È strano sentirsi legati a qualcuno che non hai mai conosciuto di persona. Qualcuno che non sa neanche chi tu sia e per cui, con tutta probabilità, sei solo un puntino tra i sette miliardi che animano il pianeta. Eppure, succede. A me, alla mia generazione, a quella prima ancora. Succede.
Succede che sei una bambina davanti al televisore e tra un notiziario e un varietà vedi, tra le tante, una figura potente vestita di un colore improbabile che – è inevitabile – ti attrae. E così, piccola e ignorante dei meccanismi del mondo, ti affezioni alla Regina Elisabetta. Di nuovo, non sai perché. È successo e basta.
Pian piano, scopri che quella nonna dai colori accesi e l’aura maestosa, Maestà lo è davvero. Abita in un castello, la Regina Elisabetta, ha dei figli che sono principi, duchi, esempi. Esempi, sì, vengono cresciuti in questo modo. Pensi che vivere con loro, come loro, sarebbe un sogno.
Che vuoi saperne, tu, sei piccola.
Dicono che con l’arrivo dell’età adulta arrivi anche la disillusione, che crescere metta a nudo l’ipocrisia, sempre a braccetto con un compromesso che ti vede perdente. Certo, forse è anche questo, la crescita, ma penso che il vero senso del diventare grandi sia quello di allargare la portata della comprensione. Quando sono cresciuta, la mia passione per la Corona inglese, per la Regina Elisabetta, non è venuta meno, anzi, si è trasformata in ammirazione: finalmente ho compreso. Cosa? Che la Corona porta con sé responsabilità e l’enorme peso di dover fare attenzione a ogni minimo gesto; che è dura, la vita, quando ti mostri, parli e ti muovi in un mondo dove l’istituzione è la regola, e la regola è una grossa percentuale della tua quotidianità. Quando comprendi che anche il vestito più sgargiante ed estroso reca con sé un significato al di là del volitivo gusto capisci che tu, la vita che fa lei, non riusciresti a sopportarla neanche per un giorno.
I sovrani inglesi hanno più diritti che doveri, il compromesso che li vede vivere nel castello dei sogni, amati dalla folla, forse non li vede così vincenti. La sovranità è un manto dal peso cospicuo e la Regina Elisabetta ha caricato questo fardello sulle proprie spalle, sempre più piccole, per settant’anni. Sono stati pochi, i momenti veramente suoi, quegli attimi preziosi che spero abbia tenuto con sé fino all’ultimo. La Regina, per me unica e sola, ha accompagnato la storia del mondo intero, in parte guardandolo cambiare e in parte ponendosi come protagonista del cambiamento stesso. Ha stretto la Storia tra le mani, diventando storia a propria volta. Nell’arco di una vita, come il tempo che passa, è stata una costante.
Che fare, allora, quando la costante si spezza?
Fermati, respira. Saluta.
Non esistono parole per colmare quest’assenza di peso esiguo e dirompente immensità.
Ci mancherai.