8 marzo, giornata di mimose, giornata internazionale della donna. C’è da essere allegri, perché oggi non riceveremo critiche, ma solo complimenti. E se hai colto il sarcasmo, sì, ti dico che è uno di quegli articoli lì: di chi non vuole fiori ma solo diritti.
La festa della donna è tutti i giorni
Questa è la frase che oggi leggerai o sentirai più spesso. Te la dicono, te la dici, con il sorriso sulle labbra un po’ tirato, perché ricevere le mimose oggi quando in Francia hanno cambiato la Costituzione per rendere l’aborto un diritto è un po’ come scartare un cioccolatino quando alla tua vicina di casa regalano la fabbrica della Lindt. Sorridi, sì, ma mica tanto.
Ma dicevamo: oggi è la giornata internazionale della donna. La magra, la grassa, quella in carriera e l’angelo del focolare. È pure venerdì, e allora rientrano appieno i bonus discoteca, come se far entrare gratis le donne non voglia dire guadagnare di più con tutti gli uomini che offriranno loro da bere nella speranza di fare bingo.
La festa della donna è tutti i giorni, comunque. Oggi, però, hai il plus mimosa. In teoria, un piccolo reminder di quanto la donna sia preziosa e al contempo economica, visto lo stipendio medio delle lavoratrici.
Con queste tre considerazioni voglio dimostrarti che io ci provo, a essere felice per questo 8 marzo, anche di sole, ma che c’è qualcosa in me che proprio si oppone. Un po’ come l’opinione pubblica alla copertina de “L’Espresso”, quella in cui Chiara Ferragni si pensa pagliaccio.
La letterina dell’8 marzo
C’è chi la fa a Babbo Natale, io la dedico alla signora Autodeterminazione, che se vale per i popoli interi vorrà dire qualcosa anche per il singolo, no?
La lettera sarebbe più o meno così: “Cara Autodeterminazione, aiutami a stabilire cos’è meglio per me senza che mi giudichino per questo. Aiutami a essere serena, nel mio corpo e nella mia mente, senza soffrire lo sguardo di chi afferma che la mia realizzazione debba risiedere nella maternità. Dammi la forza di passare questa festa della donna 2024 indenne, perché il prossimo che mi paragona l’aborto al femminicidio mi manda in galera. Dietro le sbarre non avrei altro da fare che scrivere un libro, Autodeterminazione. Nessuno vuole un mio libro, fidati, quindi mettici mano tu. Grazie.”
Festa della donna e femminismo
Chiedo scusa, comunque. Ho fatto una cosa sbagliata come un’oliva nera in un Martini cocktail. Doveva essere un pezzo sulla festa della donna, e invece ho pontificato su tutto quello che non va. A volte dimentico che donna e femminismo non camminano sugli stessi binari, perché essere donna non vuol dire in automatico voler cambiare uno status quo incentrato sulla disparità di genere. Per coerenza – perché anche quella è donna – bisognerebbe dire qualcosa anche a tutte le donne a cui la vita sta bene così com’è.
E allora, ecco qualcosa: beate voi.
Sono mortalmente seria, mentre lo dico. Beate voi che avete trovato la vostra autodeterminazione, affidandola alle braccia di chi vi fa sentire sicure. Beate voi che avete realizzato tutti i vostri desideri perché rientrano tra ciò che ci è concesso fare. Beate voi che ritenete giusto dare a ogni feto la possibilità di vivere, che il sabato sera siete contente di stare a casa in jeans perché le minigonne sono roba da donnacce.
Io non mi sento beata, vivo una tribolazione costante, un’oliva alla seconda spremitura. Ho fame d’altro, e nei fatti più che nelle parole mi viene detto che volerlo, questo altro, non va bene. Che la scelta sbagliata mi rende donna a metà, che sarò indipendente ma sola, infelice.
I fatti mi dicono che se vuoi tutto ti ritrovi pagliaccio sulle copertine dei giornali. Come non è mai successo per uomini che hanno avuto davvero tutto e non hanno saputo tenerselo. Perché il nostro mondo è più piccolo, e quando si è donna anche la minima caduta genera una voragine. Perciò, buona festa della donna 2024, ragazze. Lottiamo insieme per allargare confini.
Con amore e disperazione.