Quando un libro arriva in finale sia al Booker Prize che al National Book Award, di solito vuol dire che la sostanza c’è. E anche la forma. Una vita come tante di Hanya Yanagihara, in Italia edito da Sellerio, sorprende per la capacità di trascinare il lettore, a dispetto di temi che fanno rabbrividire.
La forza dell’amicizia
I protagonisti di Una vita come tante sono quattro amici: c’è Jude, intorno a cui ruota la maggior parte della narrazione, e poi ci sono Willem, JB e Malcolm. Ciascuno di loro ha un sogno, il desiderio di una carriera; lasciano Boston e si trasferiscono a New York, appunto per inseguire quei sogni. Gli eventi si accavallano, altri personaggi si inseriscono, ricordi di una vita passata vengono disseminati. Ricostruiamo così momenti importanti, che spiegano attitudini, azioni e reazioni. A collegare tutto rimane il legame tra i ragazzi, come un fil rouge che attraversa il libro, un’amicizia infrangibile.
Era il rapporto tra due persone che rimanevano vicine, giorno dopo giorno, unite non dal sesso, dall’attrazione fisica, dai soldi, dai figli o dalle proprietà, ma solo dalla comune decisione di andare avanti, dalla dedizione di entrambi a un legame che non sarebbe mai stato codificato. Amicizia significava assistere al lento e inesorabile susseguirsi di tribolazioni, ai lunghi periodi di noia e agli occasionali trionfi. Significava sentirsi onorati del privilegio di essere vicini a un’altra persona nei momenti più cupi e, in cambio, sapere di poter condividere i propri.
Hanya Yanagihara, “Una vita come tante”

Toccante e struggente
Quindi sì, Una vita come tante è una storia di amicizia. Ma è anche una storia di sopraffazioni e di violenze, quelle che hanno segnato la vita di Jude da quando era bambino. È la serie di abusi a cui viene sottoposto per tanti anni, per giunta ad opera di persone che in teoria dovrebbero prendersi cura di lui, a rendere questo libro così profondamente triste.
Proviamo empatia per Jude, per il destino che continua a travolgerlo in una maniera inverosimile, ma descritta così bene da catturarci e renderci partecipi della sua sofferenza. Il suo è un dolore che gli rende impossibile vivere appieno anche gli aspetti migliori della sua vita, le relazioni affettive sincere, il successo professionale. Cresciuto in un mondo che gli ha insegnato a essere ferito e punito, Jude riesce a vedersi solo come meritevole di offese e punizioni, e cade nella spirale dell’autolesionismo. E proprio i ricordi di Jude scandiscono il percorso dei quattro amici a New York, gettando ombre spaventose sull’intero romanzo.
