11 novembre 1821. Fëdor Michajlovič Dostoevskij nasce nella città di Mosca. Da piccolo legge fiabe, leggende e traduzioni di autori stranieri. Sarebbe diventato uno dei più grandi e influenti romanzieri di sempre. Scopriamo l’autore attraverso uno dei suoi romanzi, che, per inciso, è anche un capolavoro della letteratura russa: Delitto e Castigo.
Fëdor Dostoevskij: la vita, molto in breve
Studia ingenieria presso la Scuola Superiore del Genio Militare di San Pietroburgo. Tuttavia, il suo vero interesse è la letteratura. Ottenuto il diploma entra in servizio e intanto scrive. Nel 1845 pubblica il suo primo romanzo, Povera Gente, da subito un successo commerciale. Decide dunque di abbandonare la carriera militare in favore di quella intellettuale.
Non passa molto tempo che questa lo mette seriamente nei guai. Accusato di anti-zarismo, è arrestato e condannato a morte. Pena poi mutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia, più due di servizio militare obbligato. La detenzione peggiora permanentemente le sue condizioni di salute. Nel 1856 è di nuovo libero e riprende a scrivere, non solo romanzi ma anche periodici. Nei suoi scritti esplora la miseria e la società russa del XIX secolo, nonché grandi temi filosofici e morali.
Nonostante il successo delle sue opere conduce una vita difficile, fatta di ristrettezze economiche e debiti. Senza contare la passione per il gioco d’azzardo, che a più riprese complica ulteriormente la sua situazione finanziaria. Arriva addirittura a dover chiedere l’elemosina. Ad ogni modo, si sposa per due volte e viaggia molto. La seconda luna di miele, che doveva essere di tre mesi, lo porta a visitare varie località d’Europa e si conclude dopo ben quattro anni. Tornato in Russia nel 1875, muore di enfisema nel 1881.
Un capolavoro della letteratura russa: Delitto e Castigo
Presenza fissa nei circoli di lettura, il romanzo viene pubblicato nel 1886. Parla di Raskol’nikov, giovane studente universitario che progetta un assassinio a sangue freddo. Le sue motivazioni sono di ordine ideologico. Da un lato, un nichilismo portato alle estreme conseguenze. Dall’altro, la convinzione di essere un uomo straordinario, superiore alla massa, di cui può e deve prendere in mano le sorti.
Raskol’nikov è ossessionato dall’idea che l’umanità sia divisa in due categorie ben distinte: i pidocchi e i Napoleoni. I primi costituiscono la netta maggioranza, ma non sono in grado di badare a sé stessi. Spesso sono solo pesi morti, oppure tormentano i propri simili. Spetta ai Napoleoni, dunque, prendere ogni iniziativa. E ai Napoleoni tutto è concesso. Anche l’omicidio.
Da notare come tutto ciò costituisca solo il punto di partenza del romanzo. Esso poi esplora il temi intrecciati del sacrificio, della salvezza, della sofferenza. Per ciascuno dei quali sorgono molteplici interpretazioni. Macchiatosi di un delitto inconfessabile, Raskol’nikov dovrà intraprendere un viaggio dentro sé stesso per non impazzire, affrontando così un profondo (e doloroso) cambiamento interiore.
Nella testa del killer, e non solo
Il romanzo segue per la maggior parte il delirio di onnipotenza di Raskol’nikov. La sua discesa nell’abisso è prima di tutto un incessante dialogo interiore fatto di ragionamenti tortuosi con cui giustificare le proprie azioni. A tratti, sembra di leggere un thriller moderno. In alcuni punti, però, Dostoevskij passa nella mente dei personaggi comprimari. Ciò avviene quasi senza soluzione di continuità, e ha portato la critica a definirlo stile polifonico. Proprio in quanto non si accontenta di raccontare la storia con una sola voce.
Inoltre, l’autore scava ben a fondo nell’anima dei singoli personaggi e l’inconscio svolge un ruolo fondamentale. Infatti i loro sogni hanno molto spazio all’interno del romanzo. Essi ne svelano le passioni, le paure e i dubbi più reconditi. Per questo, costituiscono un’importante chiave di lettura. È anche per loro tramite che l’autore raffigura il tormento e la miseria dell’uomo moderno.
Oggi possono sembrare quisquilie, ma per l’epoca si trattava di un approccio molto originale. In effetti, Dostoevskij indicò una strada nuova, a livello sia tematico che stilistico, anticipando per certi versi il Modernismo. Un gigante della letteratura.