Le opere di William Shakespeare hanno influenzato la letteratura e il teatro dell’Occidente con capolavori immortali. Scopri vita, morte e “miracoli artistici” del Bardo di Stratford-Upon-Avon.

Nascita e giovinezza del genio
William Shakespeare nacque a Stratford-Upon-Avon (Warwickshire) il 23 aprile 1564. Suo padre era un agiato mercante, appartenente alla corporazione dei guantai. Probabilmente frequentò la scuola locale di Stratford e nel 1582 sposò Anne Hathaway, di otto anni più grande. Dopo sei mesi nacque una figlia, Susan, seguita dai due gemelli, Hamneth e Judith.
Gli anni che vanno dal 1585 al 1592 sono considerati dai critici lost years (anni perduti) poiché si sa poco della vita di Shakespeare. Maggiori notizie si hanno a partire dal 1592, quando Robert Greene, uno dei membri degli University Wits (ingegni universitari), scrisse una lettera ad alcuni amici in cui attaccò Shakespeare, definendolo “an upstart crow beautified in our feathers” (un corvo parvenu, abbellito dalle nostre piume) e ancora “…and being an absolute Johannes factotum, is in his own conceit the only shake-scene in a country” (ed essendo un faccendiere affaccendatissimo, è secondo il suo giudizio l’unico scuotiscene del paese).
Questo attacco fa pensare che l’autore fosse già noto in ambito teatrale, al punto da subire le gelosie di alcuni avversari. Tra il 1592 e il 1594 i teatri furono chiusi a causa di un’epidemia di peste, e Shakespeare, non potendo lavorare per il teatro, si dedicò alla poesia. Scrisse due poemetti: Venus and Adonis (Venere e Adone) e The Rape of Lucrece (Il Ratto di Lucrezia) e cominciò a scrivere i Sonetti che dedicò a un nobile gentiluomo, suo amico e sostenitore, il Conte di Southampton.
Il lavoro a teatro
Con la riapertura dei teatri, il Bardo iniziò a lavorare per la compagnia teatrale più famosa del tempo, che si esibiva anche a corte, The Lord Chamberlain’s Men, di cui facevano parte gli amici Richard Burbage e William Kempe.
Prima, nel 1599, era diventato uno dei maggiori azionisti e proprietario del Globe Theatre di Londra. Intanto The Lord Chamberlain’s Men erano diventati popolarissimi, tanto che alla morte della Regina Elisabetta I nel 1603, il nuovo re Giacomo I Stuart, adottò la compagnia che cambiò il nome in The King’s Men. Malgrado le affermazioni e i riconoscimenti artistici a livello istituzionale, dal 1603 le opere teatrali scritte dal Bardo divennero più oscure forse a causa di alcuni lutti che lo colpirono, quali la morte del padre e quella del suo patrono, il Conte di Southampton. L’autore lavorò per il teatro fino al 1611, quando si ritirò a Stratford-Upon-Avon.
Le opere di William Shakespeare in quattro fasi
La produzione teatrale di William Shakespeare copre un periodo di circa vent’anni (1591-1611). La prima pubblicazione ufficiale delle sue opere fu il First Folio (1623), contenente trentasei delle sue trentasette opere teatrali, a cura di due attori amici del Bardo, Henry Condell e John Heminges. Il titolo della pubblicazione è Mr. William Shakespeare’s Comedies, Histories and Tragedies, Published According to the True Original Copies.
Si possono distinguere quattro fasi fondamentali nella carriera di Shakespeare: il periodo di apprendistato; il periodo in cui scrisse drammi storici e commedie d’amore; il periodo delle grandi tragedie e il periodo in cui scrisse romances.
Già nella prima fase della sua carriera, negli anni novanta del ‘500, William Shakespeare era considerato uno dei più importanti drammaturghi del tempo, in questo periodo sperimentò con diversi generi. Produsse drammi storici che trattavano di eventi fondamentali della storia inglese tra il XII e il XVI secolo come Richard III (Riccardo III), Henry VI (Enrico VI), in cui lo scrittore fece un ritratto della società medievale e rinascimentale inglese.

Di quest’epoca sono anche le commedie d’amore come The Two Gentlemen of Verona (I due Gentiluomini di Verona) e Love’s Labour’s Lost (Pene d’Amor Perdute).
Da citare i due suoi grandi capolavori: Romeo and Juliet (Romeo e Giulietta) e A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una Notte di Mezza Estate). Molte opere di William Shakespeare sono state ispirate da novelle della letteratura italiana e trattano i temi del matrimonio, dell’amore, scambi d’identità e di solito hanno un lieto fine.
Nella fase successiva della sua carriera (1596-1600 circa) Shakespeare scrisse ancora drammi storici come Richard II (Riccardo II), Henry IV (Enrico IV) e Henry V (Enrico V) in cui racconta altri momenti cruciali della storia inglese tra la fine del XIV secolo e la Guerra delle due Rose.
Shakespeare si cimentò ancora nella composizione di commedie quali The Merchant of Venice (Il Mercante di Venezia), Much Ado About Nothing (Molto Rumore per Nulla), As You Like It (Come Vi Piace) e Twelfth Night (La Dodicesima Notte), caratterizzate da un’analisi psicologica dei personaggi più complessa rispetto alle commedie scritte nel periodo precedente.
In seguito elaborò le sue grandi tragedie: Hamlet (Amleto), Othello (Otello), King Lear (Re Lear), Macbeth e Antony and Cleopatra (Antonio e Cleopatra), in cui affronta i temi quali la solitudine dell’uomo nell’universo, il tragico destino dell’umanità e la follia degli uomini.
Nell’ultima fase della sua carriera Shakespeare creò soprattutto in romances, commedie caratterizzate da un’ambientazione fantastica e fiabesca, come The Winter’s Tale (Il Racconto d’Inverno), Cymbeline (Cimbelino) e The Tempest (La Tempesta).
La morte e gli apporti alle narrazioni di William Shakespeare
Gli ultimi anni della vita del Bardo furono ritirati, fino alla morte avvenuta nel 1616. Ancora oggi restano molti interrogativi sulla sua figura, considerata e enigmatica e per questa ragione di grande fascino. Ma sono soprattutto le sue opere, divise in cinque atti di diversa lunghezza, a suscitare ancora interesse per la modernità che le caratterizza. William Shakespeare ha attinto a storie precedenti, riuscendo a rielaborarle in modo da valorizzare gli archetipi.
L’amore, la morte, l’onore, l’ambizione: grandi temi sono proposti, configurandosi come universali e quindi specchio anche dell’attuale società. Inoltre l’autore ebbe il merito di potenziare la caratterizzazione dei personaggi, attraverso il monologo, in precedenza usato ai fini della descrizione degli eventi. Inoltre diede grande impulso anche agli intrecci e al linguaggio.
L’eredità del Grande Bardo
Molte frasi e modi di dire della lingua inglese usati ancora oggi, sono stati inventati da William Shakespeare e tradotti nelle altre lingue. Esempio: “All that glisters is not gold” (The Merchant of Venice), ovvero “non è tutto oro quel che luccica”; “It was Greek to me” (Julius Caesar), “era greco per me” per indicare che qualcosa è incomprensibile; “vanished into thin air” (The Tempest) per indicare che qualcosa è sparito nel nulla o “love is blind” (The Merchant of Venice) cioè “l’amore è cieco” significa che l’amore non è logico e razionale.
Numerosi gli autori che sono stati influenzati dal Bardo: Herman Melville, Thomas Hardy, William Faulkner e Charles Dickens. Per non parlare delle trasposizioni e dei numerosi adattamenti che continuano a essere proposti dall’opera di William Shakespeare. Un’opera trasversale, che racconta i moti dell’essere umano perfettamente, gettando le basi della narrazione moderna e contemporanea.