Da dove nasce “Sulla nave dell’Imperatore”? Durante un progetto di rilevazione e di censimento dei relitti di navi e aerei presenti nei fondali dell’Alto Adriatico, viene fatto un ritrovamento molto particolare. Si tratta di una nave a propulsione mista, a vela e a vapore, risalente alla seconda metà dell’Ottocento. Andrea Falconi, imprenditore marittimo, già ufficiale dello Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, con specializzazione in mine e dragaggio, istruttore internazionale di attività subacquee e Pier Paolo Zagnoni, dirigente della Regione Veneto, subacqueo e cultore di storia navale, collaboratore dell’Ufficio Storico della Marina Militare per il “Bollettino d’Archivio” e della rivista “Sub”, con la collaborazione di Nicola Odoardo Falconi, capitano della riserva dei Lagunari – truppe anfibie e commissario del Corpo Militare E.I. – ACISMOM, hanno raccontato questo importante ritrovamento nel volume “Sulla nave dell’Imperatore”, Luglio Editore, Trieste.
Abbiamo fatto loro qualche domanda per saperne di più.
Un incredibile ritrovamento
In quale occasione è avvenuta questa scoperta?
Il relitto è stato ritrovato durante l’esecuzione del progetto regionale “I relitti del golfo di Venezia – gestione e valorizzazione risorsa marina, censimento e localizzazione di tutti i relitti per la riconversione da pericoli per la pesca ad oasi biologiche e giacimenti culturali”. Si tratta di un interessante e innovativo progetto voluto dalla Regione Veneto in collaborazione con l’università di Padova – dipartimento di medicina ambientale e sanità pubblica, che ha avuto l’obiettivo di individuare, identificare e rilevare le caratteristiche dei relitti presenti nell’area geografica dell’Alto Adriatico, costa del Veneto.
L’attività in mare è durata cento giorni, durante i quali abbiamo effettuato i rilievi utilizzando sonar a scansione laterale, Multibeam e Sub Bottom Profiler. Abbiamo quindi analizzato le condizioni chimico fisiche delle acque e dei sedimenti circostanti i relitti, prodotto una corposa documentazione video fotografica, confrontato le cartografie antiche con quelle moderne, al fine di creare un database informatico in cui geo-referenziare tutte le informazioni.
Sono emersi una quarantina di siti, alcuni già noti e correttamente posizionati nella cartografia, altri mai localizzati. Abbiamo quindi provveduto ad una revisione dell’idrografia e alla redazione di schede storiche aggiornate, anche ad uso degli Enti dello Stato.
L’emozione e il relitto
Qual è stata la prima impressione che avete avuto di fronte a questo particolare relitto?
Il ritrovamento, avvenuto nel marzo del 2010, ha fatto provare a tutti noi una grande emozione. Dalle notevoli dimensioni dell’apparato propulsivo, abbiamo capito subito che doveva trattarsi di un’unità a vapore con trasmissione a ruote della prima metà dell’Ottocento.
Subito ci siamo concentrati su ciò che rimaneva delle pale laterali e sul rinvenimento della campana di bordo, che, di solito, riporta il nome e la data di costruzione della nave. In questo caso, però, purtroppo, non abbiamo rinvenuto queste indicazioni, così importanti per l’identificazione.
Un’indagine complicata
Data la scarsità di informazioni preliminari, come avete organizzato le ricerche?
Abbiamo fatto delle ricerche presso i registri navali dei Lloyd’s di Londra, per capire se fosse avvenuto un naufragio di una nave inglese nel luogo del ritrovamento, nel periodo da noi individuato, epoca in cui fecero comparsa le prime navi a propulsione mista, ma non avemmo fortuna.
Abbiamo quindi intrapreso delle ricerche presso l’Archivio di Stato di Venezia e passando in rassegna la stampa storica, impresa faticosissima, perché i giornali dell’epoca erano composti da soli due fogli riempiti con caratteri minuscoli! Ma, nonostante le nostre ricerche, continuava a non emergere alcun particolare che fosse utile all’identificazione del relitto.
“Sulla nave dell’Imperatore” e le ricerche
Qual è stata la svolta di questa lunga e impegnativa indagine?
Era ormai passato un anno e mezzo dalla scoperta ed eravamo molto delusi. Ci trovavamo a Trieste e un giorno, per caso, stavamo osservando una bancarella che vendeva alcune carte nautiche. Lì trovammo uno scritto in cui il famoso storico triestino Aldo Cherini chiedeva al progettista navale veneziano arch. Chiggiato dove fosse esattamente affondata, nel 1853, nel mare Adriatico, una nave di nome “Marianna”.
In principio non prendemmo davvero sul serio quella pista: dopo tante ricerche sbagliate, eravamo ormai disillusi. In ogni caso, iniziammo a condurre delle indagini presso la Marina Austriaca e, con grande sorpresa, trovammo subito una documentazione abbastanza esaustiva relativa al “Marianna”.
“Sulla nave dell’Imperatore” e la storia del naufragio
Cosa è emerso da questa ricerca più mirata?
Ci siamo trovati di fronte ad storia straordinaria che aveva come protagonista nientedimeno che l’Imperatore Francesco Giuseppe! L’Imperatore aveva intrapreso un viaggio nel Regno Lombardo-Veneto, che era in quel momento sotto il suo dominio. Dopo essersi recato a Verona con tutto il suo corteo, l’Imperatore andò a Venezia, dove partecipò ad un corteo in gondola.
Il giorno successivo sarebbe dovuto salpare alla volta di Trieste, ma l’ammiraglio della sua flotta lo sconsigliò di partire, per via delle condizioni meteorologiche avverse. L’Imperatore fu però irremovibile e decise di partire comunque, imbarcandosi sul “Volta”, una nave abbastanza nuova e di buon tonnellaggio, quindi più sicura. Tutta la flotta lo seguì.
Il tempo però peggiorò e la navigazione si fece difficile. Dopo sei ore dalla partenza, il “Marianna” si staccò dalla flotta, che riuscì a mettersi in salvo a Rovigno, dove l’Imperatore sbarcò e proseguì in carrozza fino a Trieste. Il “Marianna” invece si disperse in mare e tutto l’equipaggio, composto da circa 120 uomini, scomparve con la nave. Dopo due giorni, venne mandata una goletta alla sua ricerca, senza avere fortuna. Solo quindici giorni dopo, alcuni pescatori trovarono in mare e tra le reti alcuni pezzi della nave.
Il mistero del nome
È davvero strano che una nave da guerra non porti il proprio nome sulla campana: come spiegate questo mistero?
Abbiamo scoperto che, nel marzo del 1848 la nave venne catturata, insieme ad altre unità dai patrioti di Daniele Manin, in occasione della rivolta di Venezia contro la dominazione austriaca. Quindi, con grande probabilità, la campana è stata sostituita in questa occasione, oppure è stato semplicemente abraso il nome della nave. Nell’agosto del 1849, con la caduta di Venezia, la “Marianna” venne ripresa dagli austriaci.
Perché il “Marianna” è così importante nella storia navale mitteleuropea?
Questa nave è uno dei primi modelli evoluti di nave a propulsione mista. Il Marianna, infatti, sfruttava il vapore in assenza di vento. Si trattava quindi di una nave molto veloce e sicura, perché capace di contrastare gli elementi meteo e marini avversi.
Ha apportato una significativa evoluzione per quanto riguarda i mercati e la globalizzazione, perché, non essendo la sua navigazione condizionata esclusivamente dal vento, si poteva sapere con esattezza quando sarebbe arrivata alla sua meta. Venne chiamata “Marianna” in onore di Maria Anna di Savoia, consorte di Ferdinando I d’Austria.
Clara Zennaro