Sacha Naspini è un autore originale. Non nel senso che cerca sempre storie nuove, ma per il fatto di cercare anche, in quelle storie, l’angolazione nuova, la particolarità che significa qualcosa. Oltre la semplice trama.
Prima di Nives
Di storie insolite e dense, Naspini ne ha scritte diverse. Le case del malcontento mette in scena passioni, mediocrità e delitti che sembrano quasi più adatti a un romanzo ambientato nella zona portuale di una grande metropoli, piuttosto che in un borgo arroccato nell’entroterra toscano. Ossigeno è un intreccio di personaggi che rivoluzionano l’uno la vita dell’altra, svelando un segreto indicibile e ritrovandosi obbligati chi ad andare avanti con un fardello troppo pesante, chi a guardare indietro nell’incredulità di eventi che non avrebbe mai potuto immaginare. I Cariolanti parla di un uomo, Bastiano, che da piccolo è cresciuto nascosto in una sorta di rifugio sotterraneo, e questo trauma condizionerà tutta la sua vita. Ma è con Nives che succede qualcosa di davvero nuovo.
Una telefonata lunga una vita
Con Nives, il passo avanti. La fabula non è poi così originale, è la cronaca della vita di una donna e dei suoi amici, familiari, conoscenti lungo gli anni, dalla giovinezza alla vecchiaia. Con un “normale” repertorio di sentimenti negati, corteggiamenti, rifiuti, corna, drammi, tragedie. A fare la differenza è la scelta dell’intreccio, quindi dell’ordine in cui gli eventi sono raccontati, insieme allo stratagemma della telefonata. Un lungo dialogo in cui tanti nodi vengono al pettine senza quasi che la protagonista lo desideri, e di sicuro senza che lo avesse premeditato. È come se Nives e Loriano cedessero alla necessità, dopo anni, di scoprire le carte sulla tavola.
Sono entrambi in vista dei settanta, dove il grosso è andato, se c’era da scrivere una storia adesso questa si avvia verso la conclusione. Mi piaceva l’idea di fotografare quei personaggi così, metterli di fronte ai loro orizzonti (passati e futuri). E tentare il colpo di mano rovesciando verità, convinzioni – insomma, riaprire partite considerate chiuse da decenni. “Nives” si sviluppa al novanta per cento in una telefonata. Nasce tutto da una gallina che resta ipnotizzata davanti alla pubblicità di un detersivo. La domanda che strilla di fondo è la stessa riportata in bandella: Com’è scoprire di aver vissuto all’oscuro di sé?
Sacha Naspini, da un’intervista a Il Giunco
La ricerca della propria identità, tema ormai dominante nella cultura e nella narrativa contemporanea (ne parlavamo pochi giorni fa, a proposito della Vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante). L’identità di Nives, Sacha Naspini la tira fuori in poco più di cento pagine e una telefonata.