Ai tempi, quando ancora non era Presidente della Repubblica, qualcuno ancora oggi conosciuto come uno dei più autorevoli, schietto e politically correct che rispondeva al nome di Sandro Pertini, così gridava via radio presso il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia:
Cittadini, lavoratori!
Sandro Pertini
Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista,
per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine.
Come a Genova e a Torino,
ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!
Era un grido di battaglia e insieme di speranza in nome della libertà, con cui invitava partigiani e civili a esporsi in modo evidente, al fine di insorgere contro i nazifascisti. In quel momento Sandro Pertini si trovava a Milano e correva il giorno 24 aprile 1945. Da parecchi mesi diverse formazioni partigiane avevano ingaggiato una resistenza contro la repubblica tedesca e la neonata repubblica di Salò nell’Italia settentrionale.
Festa della Liberazione: la linea Gotica
Le truppe inglesi e americane erano impegnate lungo la linea Gotica, la poderosa opera difensiva costruita dall’Esercito tedesco nei pressi dell’Italia centro-settentrionale, durante le fasi finali della campagna d’Italia.
Gli alleati, nelle prime ore del mattino di sabato 21 aprile, irruppero a Bologna, sebbene i partigiani controllassero pedissequamente tutti i punti nevralgici della città rossa, a partire dal Comune cittadino fino ad arrivare alla Questura. In serata, Bologna era finalmente una città libera.
Nei giorni successivi l’irruzione delle forze alleate, la voglia di libertà si sparse a macchia d’olio e insorse Genova, seguita da Torino, raggiunta da veri e propri eserciti di partigiani. Grazie a una vera e propria azione combinata, l’intera armata composta da Resistenza italiana e forze alleate costrinsero i soldati tedeschi alla ritirata.
25 aprile 1945: Milano insorge
Ma ecco il giorno fatidico: il 25 aprile 1945 insorse Milano, raccogliendo l’invito allo sciopero generale proclamato da Pertini la mattina precedente, via radio.
Gruppi di partigiani si riversarono in città, occupando fabbriche come punto di appoggio e redazioni dei giornali. Il “Corriere della Sera”, il quotidiano più importante a livello nazionale, diede la propria disponibilità per stampare i primi articoli che annunciassero la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como, dove venne catturato il giorno 27 e barbaramente ucciso il giorno successivo.
Lo stesso giorno, a Milano si tenne una delle più grandi manifestazioni cittadine per celebrare la liberazione dal giogo tedesco. Gli americani entrarono in città il 1 maggio.
La Festa Nazionale della Liberazione
L’anno successivo, a guerra conclusa, un decreto legislativo del governo italiano provvisorio, datato 22 aprile 1946, poi tramutato in legge n. 260/1949, grazie all’intervento di Alcide De Gasperi, sentenziò che il giorno 25 aprile potesse essere dichiarato “festa nazionale” e considerato come “anniversario della liberazione”. Questa è la ricostruzione storica dell’ anniversario della Liberazione.
25 aprile: perché si festeggia?
Nonostante rappresenti ormai un evento caduto in disuso, dimenticato da giovani e adulti, è importante ricordarlo per l’essenzialità del termine “sentirsi libero, in Italia”. Spesso ci si imbatte in polemiche alquanto inutili senza porsi delle fondamentali domande. Quanti italiani:
- hanno ben chiaro lo sforzo delle passate generazioni perché si potesse godere il Paese così com’è oggi?
- hanno compreso il significato di potersi esprimere o di poter agire secondo le proprie necessità, senza alcuna preclusione di sorta?
Oggi si tende a considerare la realtà attuale dell’Italia come qualcosa di scontato. Bisognerebbe invece ritenersi orgogliosi di celebrare una tale data storica, figlia di un altro tempo, sicuramente, ma altrettanto figlia di dolorose perdite che, almeno per rispetto, andrebbero mai dimenticate.
Ricordarla, quanto meno, come punto di partenza verso il presente. Forse, ne vale la pena, anche se non si conosce la storia.
Viva la libertà!