Seconda settimana, secondo episodio per The Last of Us, la serie tv nata dal videogame del 2013 targato Naughty Dog. Cosa aspettarsi da questa puntata?
Con un aumento di ascolti del 22% rispetto alla puntata precedente, The Last of Us avrà confermato i pareri positivi che hanno consacrato l’esordio come tra i migliori di una serie HBO, secondo soltanto a House of Dragon?
Se non temi lo spoiler, continua a leggere.

Il secondo episodio di The Last of Us, la recensione
Quando si racconta di una malattia che divora il mondo intero, è sempre affascinante partire dal principio.

Così come si è vista la vena profetica anni Sessanta dell’intro relativo al primo episodio, qui c’è un’altra ricostruzione, un passo indietro che fa chiarezza su com’è nata l’infezione da fungo Cordyceps.
Siamo a Giacarta, il fungo Cordyceps trova la sua via verso gli esseri umani attraverso la farina. Quando un’epidemiologa viene interpellata per trovare un vaccino, la risposta è lapidaria e l’ineluttabilità regna fin dai primi momenti della puntata: Giacarta deve soccombere. Via alle bombe.
L’epidemiologa affonda con la sua nave: chiede di poter passare gli ultimi momenti con la sua famiglia.
Infected. Un titolo, un presagio
Il viaggio di Ellie, Joel e Tess continua sul filo della diffidenza. Chi è questa ragazzina? Perché è così importante? Perché pur se ferita non si infetta? Finire il lavoro o ritirarsi e tentare la via di casa?
Davanti a un Joel pragmatico e indurito dalla perdita, è Tess a mostrare una ruvida morbidezza, che diventa speranza quando Ellie rivela il suo segreto, l’immunità.
Nella narrativa c’è sempre un eroe che oppone resistenza alla chiamata all’azione, e c’è sempre un Grillo Parlante che invece lo persuade ad andare avanti anziché riaccoccolarsi nel guscio, tornare indietro. Tess ha questa funzione, quella di essere la prima a credere in una possibilità di salvezza per l’umanità.

Prevedibile? Certo, ma non per questo indolore
D’altro canto, la piccola puntata di un telefilm è anch’essa una storia, e il nemico di questi 50 minuti lo vedi quando l’orda di infetti è ammassata non lontano dal punto sicuro in cui si trovano i tre eroi, sbarrando loro la strada verso la meta e costringendoli a ripiegare per una via più pericolosa.
La grande battaglia che vede protagonisti Joel, Ellie e Tess si combatte contro i clicker, gli infetti senza volto, accompagnati da un suono che difficilmente si può dimenticare. La sua conclusione è un sospiro di sollievo che però sai di aver tirato troppo presto. È pur sempre una serie tv sui morti viventi, e sai bene che non bisogna affezionarsi a nessun personaggio. Mai.
Ciò che resta di Tess in The Last of Us
Esatto, Tess è infetta. La rivelazione arriva proprio quando, al punto d’incontro con le Fireflies per la consegna di Ellie, i tre trovano morti tutti i membri della squadra: c’è stato un contagio, infetti e non infetti hanno lottato tra loro. La missione è un fallimento su tutta la linea. In tasca, soltanto l’indicazione della puntata precedente: Ellie deve andare a ovest.

È proprio quando la speranza si sgretola, che capisci quanto ancora puoi soffrire, che non c’è mai limite al peggio. Come per effetto di un potente richiamo, l’orda – proprio quella che i nostri protagonisti hanno cercato di evitare in tutti i modi – si risveglia, punta il ritrovo, si dirige lì come un sol uomo.
Tess, infetta e prossima alla morte, sacrifica se stessa per permettere a Joel ed Ellie di scappare. Facile farlo quando stai per morire, si dirà, ma non bisogna dimenticare che in questa puntata Tess ha rappresentato la speranza.
La speranza non è da confondere con l’autoconservazione, o l’egoistico pensiero che in fondo, forse, la propria situazione è risolvibile. Speranza vuol dire abbandonarsi al salto di fede e fare la cosa giusta perché convinti che tutti gli altri ne trarranno beneficio. Tess ha scelto come morire: non per la mano gentile di Joel, ma in maniera orribile, per far guadagnare al gruppo il tempo necessario a scappare. Per un bene superiore persino a se stessa e alla possibilità di una morte che la preservasse.
Ciò che resta dell’umanità, The Last of Us, è tutto qui: un atto altruista, per il bene di tutti. Fare in modo che gli altri vadano avanti anche se non potrai più godere del percorso.
Da un punto di vista squisitamente narrativo, Tess investe Joel del ruolo di protagonista: ora il compito di salvare il mondo è suo, lui ha la responsabilità di Ellie.
La strada di casa è bruciata. Non si può più tornare indietro.
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