I cortei erano quattro, a Bergamo, uno per ciascuno dei colori del logo di BGBS23: rosso, giallo, azzurro e blu. Azzurro e blu sono i colori di Brescia, rosso e giallo quelli di Bergamo.
Nelle due città i cittadini protagonisti delle marce hanno sfoggiato con orgoglio i colori di quella che fino a poco tempo fa era una rivale, un cliché da deridere o qualcosa da considerare lontano da sé. Bergamo e Brescia non si conoscevano, si ignoravano o, peggio, rivaleggiavano in tutto: bellezze artistiche e naturali, storia, cucina, vino, calcio, imprese, ricchezza pro capite. Tutto.

Il Covid ha unito due città rivali nella Capitale della Cultura 2023
A farle scoprire uguali, sorelle, è servita la tragedia del Covid. Una pandemia che, in queste terre, è stata impietosa più che altrove. Nel maggio 2020, provati e spaventati, i sindaci di Bergamo e Brescia hanno avuto lo stesso sguardo di speranza, la stessa mano tesa verso l’altro per provare a fare questa “cosa” della Capitale della Cultura insieme. “Cosa”, sì, perché chi tra tutti loro nei municipi e tra i ventunmila a Bergamo e forse altrettanti a Brescia avrebbe potuto, allora, pensare che quello che si inaugura questo fine settimana sarebbe stato possibile? Chi avrebbe immaginato che, saputo della candidatura congiunta, tutte le altre città in lizza si sarebbero ritirate?
Quella opportunità, che avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, oggi è realtà. Una realtà che ha celebrato la sorellanza. Di più, che ha creato un nuovo paradigma legato proprio all’unione: non più l’io di un’unica identità, ma il noi di una manifestazione che dà valore e unisce. Infatti, seguendo l’esempio di BGBS23, Capitale della Cultura 2025 sarà Nova Gorica e Gorizia.

L’anno della luce e del ricordo per BGBS23
Tutto l’anno sarà pieno di scambi tra le due città – si spera ben organizzati, sincronizzati e sinergici come le giornate di ieri e di oggi portano a pensare – in un continuo passaggio di testimone di eventi, ricorrenze, strade, ciclovie, incontri. Proprio come sembra essere siglato oggi il passaggio tra chi c’è e chi non c’è più.
La celebrazione portata avanti dallo spettacolo Nuovi Mille di Francesco Micheli è un ricordo dedicato, ma soprattutto è rinascita, ripartenza, voglia di raccontarsi e di accogliere. È una lezione: la vicinanza fa superare le differenze e le distanze, rende consapevoli, accoglienti e pronti a prendersi cura degli altri.

Accoglienza esemplificata dai diversi cantanti di nazionalità diverse, che si sono espressi nelle loro lingue, sul palco enorme a forma di scala con animazioni dedicate al loro Paese d’origine che scorrevano sugli schermi, subito dopo che il presentatore aveva scandito: “La cultura è cura”.
Cura, quella scelta come mestiere, quella che vestiva camici e mascherine nelle corsie degli ospedali: la presenza del personale sanitario sul palco, in divisa e con le chirurgiche sul viso ha emozionato; la commozione in quegli occhi che passavano sui megaschermi non ha lasciato nessuno indifferente. Quelle mascherine tolte e appoggiate sul cuore, mentre 70 orchestrali suonavano Donizetti, sono un’immagine che non verrà scordata tanto in fretta.
“La musica porta lontano, ma ricorda anche la sofferenza patita. Nei Nuovi Mille, non possono mancare medici e infermieri, durante quei mesi di pandemia. Se siamo qui, è perché la regina Bergamo è caduta ma si è rialzata. Da qui parte il nuovo Risorgimento.”
da I Nuovi Mille, spettacolo di Francesco Micheli)
Non solo Donizetti ha riempito di note la piazza Vittorio Veneto: non è mancata una soprprendente Bergamo rap tra le parole di Torquato Tasso e Plaste, i flashmob dei ballerini da tutte le scuole di danza della città e filmati d’impatto sui megaschermi accanto al palco e Arlecchino come incarnazione della città stessa.

Dopo il buio della paura, la rinascita nella luce (della cultura e non solo)
La festa delle luci si è conclusa in piazzale Marconi, con uno spettacolo pirotecnico con acrobati, luci e proiezioni, che insieme hanno creato un universo sensoriale unico e affascinante. Il collettivo di artisti di fama mondiale è il Groupe F che ha portato a Bergamo lo spettacolo Millumina. Mentre su schermi di 6 metri venivano proiettate immagini sulla ciclicità della vita, due acrobati vestiti di luce facevano acrobazie su un albero di metallo di 30 metri e nel cielo esplodevano fuochi d’artificio.
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