“On the road ovvero Sulla strada di Jack Kearouac è il manifesto della beat generation. Il movimento giovanile nato negli Stati Uniti del secondo dopoguerra ed esploso neglii anni ’50. Contraddistinto dal desiderio di ribellione e rifiuto delle regole, dei valori e dei canoni socialmente imposti. Per affermare un nuovo stile di vita, anticonformista e sperimentale. Che trova la sua piena espressione in ambito artistico, poetico e letterario. Rivoluzionando anche la scrittura, anche dal punto di vista stilistico.
Come e dove nasce (e cresce) la beat generation?
L’ incontro tra Kerouac, Ginsberg e Carr alla Columbia University, antiaccademici che si scontrano con la tradizione letteraria dei loro professori, dà vita a questo nuovo movimento che offre un nuovo modo di pensare. Kearouac introce l’espressione beat generation nel 1948 per designare questo fenomeno emergente. Anche se in realtà è stato Herbert Huncke ad aver originariamente utilizzato la parola beat in una precedente discussione (come riconobbe lo stesso Kerouac). Sucessivamente il gruppo si amplia e il fenomeno beat diventa sempre più contagioso. Convogliando al suo interno un significativo numero di scrittori.
Quali artisti entrano a farne parte?
Tra gli esponenti di questo movimento troviamo anche William S. Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Bob Kaufman, Lew Welch, Gary Synder, Lawrence Ferlinghetti, Jack Hirschman, Norman Mailer e Charles Bukowski. Anche se quest’ultimo ha sempre rifiutato l’etichetta di Beat.
Cosa significa beat?
L’aggettivo beat rimanda al significato di stanco o abbattuto. Utilizzato in riferimento alle condizione della comunità afroamericana di quel periodo. Ma con Sulla strada Kerouac fa sua quell’immagine e ne altera il significato, includendo le connotazioni di ottimista, beato. In realtà, non è semplice stabilire se l’aggettivo andasse considerato più in senso positivo, come una specie di beatitudine, o in senso negativo, come sconfitto in partenza.
Cosa esprimono gli scrittori beat?
Di fatto, gli scrittori beat amano tutto ciò che la vita ha da offcrire, sono in uno stato di serenità, amano il prossimo e si ispirano al cattolicesimo, al buddismo e al taoismo. Rifiutano i dogmi, l’idealismo, il perbenismo, il materialismo e i valori capitalistici. Esaltano la bellezza di un contingente che si fa portatore di trascendenza. Cercano la catarsi emotiva in esperienze estreme. Anche attraverso dolore, rabbia e disperazione. Perché nell’imminenza emotiva possono ravvisare la purezza della beatitudine.
Uno stile di vita sulla strada…
I giovani beat sono fieri di vivere al di fuori dalle oppressioni e dai condizionamenti sociali. Viaggiando liberamente coast to coast, sperimentando droghe e abbandonandosi al piacere del sesso, dell’arte e della musica. Senza farsi ingabbiare dai paradigmi tradizionalisti del posto fisso, del matrimonio e delle “buone maniere”.
Ma questo anticonformismo ha il suo prezzo. Perché dietro la loro ricerca di strade alternative spesso si avverte l’insofferenza di un vuoto di senso. Di vagabondaggi senza meta. Sempre spinti in avanti, ma col peso dei fantasmi lasciati dietro di sé. Agonizzanti sulla strada.
San Francisco e i luoghi della Beat
Nell’immediato dopoguerra, San Francisco pullulava di pittori, musicisti, scrittori che percorrevano irte strade in salita, per andare e tornare da Haight-Ashbury, presentare i propri lavori a gallerie d’arte, librerie e case editrici come la City Light di Lawrence Ferlinghetti.
Altri luoghi beat sono sparsi lungo la California, come il Big Sur. Chiamata la costa dei poeti, luogo di ritiro di Kerouac nell’estate del ’62, quando smise di rimbalzare tra San Francisco, Parigi e New York per trascrivere l’omonimo romanzo ambientato su questa costa selvaggia.
La New York di Kerouac
Kerouac a New York frequenta gli ambienti del Greenwich Village e i suoi artisti, ribelli e bohémien. In questi luoghi impara ad amare il jazz, genere musicale che condizionerà profondamente la sua scrittura. Da qui nasce uno stile melodico bebop della sua prosodia.
Sulla strada di Kerouac, la “bibbia” della beat generation
Il romanzo Sulla Strada di Kerouac, pubblicato nel 1957, è fortemente autobiografico. Pur presentando sostanzialmente una trama molto semplice è stato suddiviso in cinque parti, scritto sotto forma di episodi e ambientato negli anni ’40.
I protagonisti sono Sal Paradise, che incarna l’autore. Un ragazzo squattrinato spinto da ambizioni letterarie a viaggiare verso l’Ovest. E l’amico Dean Moriarty che, uscito dal riformatorio, vuole disperatamente vivere esperienze intense.
Affrontano insieme un “viaggio”, non solo materiale. Ma inteso soprattutto come abbandono e alienazione dalla società di massa, abbracciando quella che è la vita “sulla strada”. Che si concretizza quando i due affrontano una serie di esperienze insieme, sperimentando cose nuove e proibite. Portandoli a realizzare successivamente la loro insofferenza e incapacità di adattarsi alla società.
Un viaggio dentro e fuori
In Sulla strada di Kerouac, il viaggio va dunque inteso anche in modo virtuale. Attraverso l’uso di sostanze stupefacenti i due protagonisti si ritengono liberi di abbandonarsi ai piaceri più proibiti. Capaci di stimolare creatività e immaginazione ormai soffocate dagli ideali dell’uomo moderno.
Tuttavia, tra le pagine traspare anche il disagio dei due ragazzi. Del loro disadattamento sociale. Per quanto ciò sia frutto di una loro scelta consapevole. Al senso di liberazione del loro vivere al limite si accompagna anche un forte senso d’ansia. Di smarrimento e angoscia che il nichilismo porta con sé.
Sulla strada è quindi un viaggio di ricerca interiore, di crescita e sviluppo tra creazione e decostruzione. Che ci illumina sulle difficoltà di ridefinizione della propria identità che appartengono non solo alla “gioventù bruciata” statunitense del dopoguerra. Ma anche un po’ agli adolescenti e giovani di tuti i tempi.
Anche per questo dunque è un romanzo sempre attuale. Pur restando lo spaccato di una specifica epoca e il simbolo di quella particolare generazione. Perché i contenuti psicologici e filofofico-esistenziali di fondo restano intramontabili.
L’evoluzione della beat cultura
La beat generation si può considerare come un movimento che fa da precursore alla cultura hippy, alle lotte contro la guerra del Vietnam, al movimento studentesco. Gli autori beat infatti trattano i temi che erano allora fortemente sostenuti dal mondo giovanile degli anni settanta come la critica alla guerra del Vietnam, all’imperialismo americano e alle ipocrisie dilaganti nella società statunitense. Che portavano ancora a discriminare in base al colore della pelle o all’orientamento sessuale.
L’ influenza enorme degli scrittori beat non si ferma al solo mondo della letteratura ma ha contaminato anche altri tipi di arte come il cinema e la musica. Un chiaro esempio di influenza beat nel mondo musicale è rappresentato dal cantautore statunitense Bob Dylan che nei suoi testi raccoglie elementi cari alla tradizione beat. Come la sconfitta dell’uomo medio contro la società capitalistica o l’antimilitarismo dichiarato.
Oltre a Sulla strada di Kerouac, altri esempi importanti possono essere dati dai Beatles e dalla psichedelia dei “Doors” di Jim Morrison. La Beat Generation non ha rappresentato dunque soltanto un movimento di passaggio nella storia dell’umanità. Non è stata solo dettata dalla paura e dall’immaturità della gioventù del tempo. Ma racchiude anche un messaggio di amore, di fratellanza e di uguaglianza per un mondo migliore.
Un mondo che le anime davvero diverse, rivoluzionarie e romantiche sognano ancora di poter realizzare.