Il noir The Sinner vs True Detective
In cosa The Sinner si distingue dai noir televisivi recenti? Quando nel 2014 uscì negli Stati Uniti la prima stagione della serie True Detective, in molti ci rendemmo conto che qualcosa era cambiato. Da quel momento le produzioni di genere noir non sarebbero più state le stesse. C’era stato uno spartiacque, una cesura netta tra un prima e un dopo. Le serie poliziesche potevano finalmente ambire a un’autorialità che fino ad allora sembrava quasi esclusivamente riservata alle opere cinematografiche.
Attenzione, è ormai da parecchi anni che i prodotti destinati al pubblico televisivo mostrano una qualità maggiore rispetto al passato e The Sinner ne è un esempio. Sia per quello che riguarda la composizione del cast, sia in rapporto al lavoro di regia e di sceneggiatura.
True Detective: un nuovo genere thriller
Prima di True Detective, tuttavia, non era facile immaginare una serie crime che includesse un rapporto stretto con la filosofia e i temi più complessi della psicoanalisi anche dal punto di vista della cura dei dialoghi e della costruzione delle scene. Per quel che riguarda il cinema, sembra vi sia un rapporto di stretta affiliazione tra il noir di derivazione letteraria e alcune tra le più intense pellicole degli ultimi anni. Penso soprattutto ai film tratti dai romanzi di Dennis Lehane, nei quali spicca la difficoltà dei rapporti interpersonali, il ruolo ambiguo della famiglia e il peso di un passato ineludibile.
The Sinner: il successo
Sulla scia dei lavori di Lehane, e del successo ottenuto da True Detective, vorrei dunque segnalare una delle serie televisive più interessanti di quest’anno: The Sinner, la cui prima stagione si ispira a un testo letterario dell’autrice tedesca Petra Hammwsfhar. Inizialmente composta da otto episodi, avrebbe dovuto essere una miniserie. Così concepita venne trasmessa per la prima volta il 2 agosto del 2017, negli Stati Uniti, sul canale USA Network. I protagonisti sono Jessica Biel, nei panni dell’assassina, e Bill Pullman in quelli del detective Harry Ambrose. In seguito al successo ottenuto, nel marzo dell’anno successivo, è stata realizzata una seconda stagione di otto episodi. Del vecchio cast resta soltanto Bill Pullman.
The Sinner: la storia e il tormento
Ambrose è un uomo tormentato, si sta separando dalla moglie e vive una relazione masochista e saltuaria con una donna ambigua. In entrambe le stagioni il detective indaga su crimini efferati dei quali si conoscono sin dall’inizio sia gli autori sia le dinamiche. Seguiamo l’assassino, lo osserviamo mentre commette un omicidio, ma non comprendiamo quale sia il suo movente. Sembra che il killer commetta un gesto efferato in preda a un raptus, a un impulso improvviso, carico di una violenza cieca e ingiustificabile. Nel corso della vicenda il punto di vista dell’omicida, di cui non conosciamo ancora il passato, si alterna a quello di Ambrose.
Il colpo di scena all’avvio della prima stagione
Nella prima stagione Cora Tanetti è una madre premurosa e una moglie introversa. Un giorno, durante una gita al lago, osserva distrattamente una coppia intenta a scambiarsi tenere effusioni. Quando la ragazza diffonde sul suo smartphone un brano di rock alternativo, Cora inizia ad angosciarsi. Mentre con un coltello sta sbucciando una pera per il figlio, diventa sempre più inquieta. A un tratto, si solleva dal telo su cui era appoggiata, corre verso la coppia e con il coltello colpisce ripetutamente il ragazzo fino a ucciderlo. Non ci sono dubbi sulla colpevolezza, ma il movente dell’omicidio nasconde un mistero che si interseca con il passato di Ambrose che decide di indagare. La colpa tocca tutti, ma non sempre il colpevole è totalmente responsabile dei propri atti. Anche di quelli più raccapriccianti.
La trama
La storia si dipana tra la vita privata di Harry, le indagini, gli incontri tra il detective e la donna, e il passato di Cora che man mano emerge. Il comune denominatore delle varie linee narrative è sempre il senso di colpa. Esso è il più delle volte instillato attraverso un’educazione rigida e anaffettiva, oppure è l’esito di una mancanza. A ogni modo ha sempre che vedere con il passato e con il rapporto che si instaura tra genitori e figli. Cora ha avuto una madre bigotta e possessiva, una sorella malata di cui si sente responsabile e il desiderio legittimo di crescere libera dal giogo del peccato.
Attenzione spoiler della seconda stagione
Nella seconda stagione anche il passato di Ambrose si manifesta attraverso una serie di flashback rivelatori. Il detective deve indagare su un caso difficile almeno quanto quello di Cora. Durante un viaggio verso le cascate del Niagara, una coppia con un bambino si ferma per un guasto all’auto. Pernotta in un motel e la mattina dopo si prepara per ripartire.Julian Gross, il ragazzino di tredici anni, va a scaldare l’acqua per il tè nella sala della colazione. Torna nella camera con due tazze fumanti che porge alla coppia. Senza batter ciglio, osserva l’uomo e la donna morire tra le convulsioni, avvelenati dallo stramonio che lui stesso aveva raccolto.
I temi ricorrenti
Anche in questo caso, il senso di colpa in relazione alla famiglia, all’educazione ricevuta e al passato finiscono per essere i temi centrali della serie, ma con qualche livello di complessità in più. Le linee narrative si moltiplicano e il rapporto tra genitori e figli si dipana in tutta la sua tragica ineluttabilità. Come in ogni noir che si rispetti, appare anche la figura ambivalente di una donna determinata e misteriosa, Vera Walker, da cui Ambrose si sente attratto e respinto al contempo.
Il maggiore spazio dato ai personaggi e alle loro vicende rende questa seconda stagione ancora più convincente. Forse più dal punto di vista delle relazioni che della trama poliziesca, la quale lascia più di un nodo irrisolto e forse non presenta la compattezza narrativa della prima stagione. I dialoghi, i flashback e le dinamiche familiari, in ogni caso, costruiscono una struttura forte con personaggi credibili e mai banali.
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Laura Scaramozzino