Ci sono storie che nascono dal dolore, ma che riescono a trasformarsi in luce.
È questo il caso di Lo specchio delle mie radici – Ci sono ritorni che segnano nuovi inizi, il libro d’esordio di Daniele Giuliano, contabile di professione e autore per passione.
Un racconto intenso e autentico che affonda nelle esperienze più intime dell’autore, esplorando il rapporto con la madre, le ferite lasciate dalla depressione e la possibilità di guarire attraverso la consapevolezza e il perdono.
Un viaggio che diventa specchio per chiunque abbia affrontato il peso dei legami familiari e desideri trasformarlo in un nuovo inizio.
DANIELE GIULIANO
Autore del libro Lo specchio delle mie radici – Ci sono ritorni che segnano nuovi inizi
Bio: Daniele, contabile di professione e autore per passione. Dopo aver attraversato esperienze di vita intense e trasformative, ha deciso di raccontare la sua storia per offrire una voce autentica a chi, come lui, ha affrontato dolori familiari e personali. Con la pubblicazione del suo primo libro, esplora il legame tra passato e presente, tra perdono e guarigione, dando vita a un progetto di consapevolezza chiamato “Radici che curano”.
Qui per poterlo acquistare sia in versione flessibile che in digitale (disponibile anche con Kindle Unlimited).
• Che argomento tratta il tuo libro, c’è un aneddoto legato alla scelta del titolo?
Il libro tratta il rapporto complesso e profondo con mia madre, segnato dalla sua depressione e dalla mia fatica di comprenderla. Dopo la sua morte, ho intrapreso un cammino di guarigione interiore che mi ha portato al perdono. Il titolo e nato da una riflessione: solo guardandomi dentro, come in uno specchio, ho potuto comprendere le mie radici e trovare un nuovo inizio.
• Quali sono state le circostante che ti hanno portato alla sua creazione?
La morte di mia madre e stato l’evento scatenante. Un sogno lucido, premonitore, mi aveva avvisato un mese prima. Quell’esperienza mi ha spinto a fermarmi e a scrivere. Sentivo il bisogno di raccontare, di dare un senso al dolore e trasformarlo in consapevolezza.
• C’è una componente autobiografica che predomina/si nasconde nella storia?
Si, il libro e fortemente autobiografico. Per quanto fatti, personaggi e vissuti sono stati romanzati, ogni pagina nasce da emozioni e vissuti reali, trasformati in riflessioni e parole per chi vuole riconoscersi o ritrovarsi attraverso la lettura.
• Al di là di una morale, questa storia cerca di connettersi al lettore per trasmettere quale messaggio?
Il messaggio centrale e che anche dalle ferite più profonde si può rinascere e soprattutto far nascere qualcosa di buono. La comprensione del proprio passato può diventare uno strumento per guarire e vivere con più autenticità il presente.
• Hai incontrato delle resistenze, anche di natura personale, nella scrittura del racconto, se si ci spieghi quali e perché?
Molte. Scrivere certe parti e stato come rivivere il dolore. Mi sono confrontato con la rabbia, la paura e la tristezza. Ma superare quelle resistenze ha reso il libro più vero, più umano. Soprattutto dopo la sua pubblicazione è come se mi fossi liberato da certe catene che mi tenevano imprigionato da anni. Oggi mi sento finalmente libero di raccontare la mia storia ma soprattutto ha generato in me nuove consapevolezze permettendomi di vivere il momento presente con più leggerezza.
• Ci sono tematiche sociali che si intrecciano nella trama del racconto? Ti va di parlarcene?
Assolutamente si. Nel libro si toccano diversi aspetti cruciali: in primo luogo, la salute mentale, con un’attenzione particolare alla depressione, una malattia ancora troppo stigmatizzata, soprattutto all’interno del nucleo familiare. Racconto quanto sia difficile convivere con una figura genitoriale affetta da un dolore invisibile, e quanto poco si parli del disagio che vivono i figli in questi contesti.
Parlo anche della trasmissione intergenerazionale del trauma: di come i non detti, i silenzi e le sofferenze irrisolte si tramandino come un’eredità pesante, invisibile ma potente. Inoltre, il libro affronta il tema della solitudine emotiva e la difficoltà nel riconoscere e vivere le proprie emozioni.
Infine, il concetto di perdono e riconciliazione familiare è centrale, perché troppo spesso si dimentica che per guarire da ciò che ci ha feriti, serve anche comprendere da dove viene quel dolore.
La salute mentale, i traumi infantili e le eredità emotive familiari sono temi spesso taciuti, ma che toccano molte persone e dare voce a queste realtà è parte del mio impegno.
• Quanto credi sia importante l’apporto letterario e artistico per sostenere e affrontare tematiche sociali?
Fondamentale. La scrittura e l’arte possono rendere accessibili e condivisibili esperienze complesse. Possono accendere riflessioni, creare empatia e aprire nuovi spazi di consapevolezza.
• Ambisci a qualche riconoscimento particolare per la tua professione di autore? Qual è la meta che speri di raggiungere, se c’è.
Non cerco premi, ma connessioni. Il mio obiettivo è che il libro arrivi al cuore di chi ne ha bisogno, che possa essere una luce o una carezza per chi si sente solo nel proprio dolore. A questo scopo sta prendendo vita Radici che curano, un progetto che nasce dal libro e che si propone di creare gruppi di mutuo aiuto, podcast e contenuti di valore per aiutare le persone a riconnettersi con il proprio passato e guarire attraverso la consapevolezza.
• Scrivere è un percorso innanzitutto emotivo, quali sono stati i momenti più intensi legati alla scrittura dei tuoi libri, e perché?
Il momento emotivamente più forte è stato quando ho dovuto lasciar andare mia madre. Rivivere quell’addio è stato profondamente doloroso. Scrivere quelle pagine ha significato affrontare il mio dolore più grande, ma è stato anche il momento in cui ho iniziato davvero a guarire. Da lì, ho ricominciato a respirare.
• Credi che la lettura oggi stia subendo una trasformazione? Se sì in che ambito.
Si, credo che stia diventando sempre più personale e intima. Le persone sono sempre più orientate a guardarsi dentro, ad ascoltarsi cercando verità e autenticità. Sono sempre più alla ricerca di storie vere che parlino al cuore più che alla mente.
• Nella tua professione di autore ritieni sia più determinante, per ottenere risultati, l’impegno e lo studio o semplicemente il talento e la passione?
Penso che servano entrambi. La passione è la scintilla, ma l’impegno è il fuoco che tiene accesa la fiamma. Senza costanza e studio, anche il talento più grande si spegne.
• Qual è la domanda che speravi ti ponessero ma non ti hanno mai fatto sul libro?
“Quanto ti sei trasformato scrivendolo?” La risposta sarebbe: completamente. È stato un atto di rinascita, non solo una pubblicazione. Il dolore è già abbastanza percettibile tra le righe delle mie pagine, ma proprio come il viaggio che racconto all’interno del mio libro, scrivere questo romanzo è stato un viaggio trasformativo che mi ha portato dal rifiuto verso il mio passato, dalla non accettazione del mio dolore, all’accogliere tutto e renderlo parte della mia guarigione.
Con Lo specchio delle mie radici, Daniele ci invita a guardare oltre le cicatrici del passato, a riconoscere il potere di trasformazione racchiuso nelle nostre ferite e a riscoprire la bellezza della rinascita interiore.
Il libro non è soltanto una testimonianza personale, ma un atto di condivisione e speranza, che si estende anche nel progetto “Radici che curano”, volto a creare spazi di confronto e supporto per chi cerca consapevolezza e guarigione.
Un messaggio universale, che ci ricorda quanto la letteratura possa diventare ponte tra le persone e rifugio per l’anima.
