Si è disputata ieri sera la finalissima di Sanremo 2023, che ha portato alla vittoria il brano Due vite di Marco Mengoni. Un risultato che, tra standing ovation e benestare delle sale stampa, sembrava scritto già dal primo giorno. Oltre alle più vive congratulazioni a Mengoni, però, è bene parlare di questi cinque giorni del Festival della canzone italiana, di quello che hanno regalato al pubblico e di cosa, invece, si farà meglio l’anno prossimo.

I conduttori di Sanremo 2023
Amadeus non ha bisogno di riconoscimenti per la sua bravura. Quando si dice che Sanremo è una maratona non si intendono soltanto i 5 giorni finali, ma anche tutto il periodo di preparazione del Festival, la scelta degli artisti, degli ospiti, delle scenografie. Presentare per qualche giorno di fila a orari improbabili è una passeggiata, a confronto.
E Gianni Morandi? Dimentica l’antico esibizionismo di Baglioni o l’eccessiva leggerezza di Conti. Gianni Morandi è lieve sul palco, piacevole, strappa il sorriso e la lacrima nostalgica, diventando un vero anello di congiunzione generazionale per chi lo amava prima e i giovani che lo conoscono adesso e che, grazie a lui, ora hanno qualche nozione in più su come si è evoluta la musica in anni e anni di storia.
Le co-conduttrici
Chiara Ferragni, Paola Egonu, la Belva Francesca Fagnani, Chiara Francini. La levatura degli ospiti femminili si è notevolmente alzata, nessun passo indietro da parte di un Amadeus che ha trasformato il suo errore fatale in un punto di forza. Ma è proprio qui che le critiche si sono gettate a pioggia. Un diluvio.

Tutte e quattro queste donne sono portatrici di messaggi diversi, che parlano a più fasce di popolazione. In realtà, il ruolo delle co-conduttrici è stato proprio tra i più accesi oggetti di dibattito, in questi giorni di Sanremo.
Chiara Ferragni è troppo… Ferragni? Ha parlato di sé, delle sue paure, della gioia di aver superato il suo sabotatore interiore dagli esordi a Sanremo. Okay, autoreferenziale. Okay, c’erano tanti argomenti di cui parlare, però se non hai mai avuto paura nella vita, se sei una persona realizzata e probabilmente sopra i trent’anni, questo discorso non è per te.
Paola Egonu, invece, ha portato la gratitudine sul palco di Sanremo. No, aspetta, aspetta. Ha portato il razzismo, la difficoltà di essere un bicchiere d’acqua poco trasparente. E anche qui giù le critiche, chi alza le mani, ‘io non sono razzista però’ e via dicendo. Dunque, forse, se sei una persona perfettamente conformata, non hai mai subito esclusioni per motivi indipendenti dal tuo pessimo carattere e insulti anche quando fai bene quel che devi…no, neanche questo discorso è per te.

E poi la Fagnani, la Belva che tutti si sarebbero aspettati più cattiva, sul palco dell’Ariston, più selvaggia. La Fagnani è composta, un aplomb d’altri tempi e la battuta pungente in modo leggero. Parla dei ragazzi nelle carceri e il ruolo che lo Stato, così come la società, ha nel loro recupero. Parla dell’importanza delle seconde possibilità, del trattare anche chi sbaglia come un essere umano. Ne viene da sé: se non hai mai avuto pessimi rapporti con la giustizia, nemmeno questo è il monologo giusto.
In ultimo la Francini, relegata a quando tutto tace un po’ come il canto del gallo. Chiara Francini parla di maternità, dando voce al mondo delle non-madri, quello che rimane sempre un po’ nascosto e anche giudicato. Una bilancia che, proprio come quella che hai in bagno, non ti dà mai quello che vuoi. Ed è in quel momento che ti stringi addosso la famiglia e pensi che no, neanche questo ti rappresenta.
Cosa prendere da questi discorsi di Sanremo 2023?
Un pizzico di consapevolezza, e di comprensione. Puoi allungare lo sguardo a problemi che non sono tuoi ma su cui hai potere d’azione. Come? Giudicando meno, ascoltando di più, imparando a provare empatia. Facendo attenzione alle paure altrui, a chi ha una storia diversa, mettendo da parte ogni a priori che ti hanno fornito. Puoi scegliere di vedere, in ciò che è semplice, il necessario e non il banale.
La musica del Festival di Sanremo
Come sempre, la musica è un inno all’amore e a come questo si declina nei vari ambiti della vita: può essere la commovente riunione degli Articolo 31, il saluto alla figura paterna di Grignani, la libertà provocatoria di Rosa Chemical. Può essere il viaggio spirituale di Mengoni o ciò che resta quando qualcosa finisce, espresso nelle parole di Madame.
Più di tutto, la musica presente al Festival di Sanremo è storia. Storia della canzone italiana, pezzetti di antichità che, come Albano, Gino Paoli, Massimo Ranieri, Ornella Vanoni, tornano nelle vite dei giovani e insegnano che prima delle barre c’erano diverse melodie, e che anche il più struggente dei dolori poteva essere cantato con leggerezza.
Sanremo insegna che tra grandi artisti non c’è rivalità, e a tal proposito il momento più alto è stato, senza dubbio, quello tra Giorgia ed Elisa che si scambiano le canzoni, creando uno dei momenti più unici degli ultimi anni, ben più memorabile del bacio tra Rosa Chemical e Fedez, che sicuramente ai fanatici di FantaSanremo avrà fatto sognare fortissimo.

Guardare Sanremo con occhi nuovi…
…e meno stanchi. Sì, è stato un tour de force, chi lo nega. Si arriva alla domenica con lo scotch attaccato alle palpebre e, quest’anno più degli altri, una sorta di mancanza, perché quest’anno davvero il Festival è stato godibile, pieno, carico di emozioni e di messaggi importanti e discussi.
Uno su tutti? La lettera di Zelens’kyi (o Zelensky). Anche questa letta piano piano, sottovoce, poco prima dell’esibizione della band ucraina. La lettera di una persona a capo di un popolo che soffre, da non vedere con occhi diversi rispetto a quella di Pegah per le donne iraniane.
Il messaggio di pace di Sanremo è stato evidente, si è aperto con il discorso di Benigni sulla Costituzione italiana, è stato portato dai cantanti in gara, si è chiuso con le parole del Presidente ucraino.
E la pace, si sa, è un discorso sempre in trend.