Ogni primo venerdì del mese di febbraio si celebra una giornata dal nome particolare: il Working Naked Day e, anche se la traduzione può fa pensare al lavorare nudi in realtà non è questo lo scopo di questa ricorrenza.
Come nasce il Working Naked Day
L’idea di questa giornata nasce da Lisa Kanarek, esperta di home office, quando 20 anni fa decise di lasciare la sua occupazione in ufficio per dedicarsi al lavoro a tempo pieno, ma da casa.
Una scelta che, per l’epoca dei fatti, è risultata davvero bizzarra agli occhi degli altri, tanto da far prendere a Lisa la decisione di tenerla nascosta. Il suo timore principale era legato alla reputazione: che idea avrebbero avuto di lei le persone se avessero saputo che lavorava tra le mura domestiche? Sarebbe risultata poco professionale?
La posizione di libero professionista non era ancora così accettata dall’opinione pubblica a quei tempi, ma questo non le fece cambiare idea, anzi, la convinse a portare avanti questo suo progetto rendendola autrice di ben sette libri dedicati al lavoro da casa.
Il più celebre tra questi è uscito nel 2011 “Working Naked: A Guide to the Bare Essentials of Home Office Life” in cui racconta come mettere in pratica le sue personali strategie per trasformare la propria casa in un ufficio perfetto, un vero e proprio spazio produttivo.
Lavorare nudi come sinonimo di libertà
Il Working Naked Day ha un nome sicuramente curioso e suggestivo ma il suo concetto non è legato al naturismo. Il vero significato di questo giorno è quello di lavorare da casa, quindi con abiti più confortevoli. Una condizione che Lisa Kanarek ha da subito reputato migliorativa per il benessere psicofisico del lavoratore e, soprattutto, in termini di profitto per la professione.
Un discorso, quello del lavoro da casa, che oggi non ci risulta più così strano o utopico dopo la pandemia del covid19, una situazione che ha costretto molte aziende a rivalutare la possibilità di predisporre i dipendenti a un lavoro da remoto, nel loro ambiente e nei loro abiti preferiti.
I vantaggi del lavoro da casa per il Working Naked Day
Nonostante l’evidente cambiamento che oggi porta molti lavorati alla possibilità di usufruire dello smart working o del lavoro da remoto, l’argomento non smette di far discutere. In un Paese come l’Italia soprattutto, molto arretrato in termini di nuove professioni e di nuove dinamiche del lavoro, c’è sempre quella mania del controllo del “padrone” o del cartellino da timbrare che assicura che una persona meriti di essere pagata solo se sul posto di lavoro.
Tanti sono i casi, invece, che hanno dimostrato quanto non occorra essere seduti a una scrivania per aumentare la produttività, anzi; sono molti gli studi sugli gli effetti negativi del recarsi in ufficio: il pendolarismo, le pause pranzo o caffè in orari stabiliti e, da non sottovalutare, lo stress della scelta continua dell’outfit da indossare, che in alcuni posti di lavoro seguono regole ferree imposte da standard precisi e limitanti.
Lavorare nudi per lavorare meglio
Il Working Naked Day alla fine non celebra il lavorare nudi, a meno che questo non ti faccia sentire meglio. Lo scopo di questa giornata è proprio quello di promuovere la libertà, il sentirsi bene con sé stessi per lavorare meglio e di più.
Lavorare da casa, come afferma la stessa Lisa Kanarek, è una scelta coraggiosa che mette a confronto la solitudine e la”nudità” della persona nel suo ambiente di comfort.
Se anche tu hai scelto questa strada legata alla nudità personale, o anche quella letterale, mentre lavori prova a pensare che stai davvero scegliendo di lavorare come ti piace, concentrandoti su quello che fai e non come sei mentre lo fai.
Con i giusti accorgimenti e alcune illuminanti letture come Smart working mind. Strategie e opportunità del lavoro agile puoi trovare il tuo equilibrio e migliorare la tua vita fin da subito. Infine per gestire meglio il tuo tempo prova anche Cucinare in call: 50 ricette facili e veloci per mangiare bene in smart working perché la base della celebrazione del Working Naked Day è quella di stare meglio, anche lavorando.
E tu, che vestiti da lavoro indossi oggi?