Spesso e volentieri, sì. D’altra parte, serie tv e film tratti da libri presuppongono investimenti sostanziosi che non vengono pianificati se non si ritiene che ci siano ottime possibilità di recuperarli. E se un libro ha funzionato bene, è probabile che la struttura narrativa di partenza sia già piuttosto buona. Ma non è una legge scolpita nella pietra…
Best-seller non significa box office
Ovvero: grandi vendite in libreria non significa per forza grandi incassi al botteghino. Non è detto che una storia perfetta per la carta (stampata o digitale) funzioni bene anche per lo schermo, di delusioni ce ne sono state parecchie negli anni e scrivere sceneggiature non è uno scherzo. Qualche esempio di deludenti serie tv e film tratti da libri? The Shannara Chronicles, dalla serie di romanzi di Terry Brooks. Oppure Macchine mortali, dal best-seller di Philip Reeve (e lì c’era Peter Jackson tra i produttori!). Anche la miniserie tv tratta dai Pilastri della terra di Ken Follett, diversi decenni or sono, è passata abbastanza inosservata. Per non parlare del recente flop del Cardellino, tratto dal celebre romanzo di Donna Tartt, che nel cast vantava, fra gli altri, la presenza di Nicole Kidman.
Quindi no, non è detto che uno scrittore che fa grandi numeri sia garanzia di successo; mentre, a volte, opere che sembravano un po’ complicate per l’adattamento, un po’ troppo intense o cervellotiche, sono invece esplose in tutta la loro potenza comunicativa. Pensiamo alla serie tv Il racconto dell’ancella, dal libro di Margaret Atwood, oppure a quel fenomeno mondiale che è diventato Il trono di spade, dalla serie di libri (tuttora incompleta) di George Martin. Insomma nulla è mai scontato.
King & Kubrick
Pensate: anche in alcuni casi di successo di serie tv e film tratti da libri, non è scontato che l’autore del libro originale rimanga soddisfatto. Difficile conoscere tutte le circostanze in cui ciò è accaduto, anche perché nessun autore vuole mettersi a polemizzare quando una sua opera letteraria esce al cinema o in televisione; si cerca sempre di sostenere il lavoro di chi ha realizzato l’adattamento filmico. Ma un caso importante lo conosciamo: è quello di Stephen King, alquanto deluso dalla versione che Stanley Kubrick diede del suo Shining.
Quando è uscito, molti recensori non erano entusiasti, e io ero fra questi. Al tempo ho tenuto la bocca chiusa, ma non me ne importava granché… ed è così tuttora, perché il personaggio di Jack Torrance in quel film non ha un arco narrativo. Nessun arco, nel modo più assoluto. Quando vediamo per la prima volta Jack Nicholson, si trova nell’ufficio di mister Ullman, il manager dell’hotel, e già lì è matto come un cavallo. E tutto quello che fa è diventare più matto. Nel libro, è un tizio che vive un conflitto con la sua sanità mentale, e alla fine impazzisce. Per me, questa è una tragedia. Nel film non c’è alcuna tragedia, perché non c’è alcun cambiamento.
Stephen King
Da tenere presente quando fantastichiamo sul cast ideale del nostro romanzo nel cassetto, o sul regista ideale. Perché perfino lo zio Stephen (a cui le trasposizioni sullo schermo dei suoi libri non sono mancate) ha avuto le sue delusioni.