Sembra facile, ma non lo è poi così tanto: classificare i libri all’interno di generi codificati (e nati più per agevolare il marketing che la creatività) è un’operazione complicata. Sempre che un romanzo non nasca già con lo scopo dichiarato di inserirsi in un determinato genere. E questo, decisamente, non è il caso de La Fabbrica di Cioccolato libro.
La Fabbrica di Cioccolato libro di Roald Dahl
Un autore come Roald Dahl è difficile da inserire in schemi precisi, e infatti le suddivisioni di genere non si adattano bene ai suoi libri. Pensiamo ad esempio a La Fabbrica di Cioccolato libro che, uscito nel 1964 e caratterizzato da un successo planetario, ha avuto anche l’onore di due trasposizioni cinematografiche. La prima è diretta da Mel Stuart e vede Gene Wilder nel ruolo di Willy Wonka, la seconda è affidata alla collaudata coppia artistica Tim Burton & Johnny Depp. Senza contare le due serie tv che Netflix ha commissionato al regista Taika Waititi.
Al centro della storia ci sono Charlie e altri quattro ragazzi. Veruca è ricca e viziata, Violet pensa solo al suo obiettivo di battere un record del mondo, August soffre di obesità perché mangia in continuazione, Mike non fa altro che guardare la TV. Charlie invece ha una famiglia povera, ma che si prende cura di lui con affetto e onestà. Un giorno l’eccentrico Willy Wonka, proprietario della fabbrica di cioccolato della città, permette ai ragazzi di visitare appunto la fabbrica, un luogo stravagante e rocambolesco. La gentilezza e il buon senso di Charlie dimostreranno quanto la sua famiglia lo abbia educato bene nonostante le difficoltà, mentre gli altri ragazzi finiranno nei guai a causa dei loro atteggiamenti.

Una catalogazione difficile
Chiediamoci: La Fabbrica di Cioccolato libro è un romanzo per ragazzi? Sì e no. Certo lo stile è semplice e la trama lineare, ma nascoste fra le righe (anzi, nemmeno tanto nascoste) ci sono frecciatine agli aspetti più gretti dell’essere umano. All’educazione-non-educazione che vige in tante famiglie, al modo in cui la pigrizia dei genitori e i pregiudizi della società si riflettono sull’educazione dei ragazzi. Quindi è anche un romanzo di critica sociale.
È un romanzo di avventura? Sì, ma non solo. L’avventura intesa in senso classico punta molto sull’intreccio, sulle sorprese, sui rischi corsi dai personaggi. Tutti elementi che nella Fabbrica di Cioccolato non mancano, ma hanno sempre un risvolto educativo e riflessivo. Insomma c’è un po’ di romanzo pedagogico.
È un romanzo di formazione? Ecco, forse siamo arrivati al genere giusto, quello in cui un mentore aiuta i protagonisti a crescere e a capire i loro errori. O forse, più semplicemente, La Fabbrica di Cioccolato è “solo” un gran bel libro.

