Alberto Angela ha presentato a Più Libri Più Liberi il suo ultimo lavoro sull’imperatore Nerone, edito Harper Collins. A dispetto della damnatio memoriae a cui è stato condannato, l’ultimo esponente della dinastia giulio-claudia non poteva riscuotere successo maggiore.
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Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore
Delirante, lo sguardo folle mentre canta l’incendio di Roma paragonandolo a quello di Troia. Così immagini Nerone nel 64 d.C., proprio come viene presentato in Quo vadis, il film del 1951. D’altro canto, come biasimarti? È la Storia che parla di lui in questi termini, restituendo ai secoli successivi l’immagine di un pazzo.
Gli storici sanno, ormai, che Nerone era molto più di quell’ometto ubriaco di potere descritto da Svetonio – una vera e propria “Novella Duemila” dell’antichità. Alberto Angela, presentato il suo ultimo lavoro relativo proprio a questo imperatore, dà voce ad anni di rivalutazione e ricerca.
Il celebre divulgatore, infatti, per la stesura della sua opera si è avvalso di un team esperto di storici, consulenti preziosi che hanno ricostruito insieme a lui un ritratto più verosimile e umano dell’imperatore anche e soprattutto alla luce di una forma mentis che, se crudele per il mondo contemporaneo, rientrava perfettamente nei canoni dell’antica Roma.
Una storia contemporanea
Assistere a una lectio magistralis di Alberto Angela è un evento prezioso, se non una meraviglia. Quando si parla di storia antica, la difficoltà dello studioso è sempre quella di mantenere viva l’attenzione di un uditorio che potrebbe distrarsi facilmente, in special modo perché si tende a considerare la storia come un susseguirsi di azioni lontane, date e avvenimenti anche se in realtà è molto, molto di più.
Alberto Angela, invece, abbatte ogni distanza modificando non soltanto l’approccio alla materia ma anche il linguaggio. Riporta la storia in una dimensione orizzontale, spogliando l’argomento di ogni pretesa lessicale accademica per tenerlo più vicino al suo pubblico.

Divulgare con intelligenza vuol dire mettere le persone in condizione di capire. Ecco perché Nerone diventa un vero divo, appassionato di velocità, di sfide, di arte. Ecco perché i suoi concerti di giorni diventano rave party e l’omicidio di Agrippina si traduce in un bisogno di affrancarsi dal genitore – con i mezzi di un Augusto, ovvio.
È poi così lontano?
La storia, si sa, viene scritta dai vincitori, e di certo l’imperatore Nerone non ha avuto la possibilità di raccontare la sua versione. Ma in soccorso arrivano loro, le fonti, testimonianze del passato che aiutano non tanto a studiare, quanto a comprendere.
Le fonti raccontano di comportamenti demagogici che hanno fatto di una minoranza – quella costituita dalla comunità cristiana – la colpevole dell’incendio che ha sconvolto Roma. Alla luce delle fonti, l’esecuzione dei cristiani ordinata da Nerone non è molto diversa dai grandi processi mediatici che la modernità piazza ogni giorno sotto il naso degli spettatori, quelli che placano la necessità di un colpevole, il bisogno di puntare il dito.
Le fonti insegnano che le epoche potranno anche susseguirsi, ma ciò che le caratterizza davvero è il modo in cui si affrontano le crisi, non la natura delle stesse, sempre uguali. Nerone era un professionista del problem solving, le sue decisioni impopolari l’hanno reso inviso alla classe dirigente senatoria, non al popolo. Avere i senatori contro, si sa, non porta mai a niente di buono.

Chi è, allora, Nerone?
L’imperatore Nerone è uno spartiacque. In sé, raccoglie le ultime stille della dinastia di Giulio Cesare, tramite madre raccoglie l’eredità di un impero formato a misura giulio-claudia. Il suo assassinio segna in modo violento il passaggio, il ‘cambio gestione’ da un governo di senatori a un governo di pretoriani. Galba, Otone e Vitellio sanno che chi non paga i soldati ha finito di regnare.
La morte di Nerone consegna Roma al caos, fino all’inizio della dinastia flavia, con Vespasiano. Ma questa è un’altra storia, ancora.
Leggere Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore non soltanto è la conclusione perfetta degli studi di Alberto Angela a partire dall’incendio, ma insegna soprattutto l’immenso valore della curiosità. La storia è fatta di tante domande e dalla voglia di avere risposte, e sono proprio questi continui stimoli che fanno crescere la necessità di studiare e divulgare.