Nel romanzo Il canto di Calliope, la scrittrice Natalie Haynes dà voce ai personaggi femminili della più famosa guerra del mondo antico
È una Calliope decisa, quella traspare da questa citazione. Nella versione della guerra di Troia scritta da Natalie Haynes, la musa osserva Omero con un misto di sufficienza e di curiosità, e prende la decisione di cantare la sua storia in maniera inaspettata, relegando principi e guerrieri sullo sfondo mentre, in primo piano, avanzano le donne dell’Iliade e dell’Odissea, dell’Eneide di Virgilio, delle tragedie di Euripide e di altre opere antiche da cui Hayes ha tratto ispirazione e informazioni.
Il canto di Calliope (uscito nel 2019, finalista nel 2020 al Women’s Prize for Fiction e pubblicato anche in Italia la settimana scorsa) adotta una pluralità di voci narranti, cercando una sorta di sguardo collettivo che abbracci diversi punti di vista dai quali scrutare tanto le mura di Troia, quanto la flotta degli Achei. Ecabe, Penelope, Pentesilea, Cassandra, Andromaca, Ifigenia sono solo alcuni dei nomi con cui si apre ciascun capitolo, deputato a ospitare una voce che nel corso dei secoli non ha mai potuto emergere con la meritata chiarezza.
Ma la guerra di Troia, puntualizza Haynes, è solo uno dei grandi eventi storici in cui le donne hanno subito gravi ingiustizie e sono poi state ignorate, motivo per cui libri come questo sono necessari. Parlando ad esempio di un documentario che aveva visto sul genocidio nel Ruanda, spiega:
Moderne visioni della guerra di Troia: tre illustri precedenti
Il canto di Calliope non è certo il primo libro a ripercorrere l’evento della guerra di Troia, né il primo a riprenderlo da un’angolazione inedita. Già negli anni Ottanta un’autrice lungimirante come Marion Zimmer Bradley, oltre a rivedere in chiave femminile il ciclo bretone con i sette romanzi che compongono il Ciclo di Avalon, aveva descritto la guerra fra Achei e Troiani vista dagli occhi di Cassandra, nel romanzo La torcia (1987).
Più recenti sono La canzone di Achille (2011) di Madeline Miller e Il silenzio delle ragazze (2018) di Pat Barker. Rispetto a Zimmer Bradley, che si affida agli occhi di qualcuno che vive all’interno delle mura, Miller e Barker si spostano nell’accampamento greco; la prima si concentra sulla storia d’amore fra Achille e Patroclo, che va a intrecciarsi con la partenza per la guerra e i combattimenti sotto le mura di Troia; la seconda cede la narrazione a Briseide, che da sacerdotessa di Apollo diviene schiava di Achille e osserva con lo sguardo di una troiana le diatribe e i sommovimenti fra gli Achei.
Il silenzio delle ragazze è stato finalista anch’esso al Women’s Prize for Fiction, nel 2019, mentre La canzone di Achille lo ha vinto nel 2012: la scelta di ripercorrere una storia già nota, ma in modo da conferire la giusta attenzione a personaggi rimasti in ombra, pare incontrare il favore dei critici e dei lettori di oggi.