L’accordo tra Meta e Siae per la fruizione dei brani musicali sui social è saltato. Sono giorni, ormai, che su Facebook e Instagram spopolano, al più, i contenuti originali. Si è visto qual è il possibile futuro per Meta, la possibilità che questa scissione favorisca l’uso di TikTok o YouTube a discapito di Instagram, per esempio, ma non si è ancora parlato bene di questa scissione tra colossi dal punto di vista della Siae.

Mancato accordo Meta Siae: al via le e-mail
Prende parola la Siae con una mail inviata ai suoi iscritti. La Società Italiana autori ed editori ha tenuto, infatti, a essere trasparente con chi ha intrapreso con lei un rapporto di fiducia circa l’utilizzo delle proprie opere.
Principale motivo del mancato accordo tra Meta e Siae è la trasparenza. Meta non ha condiviso i dati necessari a stabilire un pagamento equo tra le parti per la fruizione delle canzoni nei contenuti Facebook e Instagram (post, storie, reel). Ciò rappresenta una violazione delle Direttive Europee sul Copyright stabilite in questo ambito.
Dunque, Meta si è presentata con un conto forfettario a cui Siae si è opposta, mettendo i puntini sulle i.
Chi paga le conseguenze del mancato accordo tra Meta e Siae?
Le conseguenze di questo mancato accordo, com’è prevedibile, ricadono su chi ha il maggior interesse nell’utilizzo dei contenuti: autori e creators.
Il mancato accordo tra Meta e Siae impedisce alle opere di poter essere utilizzate, e di conseguenza gli autori di queste opere incorrono meno, molto meno, nella possibilità di poter diventare ‘tormentoni’. Un esempio in tal senso è l’enorme successo riscosso dal balletto sui social tratto dalla serie Mercoledì, disponibile su Netflix, o dalla numerosa quantità di video umoristici che vedono protagoniste le canzoni di Sanremo.

Parlando di visibilità, sebbene questi brani siano disponibili su YouTube e Spotify, nei termini del linguaggio social contemporaneo è un enorme danno per chi produce musica. La Fimi (Federazione industria musicale italiana) ha stimato un danno di circa 20 milioni di euro.
I creators, dal loro punto di vista, vedono diminuire a vista d’occhio la possibilità di scalare le vette dei social sfruttando musica in trend, e rischiano dunque di produrre contenuti dalla visibilità minore. Anche questo, per quanto riguarda accordi, pubblicità e ricavi, è un danno non da poco per chi vive della produzione di contenuti sui social.
Quale futuro per la musica sui social?
La Siae non è pronta a cedere a quello che viene visto come un ricatto da parte della società di Mark Zuckerberg. Il lavoro ai fianchi è ancora tutto aperto e la possibilità di un accordo non è da escludere del tutto.
La società italiana autori ed editori è stata la prima a osteggiare questo trattamento da parte di Meta, e chissà che non venga seguita da tutti gli altri Paesi che, fino a ora, si sono accontentati del forfettario proposto ma che al momento del rinnovo del contratto potrebbero decidere di alzare la testa.
Che sia l’inizio di una rivoluzione contro la Silicon Valley?