La nostra rubrica continua, e con essa il viaggio tra le voci potenti e autentiche degli autori di Edizioni Other Souls. Dopo aver conosciuto la sensibilità introspettiva di Marzia Musti e lo sguardo ironico e teatrale di Massimo Lerose, oggi diamo spazio a una nuova autrice che ha scelto la scrittura per affrontare tematiche urgenti e dolorose, ma necessarie.
Nel suo romanzo, il noir si intreccia con l’attualità, la narrazione con l’impegno, e la fiction diventa un potente mezzo per riflettere, provocare e – soprattutto – sentire. Conosciamo l’autrice di Kaguya, un libro che affonda lo sguardo nelle ombre della violenza di genere, senza mai perdere di vista la forza della parola.
DOMENICA MORABITO
Autrice del libro Kaguya: La notte splendente di Noemi Falchi.
Ha 41 anni, è calabrese e ha vissuto per molti anni a Roma, per poi trasferirsi a Berlino e, infine, a Malaga, dove vive attualmente.
Ha collaborato con alcuni quotidiani e riviste, tra cui Leggo, Diva e Yanez.

• Che argomento tratta il tuo libro, c’è un aneddoto legato alla scelta del titolo?
Si tratta di un thriller noir, il cui tema principale sono i femminicidi e la violenza di genere. Si parla molto, però, anche di giustizia, pregiudizi e del confine tra il bene e il male. Sono tutti argomenti a cui tengo e su cui rifletto molto. Da questi, è nata l’idea del libro. Volevo scrivere una storia che portasse con sé dei messaggi forti e potesse provocare spunti di riflessione, ma soprattutto di ribellione. Il titolo viene dalla storia: Kaguya è il soprannome che alla protagonista viene dato dal Ninja, un altro personaggio importante nella struttura del romanzo. Secondo la leggenda giapponese, Kaguya è una principessa che viene dalla Luna e che rifiuta le avances dell’imperatore.
• Quali sono state le circostante che ti hanno portato alla sua creazione?
Da moltissimi anni pensavo di voler scrivere un romanzo. Uno che avesse una storia avvincente, ma anche un significato importante dal punto di vista sociale. Volevo parlare di quanto può essere difficile e pericolosa la vita di una donna, di tutte le donne, quotidianamente. Ma non ho mai avuto molto tempo libero e pensavo fosse impossibile poterlo trovare per scrivere un libro. Tuttavia, nei primi mesi del mio trasloco da Berlino a Malaga, ho deciso di fermarmi qualche mese per assestarmi nella nuova città, conoscerla e soprattutto riposarmi. A quel punto, ho potuto creare una nuova routine in cui la stesura del libro era al primo posto e, così, mi sono messa a progettarlo e poi ho cominciato a scriverlo. Una volta avuto lo scheletro del romanzo, è stato facile continuare a scrivere anche quando ho ricominciato a lavorare full time.
• C’è una componente autobiografica che predomina/si nasconde nella storia?
Non c’è una componente autobiografica. Anche se, essendo donna, non è stato complicato immaginare tutti gli scenari possibili nella vita delle donne che compaiono nel libro. Mi ha aiutata molto, nella caratterizzazione dei personaggi, la mia esperienza lavorativa nella ristorazione, che mi ha permesso di conoscere persone e mondi diversi tra loro. Ma ho anche fatto ricerche nel campo psicologico e filosofico, per poterne avere una idea ben precisa e poterla trasmettere al lettore.
• Al di là di una morale, questa storia cerca di connettersi al lettore per trasmettere quale messaggio?
Ho scritto questo libro con la speranza che fosse più facile empatizzare e riflettere sui temi sociali trattati, rispetto a quando, ad esempio, si legge o si ascolta un pezzo sull’ennesimo femminicidio. Purtroppo, la quantità di notizie con cui entriamo in contatto ci raggiunge molto velocemente e, con la stessa rapidità, ci lascia. Spesso non dà il tempo di una riflessione profonda, perché stiamo già riflettendo su un nuovo fatto. I libri di fiction, invece, non presentano ai lettori un fatto come qualcosa che realmente non è successo a loro, ma hanno il potere di farli immedesimare e quindi, è più facile empatizzare e riflettere sul messaggio.
• Hai incontrato delle resistenze, anche di natura personale, nella scrittura del racconto, se si ci spieghi quali e perché?
No, nessuna resistenza. Temevo il blocco dello scrittore, ma non è avvenuto, grazie alla progettazione iniziale che mi è stata insegnata dall’editor Chiara Cassanelli. Avendo già uno schema, tutt’altro che rigido, ma comunque preciso, non mi sono mai fermata per mancanza di idee, nonostante la mia scaletta cambiasse di continuo. E, dal punto di vista personale, era così tanta la voglia di scrivere questa storia che mi sono sforzata anche nei momenti di scoraggiamento.
• Ci sono tematiche sociali che si intrecciano nella trama del racconto? Ti va di parlarcene?
La violenza di genere in tutte, o quasi, le sue sfaccettature. Violenza fisica e femminicidio, in primis. Ma anche la facilità con cui una donna può perdere la propria credibilità, che sembra impossibile recuperare, perché avrà sempre addosso gli occhi di tutti. E questo agli uomini non succede. Le discriminazioni sul lavoro, la violenza verbale, l’abitudine a essere sminuite e a dover dimostrare il triplo. Le ricompense minime, che tardano, in ogni caso, ad arrivare. Anche gli uomini, però, sono vittime del patriarcato. Tutti i miei personaggi maschili, in qualche modo, ne hanno subito gli effetti negativi.
Nel libro sono trattati anche altri temi di giustizia sociale. Come le indagini approssimative, ad esempio. Ma anche la facilità con cui si mette addosso alle persone l’etichetta di buone o cattive. Un altro argomento che reputo importante è quello della difficoltà di molti a chiedere aiuto, perché culturalmente, chi lo fa è debole.
• Quanto credi sia importante l’apporto letterario e artistico per sostenere e affrontare tematiche sociali?
Come ho accennato prima, sono canali che arrivano direttamente ai loro fruitori, capaci di entrare nella loro mente e mettere in discussione anche credenze già consolidate, ma soprattutto nel loro cuore, attivando un’empatia necessaria per la comprensione.
• Ambisci a qualche riconoscimento particolare per la tua professione di autore? Qual è la meta che speri di raggiungere, se c’è.
Spero che il mio libro arrivi a quante più persone possibili. Mi piacerebbe che fosse tradotto all’estero, anche perché vivo in Spagna e ho vissuto in Germania. Quindi, portarlo in altri Paesi rispecchierebbe anche un po’ il mio modo di essere. Dal punto di vista strettamente personale, mi piacerebbe poter avviare una carriera solida e riuscire a vivere solo del lavoro di autrice.
• Scrivere è un percorso innanzitutto emotivo, quali sono stati i momenti più intensi legati alla scrittura dei tuoi libri, e perché?
In Kaguya sono raccontati alcuni momenti drammatici e sentimenti che possono essere universali. Le parti che ho vissuto con maggiore intensità sono quelli in cui si affrontava il tema della perdita e del lutto, perché mi sono confrontata con i miei personaggi e con i diversi modi di vivere queste situazioni così forti e delicate allo stesso tempo.
• Credi che la lettura oggi stia subendo una trasformazione? Se sì in che ambito.
Da lettrice, credo che la trasformazione dal punto di vista qualitativo sia evidente. Si predilige pubblicare libri che danno una sicurezza agli editori dal punto di vista dei numeri. Per questo, tantissimi influencer pubblicano libri e ne vendono tantissimi. Purtroppo, questo abbassa il livello di qualità. Sicuramente, ci sono dei libri interessanti firmati da influencer o altri personaggi famosi, ma molti non lo sono. Eppure, le porte sono aperte. Da autrice, penso che anche per questo sia più difficile emergere.
• Nella tua professione di autore ritieni sia più determinante, per ottenere risultati, l’impegno e lo studio o semplicemente il talento e la passione?
Credo che ci sia bisogno di tutto questo, in percentuali diverse, dipendendo dall’autore.
• Qual è la domanda che speravi ti ponessero e non ti hanno mai fatto sul libro?
Non mi hanno mai chiesto se c’è qualcosa che non ho mai raccontato su questo libro.
Kaguya non è solo un thriller, ma un atto di denuncia e di consapevolezza. L’autrice ci ha mostrato come, attraverso la scrittura, sia possibile affrontare il dolore, combattere i pregiudizi e accendere una scintilla di cambiamento.
Ogni parola è un invito a guardare più a fondo, a non voltarsi dall’altra parte, a scegliere l’empatia.
Il nostro percorso tra gli autori di Edizioni Other Souls continua: ogni storia è un piccolo atto di resistenza. E noi siamo qui per ascoltarle tutte.