Il mare continua a portarci storie. E noi continuiamo a raccontarvele.
Con questa nuova intervista, Edizioni Other Souls ci porta tra le onde leggere e profonde di Fion Elgee.
Dopo aver incontrato:
Domenica Morabito, con Kaguya: La notte splendente di Noemi Falchi;
Chiara Cassanelli, con Un pezzo alla volta – con amore, per Rosie Watson;
- Joe Santangelo, con Storia di un antagonista;
- S. Glass, con Stay – Tutto quello che non ti ho detto;
è tempo di scoprire la penna sensibile e solare di Francesca Sepe (Fion Elgee), capace di intrecciare magia, amore e amicizia sullo sfondo di un villaggio immaginario (ma estremamente vivo) tra i coralli. Un libro che parla anche di ambiente, crescita personale e seconde possibilità, ma sempre con leggerezza, empatia e uno stile fresco che profuma di sale e sogni.
FRANCESCA SEPE – FION ELGEE
Autrice del libro Una sirena a Coral Bay.
Fion Elgee è nata nel 1993 a Napoli e dopo aver conseguito la laurea in Scienze del turismo lavora come professionista nell’ambito di Management culturale ed Enogastronomia. Scrive, legge e dipinge confortata dall’eterea notte che favorisce gli artisti; guru di luoghi e delizie, ama gli animali, il burro e la pioggia. Con “Non ero pronta per l’amore” inizia la sua avventura nel self-publishing; “Una sirena a Coral Bay“, per Edizioni Other Souls è il suo secondo romanzo.
• Che argomento tratta il tuo libro, c’è un aneddoto legato alla scelta del titolo?
L’amore è il perno intorno cui ruotano le vicende che coinvolgono i miei protagonisti, c’è magia, ma soprattutto amicizia. per me è un valore fondamentale, l’unione, per consentire di affrontare con coraggio le difficoltà che si presentano nel corso di questa avventura estiva, ma anche durante la crescita. Siccome uno degli elementi magici è il corallo, e io provengo da una città – torre del greco- in cui è estremamente conosciuto e importante, ho scelto di battezzare così il villaggio australiano di mia fantasia, dove hanno origine le vicende.
• Quali sono state le circostante che ti hanno portato alla sua creazione?
Ho sempre amato film e romanzi d’avventura, le storie di pirati e il folklore, per questo motivo attendevo da tempo di mettermi in gioco. La spinta me l’ha data sicuramente uno dei viaggi più belli in compagnia della mia famiglia. Abbiamo visitato la Costa Azzurra e nel Principato di Monaco ho scoperto un luogo preziosissimo, il Museo Oceanografico di Montecarlo. In quegli enormi ambienti ricchi di storia, cultura, strumenti scientifici e specie marine mai documentate prima, la mia fantasia ha cominciato a correre senza freni. Quindi si può dire che devo tutto al Principe Alberto I di Monaco, un navigatore pacifista con la passione per le scienze naturali, l’Oceanografia e lo studio del mare.
• C’è una componente autobiografica che predomina/si nasconde nella storia?
Ho dei tratti in comune con la mia protagonista, Miryea Clayton. Siamo entrambe giornaliste, ma lei ambisce al Pulitzer. Io racconto il buono e il bello d’Italia, tra enogastronomia e turismo sostenibile, lei si batte per il rispetto dell’ambiente mentre io recensisco ristoranti, intervisto Chef e degusto vini o champagne.
• Al di là di una morale, questa storia cerca di connettersi al lettore per trasmettere quale messaggio?
Scrivo per intrattenere, voglio arrivare al cuore dei lettori attraverso emozioni positive come la passione, l’ironia, ma allo stesso tempo cerco di infilare qualche tematica che mi sta particolarmente a cuore, in questo caso è il rispetto per il nostro ecosistema, per le piccole comunità locali che stanno lentamente scomparendo a causa dell’espansione capitalistica.
• Hai incontrato delle resistenze, anche di natura personale, nella scrittura del racconto, se si ci spieghi quali e perché?
No, non direi. Seguo la regola di scrivere ciò che conosco, altrimenti, se sento di essere in dubbio o un po’ impantanata inizio a documentarmi.
• Ci sono tematiche sociali che si intrecciano nella trama del racconto? Ti va di parlarcene?
Oltre la crescita personale, l’accettazione di sé che affronta will. è importante tanto quanto le ambizioni di Dylan, suo fratello maggiore, che vuole uscire dall’ombra della madre, quindi non essere tacciato di nepotismo. Miryea rimette in discussione il suo percorso di studi, il lavoro, la sua relazione sentimentale, quindi ho voluto spaziare senza appesantire, sfiorare con delicatezza le tematiche sociali che mi stanno più a cuore.
• Quanto credi sia importante l’apporto letterario e artistico per sostenere e affrontare tematiche sociali?
Moltissimo, soprattutto se è capace di catturare e coinvolgere gli adolescenti. Sono loro il futuro, attraverso l’arte e la lettura imparano a sensibilizzarsi ma anche a ragionare, a mettersi in discussione e poter affrontare discorsi abbattendo le barriere generazionali.
• Ambisci a qualche riconoscimento particolare per la tua professione di autore? Qual è la meta che speri di raggiungere, se c’è.
Ambisco a raggiungere sempre più lettori, coinvolgerli con i miei racconti e ritrovarci insieme a parlare dei protagonisti come se fossero reali. Credo sia il sogno di ogni autore, oltre quello di vedere la trasposizione cinematografica della propria opera!
• Scrivere è un percorso innanzitutto emotivo, quali sono stati i momenti più intensi legati alla scrittura dei tuoi libri, e perché?
Inizio e fine sono i momenti più intensi ma anche i più difficili. Prima di tutto perché entrare in una nuova storia e nella mente di nuovi personaggi richiede tempo, concentrazione e dedizione. Ti muovi a tentoni in un mondo tutto nuovo. In secondo luogo perché, dopo che ci sei dentro, che hai dato così tanto di te in quelle pagine, subentra il magone. Il vero dispiace è lasciare andare i protagonisti, che nelle ultime battute sembrano un po’ dei figli ormai pronti per mollare gli ormeggi e tu non puoi far altro che stare lì a guardare mentre vanno al campus.
• Credi che la lettura oggi stia subendo una trasformazione? Se sì in che ambito.
La considero più accessibile. Scrivo storie da quando avevo sedici anni, ma non ho mai saputo cosa farne oltre tenerle chiuse nel famoso cassetto. Avevo i siti di Fanfiction, pubblicavo lì, ma nonostante i riscontri positivi io e i miei colleghi non aspettavamo un contratto editoriale o di arrivare a vedere la nostra storia trasformata in romanzo, pubblicato in libreria grazie a enormi visualizzazioni, innumerevoli letture e sostegno della community.
• Nella tua professione di autore ritieni sia più determinante, per ottenere risultati, l’impegno e lo studio o semplicemente il talento e la passione?
Bisogna essere costanti, scrivere con lo scopo di intrattenere un pubblico ben inquadrato, non lasciarsi troppo prendere da situazioni strettamente personali ma spaziare e divertirsi. Credo che alla base devono esserci sempre dei corsi di scrittura creativa, per comprendere la struttura di un romanzo, così che talento e passione possano emergere più facilmente.
• Qual è la domanda che speravi ti ponessero ma non ti hanno mai fatto sul libro?
“Ci sono scene spicy?” SI. A parte gli scherzi, “Chi vorresti lo leggesse?” La mia nonnina, a lei devo la mia passione per lettura e scrittura.
Con Una sirena a Coral Bay, Fion Elgee ci ha portati in un mondo dove il folklore incontra l’introspezione, l’amicizia diventa bussola e il mare è molto più di un’ambientazione: è un invito a lasciarsi andare, a sentire, a cambiare.
La sua scrittura scorre come l’acqua limpida della barriera: avvolge, rinfresca, ma lascia anche qualcosa di profondo e vero.
Continua il nostro viaggio con Edizioni Other Souls: ogni autore ha la sua voce. E ogni storia ha un cuore che vale la pena ascoltare.
