Viaggio e letteratura, binomio indissolubile
Viaggio e letteratura hanno sempre formato un binomio indissolubile. Il viaggio ha costituito per millenni l’ossatura delle storie più appassionanti. Il viaggio è un’esperienza che ha sempre affascinato l’uomo. Da tempo immemore, infatti, rappresenta un’occasione per conoscere nuovi luoghi e culture, per apprezzare paesaggi meravigliosi e scoprire tradizioni diverse. La letteratura non poteva esimersi da questo tema così ricco di suggestioni, e sono numerosi gli scrittori che hanno raccontato i propri viaggi. Tra i più famosi c’è sicuramente Herman Melville, autore di Moby Dick, il romanzo in cui viene descritto il viaggio di Ismaele e Achab alla ricerca della balena bianca.
Il viaggio come esperienza intima
Il viaggio, però, rappresenta anche una metafora della vita, un’occasione per crescere e maturare, per imparare a conoscere se stessi e il mondo. Il viaggio è un’esperienza che può insegnare molto riguardo la propria persona. È un momento di crescita e di scoperta, in cui è possibile imparare a conoscere meglio personalità e i limiti. Viaggiare permette di mettersi alla prova. La letteratura ha colto questa grande metafora e l’ha trasformata in occasione straordinaria di narrazione. Viaggi e letteratura costituiscono un filo conduttore dalla Bibbia fino a La Strada di McCarthy.
Il viaggio immaginario.
I grandi scrittori hanno spesso viaggiato molto, raccontando le proprie esperienze in libri che sono diventati dei classici. Un esempio è Herman Melville, che si imbarcò come mozzo nella “St Lawrence”, a Liverpool. Dopo quel viaggio, lo scrittore si prese servizio ancora nelle baleniere, utilizzando la sua esperienza di vita come spunto per le sue storie avventurose.
Spesso, parlando di viaggi e letteratura, si sentono citare nomi di scrittori ormai famosi: Conrad, Terzani, Steinbeck, Chatwin… Eppure ci sono tante donne che hanno fatto del viaggio il loro scopo di vita, trasformando in opere letteraria la loro esperienza. Nellie Bly, per esempio, fece il giro del mondo in 72 giorni, battendo il suo competitor di carta Phileas Fogg, nato dalla penna di Jules Verne. Nellie Bly raccontò i suoi viaggi – in sud America ma anche dentro le carceri, raccontando le condizioni di vita di mondi apparentemente lontani dalla vita agiata americana dei lettori dell’epoca.
Il viaggio e la letteratura, un’esperienza verso l’ignoto.
Dai grandi capolavori di Jules Verne ai libri di viaggi italiani degli anni 2000, il divertimento e l’avventura sono sempre protagonisti. Chi non ha mai desiderato intraprendere un viaggio verso luoghi sconosciuti, esplorare nuove terre e vivere nuove esperienze? Il viaggio è sinonimo di libertà, di avventura, di scoperta.
Non esiste un modo giusto o sbagliato di viaggiare: l’importante è farlo con il cuore e con la mente aperti, pronti ad accogliere tutto ciò che la vita offre a sorpresa. Soprattutto, il viaggio in letteratura ha sondato l’ignoto, la nostra psiche e come reagisce ai cambiamenti, i luoghi inesplorati, le situazioni al confine con differenti culture.
Viaggi e letteratura: 5 titoli da non perdere
Non si può parlare di viaggi e letteratura senza citare almeno qualche titolo imprescindibile per iniziare l’avventura insita nella lettura.
- Moby Dick, di Herman Melville. Le condizioni di vita di una baleniera viste attraverso il protagonista narratore della storia, Ismaele. Un viaggio che racconta la furia degli esseri umani contro esseri quasi mitologici e la tenacia nel rincorrere un obiettivo.
- L’olivastro e l’innesto, di Joyce Lussu. Partigiana, traduttrice, poeta. Joyce Lussu arriva in Sardegna nel 1944, con una Cagliari distrutta dalle bombe e inizia il suo viaggio alla scoperta dell’isola. Ne esce un libro che non è solo la descrizione di una terra, ma del suo popolo e di come la scrittrice si sia “innestata” nell’isola.
- Patagonia Express, di Louis Sepulveda. Le avventure dello scrittore nel sud si riversano nella sua Moleskine e arrivano fino a noi. Amicizia, perplessità, osservazione sono gli ingredienti di questo racconto straordinario.
- Viaggio di una parigina a Lhasa, Alexandra David-Néel. Nell’autunno del 1920 Alexandra David-Nèel arriva in Tibet dopo otto mesi di viaggio, a piedi, partendo da Pechino, travestita da pellegrino.
Dunque il viaggio e la letteratura sono lo spunto per conoscere meglio se stessi e gli altri. Per aprire una finestra sul mondo e viaggiare comodamente seduti sul divano casa.