Di recente non si fa neppure più chiamare Eve Ensler, ma semplicemente V. Solo una lettera, quella V che simboleggia la sua prima opera famosa, I monologhi della vagina, ma è diventata poi molto di più. E Chiedimi scusa di Eve Ensler è il testo che rappresenta la chiusura di un cerchio.
Dai monologhi all’apologia
Eve Ensler è nata a New York nel 1953 ed è diventata nota al grande pubblico con I monologhi della vagina, usciti nel 1996, tradotti in una cinquantina di lingue e rappresentati in più di 140 paesi. Nel 1998 ha fondato il V-Day, che fa parte di una più vasta campagna contro la violenza di genere, e nel 2012 ha ideato e promosso la campagna One Billion Rising. Ha pubblicato libri, saggi e opere teatrali, tutte riguardanti le battaglie per la parità e contro la violenza di genere.
Chiedimi scusa di Eve Ensler (in originale The Apology), uscito due anni fa, è il libro che più rappresenta i traguardi sociali e personali raggiunti dall’autrice. In questo monologo, Ensler scrive in prima persona interpretando la voce di suo padre, che fu responsabile di ripetuti abusi nei suoi confronti quando lei era ancora bambina (e senza che la madre facesse nulla per impedirlo). Tutto l’attivismo che ha caratterizzato l’intera vita dell’autrice nasce da quell’esperienza traumatica e ha costituito, al di là dell’indubbio valore sociale, un percorso per rinascere dalle proprie ceneri. Per non farsi definire dall’accaduto, ma piuttosto per ribellarvisi più e più volte.

Chiedimi scusa Eve Ensler, la liberazione
Chiedimi scusa è quindi un libro sottile ma col peso specifico del piombo, una lettera che il padre ormai defunto scrive da una sorta di indefinito aldilà. L’autore fittizio descrive le atrocità commesse e confessa le debolezze che lo hanno reso così crudele. Ma soprattutto, ammette il danno che ha causato alla figlia, riconosce la responsabilità di tutto ciò che ha causato. Chiedimi scusa di Eve Ensler è un esempio forte di scrittura terapeutica, che ha portato alla sua autrice una forma di libertà.
Il mio periodo di maggiore felicità è adesso, passati i sessant’anni. Così tante cose che mi hanno torturato quando ero più giovane sono svanite. Scrivere “Chiedimi scusa”, la lettera che ho scritto con la voce di mio padre che si scusa per aver abusato di me, mi ha liberato dalle ultime vestigia di rabbia, confusione, rancore e odio. Mi ha liberata da una cornice che aveva determinato la mia vita.
Eve Ensler, da un’intervista a “The Guardian”