The Batman è l’ultima incarnazione su grande schermo del personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger nel 1939. Il regista Matt Reeves riesce a calibrare sul genere della detective story molteplici influenze provenienti da 83 anni di fumetti, film e videogiochi. Il risultato è un noir realistico e intricato i cui temi principali sono i limiti della vendetta, le colpe dei padri e le bugie del potere.
The Batman – In una Gotham che non dorme mai, l’intreccio è tutto
The Batman adotta l’approccio tipico del police procedural. Infatti, la trama è incentrata su un’unica, lunga indagine poliziesca, e si sviluppa in particolare attraverso la raccolta e l’interpretazione degli indizi, in un crescendo lento e costante di rivelazioni che esplode solo nel finale.
Questo configura il film come una sfida di cervelli più che di muscoli. Il che è perfettamente in linea con gli esordi a fumetti del “più grande detective del mondo”. Tra i lavori ben presenti nella mente di Reeves ci sono evidentemente Anno Uno e Il Lungo Halloween, come con Nolan prima di lui. Sia chiaro, le scene d’azione e di combattimento non mancano. Sono utilizzate quanto basta e sono (quasi) sempre ben giustificate a livello narrativo. Non particolarmente innovative, si lasciano apprezzare per l’assenza di esagerazioni e per la precisione con cui vengono messe in scena.
Ma la vera anima del film sta nel suo fitto intreccio, che collega ogni singolo personaggio in maglie strettissime. Una rete di corruzione e connivenza che fagocita persino la famiglia Wayne. Il confronto con l’Enigmista e con le sue rivelazioni costringono Batman a mettere in dubbio ogni certezza morale. Nonché a interrogarsi sul proprio ruolo in una Gotham divorata dal crimine, più marcia e perduta che mai. Attraverso la storia di The Batman, Matt Reeves vuole spiegare che il solo effetto della violenza e della vendetta è quello di alimentare un circolo vizioso, che può portare unicamente all’annichilazione dell’ordine sociale. In pratica, il regista ricorda al pubblico che Batman non ha successo quando picchia i criminali, bensì quando protegge gli innocenti. Il film resta interessante per tutta la sua durata perché riesce a calare in modo plausibile e concreto questo concetto del “proteggere e servire” in un contesto supereroico.
Robert Pattinson offre un Batman imperfetto ed ermetico
Il Batman di Robert Pattinson è inesperto e fallibile. Eppure, è freddo e calcolatore, completamente immerso nella propria missione. Cede all’emozione (rabbia, per lo più) solo in pochissimi momenti. The Batman apparentemente rispetta la filosofia secondo cui Bruce Wayne è la maschera e Batman è il vero volto. Tuttavia, la differenza tra i due, qui, quasi non si vede. Pattinson resta lapidario anche nelle rare occasioni in cui indossa abiti civili. Il suo Bruce/Batman è arroccato senza mezze misure nella propria angoscia e nella propria crociata contro il crimine. Tanto da apparire prima di tutto come un sociopatico che deve tenersi costantemente sotto controllo, e solo in secondo luogo come un antieroe impegnato a smascherare la verità.
Insomma, è un Batman minaccioso e impenetrabile, che non riesce o che non vuole recitare la parte di Bruce Wayne. A ben vedere, questo ermetismo esasperato in parte intralcia il transfert attore-spettatore che consentirebbe, normalmente, di legare col protagonista. Ad ogni modo, non lo elimina del tutto, grazie al talento dell’attore e a una maschera dagli occhi sapientemente più larghi, che gli consente di comunicare, quando serve, solo con lo sguardo.
The Batman – Un cast in cui non tutti esprimono il proprio potenziale
In The Batman il cast dei comprimari funziona a dovere, con Zoë Kravitz nei panni di una Selina Kyle per nulla sopra le righe, che ricorda moltissimo quella di Anno Uno. E con Colin Farrell nel ruolo di un altrettanto credibile Oswald “Oz” Cobblepott. John Turturro è bravissimo nel caratterizzare Carmine Falcone per contrasti: gangster dai modi affabili, pacifista privo di scrupoli. Tutto sommato, gli unici che non convincono appieno sono il James Gordon di Jeffrey Wright, che passa quasi in sordina, e Andy Serkis, che ha un minutaggio troppo risicato per far brillare il suo Alfred.
Invece, Paul Dano è disturbante nel ruolo di Edward Nashton, pur potendo contare su poche scene per recitare a viso scoperto. Questa reinterpretazione schizofrenica dell’Enigmista mostra le conseguenze dell’abbandonarsi completamente alla vendetta, alla paura, al dolore. Un abisso prodotto dalle menzogne di un sistema corrotto, in cui lo stesso Wayne rischia in ogni momento di affogare per sempre. Con questa sorta di doppione impazzito dell’eroe, è chiaro quanto Matt Reeves si sia ispirato, per The Batman, alle atmosfere di film come Saw e soprattutto Zodiac (e a Fincher in generale).
The Batman – Considerazioni finali
Addossarsi ciecamente le colpe dei propri padri, oppure vendicarli, non fa che peggiorare le cose. Neo-noir coi piedi saldamente piantati per terra, The Batman descrive con abilità la tortuosa strada che porta a cedere o meno ai propri impulsi. Per non perdere le persone che si amano e per non perdersi nei loro stessi errori è necessario qualcosa di più della vendetta. Un’aggiornamento ben raccontato della filosofia di un personaggio che non vuole saperne di invecchiare.
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