Il Montana, quarantunesimo stato degli USA, ha vietato a partire dal 2024 l’uso di TikTok, l’app cinese dove oggi milioni di persone postano video condividendo la loro vita e la loro attività. Questo accadeva venerdì, e fino a ora è un unicum, in America.
Che sia al momento un caso isolato, però, non significa che debba per forza restare tale. L’azione del Montana potrebbe avere seguito e, d’altro canto, neanche un mese fa proprio il Presidente Biden ponderava l’idea di mettere al ban TikTok.

Le motivazioni del Montana sul bando di TikTok
Lo Stato del Montana, con una votazione di 54 legislatori a favore contro 43 contrari, ha vietato l’uso di TikTok a partire dal 2024. La motivazione alla base di questa scelta risiede nell’accusa nei confronti della app di essere uno strumento usato da Pechino per spiare gli utenti e manipolarli.
Si sta lavorando, quindi, per impedire agli store di applicazioni di far scaricare TikTok. Dunque, particolarmente interessati al divieto sono i market Apple e Google.
Una nuova stretta per TikTok, social attaccato su più fronti
Ultimamente, le obiezioni rivolte a TikTok sono molte. Non soltanto il Montana, che comunque segue una strada che già la Casa Bianca sta seminando ciottolo dopo ciottolo, ma anche altre realtà, è bene ricordare, hanno intrapreso delle misure restrittive nei confronti della app.
Già a marzo, la Commissione Europea aveva vietato ai propri dipendenti di scaricare TikTok, con conseguente replica amara proprio da parte del portavoce della app, Giacomo Lev Mannheimer.
Di recente, anche l’Australia ha vietato l’uso di TikTok da parte dei funzionari pubblici, e questo per motivi di sicurezza, come ha spiegato Claire O’Neil, Ministra degli Affari Interni.

L’eccezionalità del Montana
Si è parlato, fino a ora, sempre e solo di dispositivi governativi, dipendenti pubblici. Il Montana ha rotto ogni schema vietando TikTok a tutti, senza però avere in mano prove concrete riguardo i pericoli da cui vorrebbe mettere in guardia la popolazione. Questo, potrebbe essere considerato sì un gesto da imitare per molti degli Stati USA, ma anche una grande violazione del primo emendamento, riguardante la libertà d’esercizio, parola e stampa.