Dopo aver terminato tutte le scorte di fazzoletti durante la visione del terzo episodio della serie HBO The Last of Us, è necessario riprendere il cammino. Un po’ per fare rifornimento di tutta la carta assorbente in circolazione, e un po’ per vedere l’evoluzione del rapporto tra Joel ed Ellie.
Si comincia, allora: direzione Wyoming.
(E sì, la recensione è facile allo spoiler)
The Last of Us 1×04, Please hold my hand
Chi è poco attento definirebbe questa puntata come un episodio di transizione. Di fatto, si lascia una situazione iniziale per intraprendere una nuova tappa del viaggio. È necessario conoscere la nuova realtà con cui si entra in contatto, la realtà di Kansas City.
Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) deviano dal percorso originale a causa di una galleria ostruita. A Kansas City, però, devono fare i conti con un male che è ancora peggiore degli infetti: l’uomo.
In città domina un gruppo esteso che fin da subito prova a fermare i nostri eroi. Joel risponde in prima battuta con violenza, a cui segue altra violenza. Ciò che emerge è l’uomo diffidente verso il proprio simile, una civiltà martoriata in cui, per sopravvivere, ognuno dà spazio al mostro che ha dentro e vi si lascia dominare.
Così lo straniero diventa nemico e la morte trasformista. Può essere il ragazzino che chiede aiuto dalla strada, o quello che ti sveglia in piena notte puntandoti addosso una pistola.
Ma può essere anche Ellie, in quello che sembra un primo, maldestro tentativo.
Il valore protettivo della violenza in The Last of Us
Sembrano due parole così lontane, vero? La protezione ha un suono caldo, la violenza è sferzante già sulla punta della lingua, uno scatto rapido come un colpo di pistola.
È interessante prendere nota del fatto che, in The Last of Us, sporcarsi le mani possa essere una forma d’amore. Fa sentire forte un’umanità lacerata che cerca a tutti i costi di tenere vicini i lembi di sé.
E così, Ellie uccide. O meglio, ci prova. E a nulla valgono le suppliche dell’aggressore/ragazzino, lei e Joel lo fanno fuori ma non per mera sopravvivenza, ma per farcela insieme.
È questa una sveglia potente per Joel. Lui, proveniente da quella che ormai è definibile come un’altra epoca, ci ha provato fino all’ultimo a preservare l’innocenza di Ellie, tenerla lontana dalla spirale di morte e sangue di cui ormai è fatto il mondo. Ma alla fine deve arrendersi, arrendersi al Cordyceps e alle nuove regole.
Una potente presa di coscienza
Dandole una pistola, Joel tratta Ellie da pari. E forse, questo è il modo migliore per iniziare a instaurare un legame: capire che, in fondo, non si vive su due mondi diversi ma si condivide la stessa realtà, quella in cui l’amore ha lo stesso odore della polvere da sparo.
Dunque sì, Please hold my hand è un episodio di transizione. Ciò non toglie che i momenti in cui ogni cosa cambia non sono annunciati e non hanno bisogno di grandi boati. Il resto è tutto da vedere.