Zerocalcare torna sul piccolo schermo con la serie Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo. Sono tanti i motivi per cui questa serie ha fatto discutere, un po’ per temi trattati e un po’ per l’inevitabile confronto con Strappare lungo i bordi.
La verità è che Questo mondo non mi renderà cattivo non può essere apprezzato da tutti. Ed ecco perché.
Questo mondo non mi renderà cattivo
Di nuovo a Roma Est, di nuovo Zero, Sara, Secco e la voce dell coscienza, l’Armadillo, alle prese con un gruppo di neonazisti che vuole chiudere un centro di accoglienza. Tra questi anche Cesare, amico d’infanzia di Zero, un po’ carnefice e un po’ vittima delle sue stesse azioni.
Andando oltre la vicenda politica e mortalmente reale come quella dell’accoglienza ai migranti, Zerocalcare in Questo mondo non mi renderà cattivo affronta diversi temi che sembrano quasi generazionali, facendosi voce di quella specie di limbo temporale rappresentato dai nati negli anni Ottanta.
Chi sono quelli nati negli anni Ottanta?
Quelli nati negli anni Ottanta sono figli del posto fisso, della triade mutuo, casa e famiglia, di genitori che hanno vissuto una congiuntura economica favorevole e, per questo, sono cresciuti con un’idea ben precisa di come gestire la propria vita.
Il cambio secolo, il mutamento repentino del mondo del lavoro, la nascita di nuove professioni, un po’ ha sconvolto quelli nati negli anni Ottanta, impantanati in un gioco dell’oca di cui hanno le regole codificate in fronte ma che non rispecchiano più una situazione attuale modellata sull’incertezza e una buona dose di improvvisazione.
Quelli nati negli anni Ottanta, in Questo mondo non mi renderà cattivo, hanno due scelte: dare la colpa a qualcuno per una sorte non sempre eccelsa o prendere atto della propria esistenza e restare coerenti con i propri ideali, barcamenandosi in un presente che fa a pugni con ogni premessa.
Questo mondo non mi renderà cattivo: barcamenarsi e ricominciare
Ci sono due tipologie di personaggio, in In questo mondo non mi renderà cattivo: chi si barcamena e chi cerca di rimettere in piedi la vita da dove l’aveva lasciata. In questo quadro spicca la presenza di Cesare, amico d’infanzia di Zero che torna nel quartiere dopo anni passati in comunità, fuori da un mondo da cui poi non ci si sente rappresentati.
Cesare ha difficoltà a reinserirsi, trova rifugio nelle uniche persone che raccolgono il suo disagio e lo indirizzano verso il prossimo, verso il migrante. Sì, perché per ogni difficoltà c’è un colpevole, anche se quel colpevole è del tutto estraneo alle proprie vicende. Stare dalla parte di chi punta il dito, però, fa sentire ascoltati e rappresentati. Un’etichetta che fa comunità, in un certo senso.
Dall’altro lato vi sono Zero e i suoi amici: coerenti, coscienti. Tutti loro scelgono di vivere in un mondo che è vero, non li rappresenta, ma che non può neanche cambiarli. Padroni delle proprie scelte, queste persone le rivendicano perché non è il mondo a rendere cattivi ma le azioni del singolo, i cuori marci.
Una serie Netflix da guardare
Assolutamente sì, anche se magari le generazioni successive potranno rivedersi in ben poco, perché il nuovo mondo è nato insieme a loro (e forse è giusto così).
Questo mondo non mi renderà cattivo è molto diverso da Strappare lungo i bordi, non perché venga meno l’elemento personale della vicenda, o perché le parole di Zerocalcare premono corde diverse, giocando con diversi gradi di nostalgia.
Questo mondo non mi renderà cattivo è diverso perché è crudo, contemporaneo, atterrisce anche se sembra leggero, si ride tanto. Impossibile non pensare a tutte le volte in cui si è resa complicata una cosa semplice, o a quando un po’ ci si arrocca nei propri successi e si ha bisogno di un piccolo ritorno alla realtà per capire che non si è soli e bisogna ritornare nel contesto.
Promossa, la serie Netflix di Zerocalcare è promossa. Inutile fare il raffronto con la precedente, sono due diversi tipi di una bellezza che, però, resta totale.