La Barbie rappresenta l’evoluzione tangibile di un successo. Nata in casa Mattel il 9 marzo 1959 a Willow, Wisconsin, compie quest’anno 64 anni. Inutile dire che, come tutte le dive, non li dimostra affatto.

Dagli albori a oggi la bambola icona della Mattel ha venduto oltre un miliardo di esemplari. Ha conosciuto anche periodi di crisi, è vero, ma dal 2018 ha saputo riscattarsi, restando ancorata saldamente nel mercato.
La storia di Barbara Millicent Robert
All’inizio, Barbara Millicent Robert – questo il suo vero nome – era mora. Un po’ come com’è successo con Marilyn, i suoi creatori devono aver capito che “il mondo appartiene alle bionde”. Anche quello delle bambole, quindi.

Da qui la decisione di schiarire le tonalità delle sue lunghe ciocche, rendendo la Barbie di una bellezza incantevole, diventata musa per artisti del calibro di Andy Warhol e di Peter Max, solo per citarne qualcuno.
Il primo esemplare, una vera e propria ossessione per i collezionisti, appariva un po’ diverso. Barbie indossava un costume da bagno zebrato e una coda di cavallo. A differenza del suo modello più evoluto, era rigida.
Solo nel 1974 diventa snodabile, capace di mille acrobazie ginniche. Nessuna bambina può aver resistito alla tentazione di farle fare la spaccata! Barbie era perfetta, nei sogni delle più piccole, un’adulta che ce l’aveva fatta, che aveva avuto un successo smisurato e che tutti consideravano un esempio. Ma, soprattutto, Barbie era in grado di essere – e di fare – qualsiasi cosa.
Un modello troppo ambizioso da raggiungere
Alta, biondissima, con gli occhi azzurri. A differenza delle altre bambole con cui si era abituati a giocare, Barbie aveva l’aspetto di un’adulta. Non è una cosa così scontata, se si pensa che l’idea venne a Ruth Handler, moglie del cofondatore della casa di giocattoli Mattel, Elliot Handler.

La donna si accorse che sua figlia Barbara faceva interpretare alle sue bambole di carta ruoli di adulte, e non di bambine. Era quella l’epoca in cui i bambolotti avevano solo ed esclusivamente l’aspetto di neonati.
Ruth Handler intuì immediatamente il potenziale di quell’idea e il possibile gradimento del mercato.
La Mattel si ispirò nella sua realizzazione alla Bild Lilli, una bambola tedesca. Non solo bellissima e bionda ma anche eccelsa in ogni attività che andava a intraprendere. L’intento della Mattel era apprezzabile: Barbie poteva ambire a diventare un’icona del femminismo e del girl power, poiché tutte queste capacità dovevano servire per incarnare l’immagine di una donna emancipata, indipendente e lavoratrice.
Un modello molto difficile da raggiungere e capace di generare ansia da prestazione, dando l’idea del mare di possibilità che il mondo degli adulti bravi e belli – e ricchi – offriva. Ma Barbie non era solo stata brava a costruirsi un’invidiabile successo personale e sentimentale. Aveva una splendida casa (con l’ascensore!) e anche uno splendido fidanzato. La sua casa, dove tutto era in ordine e bellissimo, è stato il sogno di bambine di più generazioni. Non solo: Barbie riusciva a fare, e a diventare, tutto ciò che desiderava: principessa, hostess, astronauta, infermiera, diplomatica, sportiva.

Una Barbie per ogni angolo di mondo
Venduta in più di 150 Paesi, Barbie ormai non è più l’algida bionda con gli occhi azzurri dei primi tempi. Oggi rappresenta più di 40 nazionalità diverse. È diventata scozzese, indiana d’America, nera, rispecchiando in tal modo la multietnicità e offrendo diversi modelli. È globale e ambiziosa.
Bisogna ricordare, però, che parte comunque da una situazione di vantaggio: Barbie è nata bella e in una famiglia agiata, un po’ come Chiara Ferragni. Un’icona nella quale viene difficile riconoscersi, se si ricopre un ruolo umile e anonimo nella società. Perché non è vero che si può essere tutto ciò che si vuole (come hanno ripetuto a tutti dall’età dell’infanzia) se non si hanno i mezzi – e i soldi – per raggiungere certe vette. E se Barbie ancora oggi rappresenta un modello di riferimento, è perché i modelli come lei difficilmente passano di moda.

La biografia di Barbie
La Mattel, per estendere il mito della sua creazione più fashion e far breccia negli innumerevoli potenziali clienti, le cucì addosso un’intrigante biografia. Barbie ebbe così una sua identità specifica.
La sua vita appariva reale – quasi come certi profili Facebook gestiti da ispiranti influencer –: Barbie aveva una famiglia, degli amici, Ken come fidanzato ufficiale ma anche una vita sentimentale extra, sfociata nel flirt con il giovane surfista australiano Blaine.
Tutto questo per accrescere le vendite a bambine e a collezionisti. Perché Barbie può essere diventata mille cose, ma principalmente ricopre sempre il ruolo di colei che ce l’ha fatta, colei che ha raggiunto il sogno americano, un po’ come un’altra famosissima icona bionda: Brooke di Beautiful.