Il componimento poetico Spleen Baudelaire, risalente al 1857, parte della sezione Spleen e ideale, è la prima delle sei opere de I fiori del male. Dallo Spleen di Baudelaire si può uscire soltanto attraverso la morte. Le prigioni interiori ed esteriori sono invalicabili, la malinconia è uno stato latente, la bellezza della tristezza accompagna lo scorrere delle misere esistenze dell’uomo.
Charles Baudelaire, simbolista in odor di decadenza
Massimo esponente del simbolismo, di Baudelaire restano impressi i componimenti ricchi di metafore e di anafore, funzionali a far precipitare il lettore nello Spleen. Non c’è posto per la speranza in questo stato mentale, fuggire dalla malinconia è impossibile, tutto appare in piena decadenza, i pensieri si fanno bui e consapevoli dell’inutilità di ogni sforzo fatto verso la luce.
Lo Spleen di Baudelaire è caratterizzato da una profonda angoscia, da sofferenza e disagio, da noia e arrendevolezza.
Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l’esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l’horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l’Espérance, comme une chauve-souris,
S’en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Traduzione:
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa, abbracciando l’intero giro dell’orizzonte,
Una luce diurna più triste della notte;Quando la terra è trasformata in umida prigione
Dove la Speranza, come un pipistrello,
Sbatte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marci;

Spleen come perenne stato tra depressione e aspirazione ideale
Il senso di oppressione è chiaramente legato al concetto di depressione, letteralmente “premere verso il basso”. Il gesto dello sbattere la testa contro “soffitti marci” rispecchia la consuetudine di ribellarsi a ciò che ci fa soffrire, pur quando questo non porta a nient’altro che allo stremo delle forze. Spleen è lo stato che tutti, almeno una volta nella vita, provano. È la malinconia che può essere legata a ciò che non potrà mai più tornare, come l’infanzia o un amore perso. È lo stato di inquietudine che può accompagnare un periodo di transizione legato alla perdita di obiettivi.Per i più sono solo momenti, e come tali destinati a passare. Per Charles Baudelaire, invece, lo Spleen è uno stato immutabile dell’essere che caratterizza la figura del poeta – intervallato da brevi sprazzi di Ideal – un modo di stare al mondo, un funerale dell’anima, preceduto dal ronzio di ragni in fondo al cervello.