Anno 2092. L’avventura nello spazio diretta da Jo Sung-hee racconta il tentativo di salvare il pianeta Terra da una catastrofe, ed è affidata agli ultimi
Uno scenario apocalittico ambientato in un futuro prossimo – ma nemmeno troppo – quello raccontato nel film Space Sweepers. La trama si dipana nell’anno 2092, momento in cui la Terra appare quasi inabitabile e nell’orbita spaziale volteggiano i cosiddetti “spazzini”, incaricati di ripulire l’universo dalla spazzatura abbandonata e rivenderne i materiali riciclabili. Contemporaneamente, un esiguo numero di eletti abita una colonia artificiale – l’Eden – creata da un genio della scienza miliardario facente capo a un’organizzazione politica, l’UTS.
L’Eden paradisiaco nelle mani di un Dio spietato
Lo scienziato ha le stesse caratteristiche del Dio biblico: ha acquisito lo status di giovinezza eterna ed è in grado di testare il valore etico e morale di chi si interfaccia con lui, sia allo scopo di giudicare e contestare la sua opera, sia per ambire a far parte dell’élite cosmica.
Il film è un colossal in termini di effetti speciali e ricostruzioni tridimensionali, una vera e propria space opera come tanti precedenti cinematografici americani.
Un insieme di particolari per riflettere sulla deriva morale della società
Oltre all’aspetto fantascientifico, Space Sweepers rivela significati stratificati nell’intreccio narrativo e disseminati lungo il corso delle oltre due ore di film.
Sono i reietti che combattono per la salvezza del pianeta Terra, e non gli illuminati: i quattro membri dell’equipaggio della Victory – l’astronave che recupera rifiuti orbitali – sono infatti ex soldati della Guardia reale rinnegati, come Teo (Song Joong-ki), androidi con l’animo umano in cerca di una nuova identità estetica, o ex re dei narcotraffici mondiali riconvertiti meccanici come Tiger.
Come in un altro film apocalittico – Il buco di Galder Gaztelu-Urrutia – anche qui sarà una bambina il simbolo della possibilità di salvezza: Kotnim, soprannominata Dorothy. La piccola è dotata di poteri indotti da un esperimento medico che le consentono di avere capacità di ripristino della vita.
Altro punto di vista interessante è il modo in cui il regista Jo Sung-hee mostra in un primo momento gli ambientalisti come terroristi del futuro, per poi invece svelare la verità. Forse un monito, o una provocazione per chi troppo spesso si ferma alle apparenze. Infatti, gli affiliati dell’associazione di attivisti delle Volpi Nere sono rappresentati inizialmente come veri criminali, e solo in un secondo tempo vengono svelati i loro reali scopi. Così dipinte, le Volpi Nere sono sotto il mirino dell’UTS, le loro legittime rivendicazioni volte a tutelare la vita sulla Terra vengono trasformate in pericolosi tentativi d’attacco all’Eden artificiale.
La rivoluzione sociale che parte dalle minoranze
Space Sweepers è una storia complessa che dipinge in maniera distopica uno dei possibili e terribili scenari della storia dell’umanità, pur non tralasciando una punta di ottimismo in grado di fare la differenza e che non dipende esclusivamente dai numeri: in fondo molti grandi cambiamenti epocali sono stati originati dalla visione di una minoranza, e non dalla massa.