato nel campo delle tossicodipendenze e dell’alcolismo. Viene da chiedersi perché ci si dovrebbe rivolgere a una professionista di questo settore per cercare di affrontare un problema “d’amore”; la risposta è semplice: perché spesso, il problema che si cela dietro certe donne non riguarda l’amore ma una vera e propria dipendenza, non molto dissimile da quelle elencate sopra.
La dipendenza affettiva, un male dell’anima
La dipendenza affettiva è un vero e proprio stato patologico che provoca sofferenza e devasta l’autostima di chi ne soffre.
In un momento in cui si fa un gran parlare – a ragione – delle violenze subite dalle donne, credo che questo libro dovrebbe essere adottato come lettura obbligatoria (o almeno fortemente consigliata) nelle scuole superiori. Questo poiché, prima di arrivare al culmine della violenza fisica, si è solitamente percorso un lungo cammino scandito da silenzi e da sofferenza nascosta, condito da pillole di violenza compresse e altamente nocive per l’identità stessa di chi ne è vittima.
Donne che amano troppo offre una casistica nella quale sono individuate in maniera chiara le ragioni per cui molte donne si innamorano dell’uomo sbagliato e provano, inutilmente, a cambiarlo.
Un libro che offre un itinerario possibile per condurre alla consapevolezza di se stessi e a una relazione sentimentale all’insegna dell’equilibrio.