Endure and Survive, sopporta e sopravvivi. Quante volte lo si dice, tappandosi il naso davanti a una situazione difficile?
(come sempre, occhio agli spoiler)
Queste poche parole diventano il motto dei supereroi nella nuova puntata di The Last of Us, la serie HBO che, eccezionalmente di sabato notte, causa Super Bowl, ha come sempre incantato alla piattaforma NOW un numero considerevole di spettatori – quantomeno, coloro che sono sopravvissuti a Sanremo.
The Last of Us 1×05, la recensione
Joel ed Ellie a Kansas City non ci mettono molto, a finire nei guai, ormai è quasi un rituale di benvenuto. Ciò che non sanno è che in quella città la popolazione si è ribellata alla Fedra, e sotto il comando di Kathleen (Melanie Lynksey) sta dando la caccia ai delatori, ai collaborazionisti, tra cui Henry.
Henry ha una sola ragione di vita, suo fratello più piccolo. La sua colpa è stata amare troppo, arrivando a barattare la vita del fratello di Kathleen in cambio di una cura per la leucemia.
In The Last of Us 1×05 il primo mostro è l’uomo
È strano quando ciò che ti mantiene umano è anche ciò che ti trasforma in mostro. In un mondo dilaniato, quei pochi punti fermi diventano ringhiere sul baratro del non ritorno, e quando Kathleen precipita, non c’è niente in grado di farla risalire. L’odio acceca più dell’amore, ma questa non è una novità.
Joel, Henry, l’importanza di essere bambini
Joel ha rinunciato a vedere Ellie come una bambina quando le ha dato in mano la pistola, nell’episodio precedente. In questa puntata, però, ci pensa il fratellino di Henry a mettere in risalto il lato più infantile della ragazzina, e in qualche clip è bello vedere Ellie come un’adolescente alle prese con il tempo del gioco, dei fumetti, del colore.
È proprio quando pensi che tutto questo possa durare, che si torna alla realtà in cui vince chi sopporta e sopravvive.
Sì, perché Kansas City è una città di infetti, anche se non li vedi. Stanno nel sottosuolo, in attesa di emergere. E lo fanno come una manna dal cielo nel momento in cui tutto sembra che stia per precipitare. Sembrano alleati salvifici, l’elemento di caos che sbaraglia il nemico e crea quell’imprevisto che permette agli eroi la fuga.
Non aspettarti un lieto fine
Perché non c’è. Certo, tiri il respiro di sollievo quando caldeggi l’idea che i due protagonisti possano non essere più soli. Quando Joel entra in empatia con Henry comprendendone le ferite e le urgenze, riconoscendolo come simile. Ma stai guardando The Last of Us, un viaggio in solitaria che non prevede accompagnamento. E allora basta poco: basta un morso.
L’ultimo gesto di Henry
Si è parlato di ringhiere. Con la perdita del fratellino, quella di Henry si è sgretolata, e quel che è peggio è che quando senti la responsabilità della vita di qualcuno, puoi prendertela soltanto con te stesso. Cadi nel nero, senza ritorno.
Cosa resta?
Il silenzio assoluto, il rumore della pala che scava il terreno, una lavagnetta che nessuno utilizzerà più. La solitudine di Joel, le paure di Ellie. Ma per capire le ripercussioni di questa puntata, bisognerà aspettare domenica notte.