Commenti contrastanti e numerose critiche hanno accompagnato The Witcher, terza stagione. Contrariamente alle aspettative, la serie non sembra aver trovato il plauso della critica e dei fan.
The Witcher 3, disponibile in versione integrale dal 27 luglio su Netflix ma visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite l’app su Now Smart Stick, sta facendo molto parlare di sé per diversi motivi.
L’addio di Henry Cavill a Geralt di Rivia
La causa delle polemiche che la accompagnano è presto detta: in primis la sofferta e definitiva decisione di Henry Cavill (Geralt di Rivia) di abbandonare il progetto, a causa di non meglio precisate divergenze con la produzione. L’attore sarà rimpiazzato nella quarta stagione dal più giovane Liam Hemsworth, fratello minore del più celebre Chris, quest’ultimo forse anche più idoneo a raccogliere l’eredità di Cavill.
Cavill, già grande estimatore del videogame ispirato alle gesta dello strigo nato dai racconti fantasy di Andrzej Sapkowski, fu inizialmente deriso nei panni del protagonista, ma la sua magistrale interpretazione nel ruolo ha fatto ricredere gran parte dei fan, i quali adesso non accettano che Geralt venga interpretato da un altro attore.
Solidale con Cavill è anche tutto il mondo dei social, che si è battuto a lungo per denigrare l’operato di Netflix e la sua attitudine a non rispettare in modo fedele la trama dei libri – e della trilogia videoludica – e accusa i produttori di aver creato una serie che manca del tutto di identità.
The Witcher stagione 3: la trama
Inizialmente sono usciti solo i primi 5 degli 8 episodi, questo forse allo scopo di creare maggiore suspence. A poco meno di un mese infatti è arrivato anche il finale di stagione. Una conclusione che ha tradito le aspettative e ci ha lasciati con più di qualche perplessità.
Ma occorre spiegare in dettaglio, con tanto di spoiler.
Se durante le prime battute della terza stagione di The Witcher lo show sembra raggiungere il livello di complessità presente dei volumi di Sapkowski è principalmente per merito degli interpreti principali, tra i quali spicca Henry Cavill, determinato a dire addio al suo personaggio con un contributo tecnico di grande livello.
Mentre una Ciri più consapevole e decisa si impegna nella difficile gestione dei suoi poteri, il legame tra Geralt e Yennefer torna a solidificarsi e i tre protagonisti divengono ben presto una vera famiglia, che combatte per restare unita e proteggere ciò che è più caro. Pur constatando che in questa terza stagione il trio non ha avuto il giusto spazio che avrebbe meritato, Geralt, Yennefer e Ciri restano centrali nelle dinamiche della storia e il loro legame evolve in maniera considerevole.
La vita della leoncina di Cintra resta in pericolo e la cattura della giovane diventa un affaire che coinvolge ormai tutti i regni di un non ben precisato continente. Geralt, intanto, si accorge di essere entrato in un territorio devastato dalla magia nera e dalle cospirazioni e in questo contesto, dove il bene e il male non hanno confini netti e la sete di potere giustifica strategie e inganni, si vede costretto a cedere la sua tanto amata neutralità. Forse per la prima volta, in The Witcher 3 si assiste a un Geralt fragile e meno determinante, non solo a livello emotivo, ma anche fisico.
In occasione del conclave della magia, presso la confraternita di Aretuza, si consumerà una lotta che vede lo strigo dapprima dichiarare i suoi sentimenti per la maga Yennefer e poi cedere sotto i colpi di un perfido traditore.
Nella trama si inserisce più intensamente la guerra tra uomini ed elfi e l’ostinata lotta delle fazioni che vogliono contrapporsi alla tirannide della Fiamma Bianca.
Uno sguardo più attento alle dinamiche di The Witcher 3
Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, lo sviluppo della storia inciampa troppo spesso su eventi poco chiari: troppi brandelli di storia sono spesso narrati dalle voci dei personaggi ma mai mostrati, l’impatto delle vicende dunque perde di interesse e intensità.
Qua e là si inseriscono sottotrame prive di spessore che riescono solo a distrarre lo spettatore dagli eventi principali e indeboliscono il racconto, a discapito di uno sviluppo più dedito alla cura dei rapporti fra i protagonisti.
L’ultimo episodio, in particolare, che è anche il più lungo di tutti, e a parer mio il più noioso, vede Ciri dispersa in una dimensione tra il mondo onirico e quello evangelico. Indebolita dalle fatiche e dal dolore, la giovane lotta contro tutte le sue forze per tornare dalla sua famiglia, fino a quando, di punto in bianco, pare dimenticarsene e scegliere addirittura una nuova identità. Nella stessa puntata, l’attenzione destinata a Geralt e al suo percorso di ripresa da un infortunio potenzialmente fatale, è trattata in modo assai superficiale e la presenza dello strigo appare del tutto marginale rispetto ad altri eventi.
Insomma, in questa terza serie non è presente nessun finale epico, salvo qualche scena d’azione ben orchestrata e una inaspettata conclusione nel mondo dei maghi. Ma le domande dello spettatore non trovano ancora risposte e troppo spesso tante altre sorgono alla luce aumentando la confusione di chi deve interpretare tanti, forse troppi, segnali contrastanti.
The Witcher: cosa aspettare in futuro dalla serie polacco-statunitense
C’è da dire che The Witcher, col tempo, ha senza dubbio offerto progressi positivi in termini di caratterizzazione dei personaggi e dell’evoluzione della storia, noto migliorie anche per la realizzazione degli effetti visivi.
Questo prodotto può certamente dirsi in linea con i classici del suo genere, anche se ha davvero moltissimi margini di miglioramento. Le vicende più recenti si sono rivelate anche più aderenti ai fatti narrati nei libri e nel videogioco di successo, ma tutto questo basterà a chi, a prescindere da questi aspetti, ha deciso che non vedrà più la serie per la mancanza di Cavill?
Per la quarta stagione, che ad oggi è già confermata nonostante un notevole ritardo delle riprese, non si conoscono troppi dettagli, tranne che saranno ispirati dal volume Time of Contempt, quarto libro della saga, pubblicato nel 1995.
A questo punto è importante asserire che per ottenere di più da The Witcher 4 occorre un netto cambio di rotta sotto il profilo della sceneggiatura: forse riportando al centro di tutto, appunto, il Witcher. E serve anche una notevole attenzione a tutti quegli aspetti finora lasciati un po’ in sospeso.
Nonostante questo, personalmente nutro forti dubbi sulla buona riuscita del seguito; è tutto troppo in salita, in primo luogo il percorso di Liam Hemsworth, che non ha mai goduto della mia stima, ma questa è un’altra faccenda…
Attendiamo speranzosi, novità.