Come puoi immaginare, quella di tradurre un libro è una scelta che viene dopo innumerevoli altre. Cioè dopo le scelte che ti conducono anzitutto a realizzarlo, un libro, forse anche più di uno. E a decidere che la strada più adatta a te è quella dell’autore/imprenditore, ovvero dell’autore indipendente: quello che non si affida alle case editrici ma tiene per sé le redini del gioco. A occuparti (da solo o, meglio, avvalendoti dell’aiuto di professionisti) di ogni aspetto della realizzazione del tuo libro: dai contenuti alla copertina, dall’impaginazione alla distribuzione.
Tre buone ragioni per tradurre un libro
E la distribuzione? Certo, avrai usato tute le frecce al tuo arco: e-commerce, store online, Facebook shop, contatti diretti con alcune librerie, fiere, mercati. Ma… il mercato internazionale?
Ecco: a quello arrivi solo se decidi di tradurre il tuo libro. Vediamo la questione più in dettaglio.
1. Ampliare il tuo pubblico
Il primo vantaggio nell’idea di tradurre un libro è ambire a un pubblico più ampio rispetto a quello “di casa”. Soprattutto considerato che, a parte gli autori delle solite quattro o cinque lingue molto diffuse nel mondo, per qualunque altro scrittore la lingua di appartenenza delimita in maniera abbastanza drastica la quantità di potenziali lettori. Da questo punto di vista, uno scrittore italiano (o francese, tedesco, finlandese, giapponese, croato) non ha la stessa fortuna di uno cinese (o spagnolo, americano, cinese, indiano). Tradurre un libro in una lingua molto diffusa è quindi un modo per spingerlo verso lidi che, diversamente, non potrebbe mai raggiungere.
2. Sfruttare specifiche nicchie di mercato
Non tutti i potenziali pubblici sono uguali, però, e non tutti sono sensibili a qualunque tipo di libro. Soprattutto riguardo a certi generi, è difficile competere ad armi pari se in determinati paesi c’è già abbondanza di produzioni autoctone simili alla tua. Per esempio: sarebbe prudente tradurre in inglese un poliziesco ambientato a Boston? Ne hanno già a bizzeffe per conto loro, la scuola americana del legal thriller o del police procedural ha una storia lunga e consolidata. Inserirsi in quel tipo di mercato sarebbe molto difficile, perché la concorrenza è numerosa e di qualità.
Tuttavia, esistono nicchie di mercato (e di pubblico estero) dove ci si può inserire meglio, a seconda di temi e location del libro che andiamo a tradurre. Ad esempio, un lettore straniero che ama l’arte potrebbe essere interessato a un romanzo ambientato a Firenze, scritto da una persona che magari a Firenze ci vive, e collocato in luoghi importanti per la storia dell’arte rinascimentale. Un lettore appassionato di leggende folkloristiche potrebbe apprezzare un’avventura fra le montagne della Carnia, in Friuli, tra folletti, orchi, streghe e spiritelli. Ricorda sempre che di uno dei romanzi italiani più venduti all’estero, L’amica geniale di Elena Ferrante, tanti lettori stranieri hanno detto di averlo amato perché è “molto italiano”. Si sente cioè fra le righe, nelle descrizioni, negli eventi storici e nei cambiamenti sociali che attraversa, la sua “italianità”. L’Italia (e più in generale l’Europa), per un giapponese o un portoricano o un russo, ha sempre un forte fascino esotico. Ha quindi senso identificare, fra i propri libri, quello più adatto da proporre ai lettori stranieri.
3. Incrementare la tua writer reputation
Hai mai notato, scorrendo una qualsiasi pagina-autore sugli store online, quanto siano più d’impatto le pagine con molti libri, rispetto a quelle che ne presentano pochi? Trasmettono l’idea che l’autore sia prolifico e affermato. E hai notato quanto colpiscano ancora di più le pagine in cui degli stessi libri ci sono edizioni in diverse lingue? Comunicano il fatto che l’autore ha un pubblico più ampio rispetto a quello del suo paese e della sua lingua. Tradurre un libro (o più di uno) è quindi anche un passo per ampliare e consolidare la propria writer reputation: un’operazione che aiuta non solo quel singolo libro, ma la produzione dell’autore nel suo complesso.
Un viaggio attraverso il mondo intero
Se tutti sapessero scrivere in inglese, spagnolo, mandarino o hindi, la vita degli autori indipendenti sarebbe più semplice: sfortunatamente, pochi possono contare su un bilinguismo perfetto. Ha quindi senso rivolgersi a un professionista che possa farsi carico della traduzione. È un lavoro facile ed economico? No, è complesso e quindi costoso, se ben fatto: di conseguenza, l’opzione di far tradurre un libro va affiancata alla determinazione a lavorare sul marketing del libro stesso, con costanza e professionalità. In questo modo si arriva a rendere l’investimento davvero produttivo, cioè a trasformarlo nel primo passo per costruire una buona writer reputation e per conquistare una platea di pubblico decisamente superiore a quella di casa propria.