Esce anche in Italia il secondo film di Wonder Woman; con i cinema ancora chiusi, la Warner Bros opta per una distribuzione in streaming a dir poco capillare
È stato, insieme a Black Widow dell’eterna concorrente Marvel, uno dei film più attesi nonché rimandati, e poi rimandati, e ancora rimandati, di tutto il 2020. Motivo, ovviamente, la pandemia. Per mesi, voci di corridoio e comunicati stampa si sono avvicendati, finché la Warner Bros ha deciso di non poter più aspettare: sia in linea di principio, sia perché Wonder Woman 1984 era uno dei film più attesi dell’anno. La scelta, per gli Stati Uniti, è stata quella di far uscire il film il giorno di Natale, in streaming per un mese sul canale HBO (associato a Warner Bros) e al cinema nelle sale attrezzate per le opportune misure di sicurezza.
In Italia, si era parlato di un’uscita al cinema il 28 gennaio, nell’ipotesi che per allora i cinema avessero riaperto. Ma quando il governo Conte ha prolungato lo stato di chiusura fino ai primi di marzo, la Warner Bros ha dovuto cedere. Il 12 febbraio, WW84 è uscito in Italia sui canali di streaming. Sì, ma quali?
Beh… quasi tutti. Nel nostro Paese non esiste una versione locale di HBO (mentre la Marvel può contare su Disney Plus, che forse sarà la destinazione finale di Black Widow), quindi la distribuzione è stata pianificata a largo raggio: Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV, perfino il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity. Mai vista prima una manovra tanto capillare, Warner Bros ha sparato a raffica per catturare quanti più spettatori possibili.

Gli anni Ottanta, fra il primo Wonder Woman e la Justice League
Così, da venerdì scorso, WW84 è disponibile al pubblico italiano. Le vicende del film, ambientato negli anni Ottanta, sono successive a quelle del primo Wonder Woman, che si svolgeva durante la Prima guerra mondiale, e precedenti quelle di Batman v Superman: Dawn of Justice (ambientato ai giorni nostri come pure il conseguente Justice League), a cui risale la prima apparizione nel DC Extended Universe dell’amazzone guerriera, interpretata dall’attrice israeliana Gal Gadot. Comprimari e antagonisti in questo sequel sono Max Lord, spregiudicato uomo d’affari con le fattezze di Pedro Pascal, e Cheetah alias la dottoressa Barbara Minerva, creatura metà donna e metà felina, a cui presta il volto Kristen Wiig. Torna poi Chris Pine che riprende il ruolo di Steve Trevor, e lo stratagemma con cui viene presentato il suo ritorno (dal regno dei defunti) è uno dei punti in cui la storia scricchiola, insieme al lazo che “afferra” i fulmini e al finale stucchevole.
A tenere insieme il film c’è sostanzialmente lei, Gal Gadot, che non solo ha il giusto physique du rôle per interpretare la principessa Diana (perfino la pronuncia del suo inglese non-madrelingua si adatta al personaggio, ed è un peccato che questo dettaglio vada perso nel doppiaggio italiano), ma si è fatta carico, anche fuori scena, delle istanze di empowerment femminile di cui Diana è ambasciatrice. Quanto alla regista Patty Jenkins, sono evidenti il suo amore per il mondo delle Amazzoni, a cui è riservata una lunga sequenza di apertura, e il desiderio di mostrare anche i lati più umani di Wonder Woman, che per gran parte del film vediamo in borghese, intenta a occupazioni non supereroiche. La morale del film, secondo cui solo la verità porta al progresso e alla felicità, emerge a più riprese nella storia e nel finale di cui sopra, lasciando giusto un pizzico di realistica incertezza riguardo al personaggio di Cheetah.
Ma soprattutto: c’è una scena post-credits? Sì, c’è. E gli appassionati di cinecomics devono vederla.