Shining film Kubrick è diventato un cult, ed è un po’ come il vino: migliora con il tempo. Quella storia in cui il silenzio, il vuoto e l’isolamento scatenano reazioni inaspettate sprigiona riflessioni anche dopo il the end.
Shining film Kubrick: dal libro al film, l’evoluzione della trama
L’autore di The shining, Stephen King, diede alle stampe la sua opera nel 1977. In origine la storia doveva essere ambientata in un parco di divertimenti. Uno scenario totalmente diverso da quello che poi fu: un immenso hotel vuoto.
Stephen King e sua moglie soggiornarono in un hotel che si preparava alla chiusura post stagionale, lo Stanley Hotel, in California. Fu lì che l’idea originaria lasciò spazio alla suggestione avuta da ciò che sarebbe successo una volta che gli operai avessero finito di riassestare il tutto. King ammise di aver basato la figura del protagonista, Jack Torrance, su se stesso. Stephen King immaginava Jack come un buon uomo “plagiato da una parte e poi dall’altra” dalle potenze cosmiche del male.
Nel film Shining, Kubrick dipinse invece Jack Torrance come un uomo fragile e vulnerabile, che arriva a diventare uno psicopatico.
The shining, il quarto romanzo di King, lo portò a esplorare il genere horror; fu il primo della lunga serie che gli permise di essere consacrato, più avanti, come “Il re del brivido”.
Il mattino ha l’oro in bocca. La paura della pagina bianca in Shining, il film di Kubrick
Chi scrive lo sa bene, quanto possa essere importante trovare un luogo ideale dove creare le proprie storie, pena la paura della pagina bianca. E l’Overlook Hotel sembra essere ideale per facilitare la concentrazione necessaria per la stesura di una commedia di Jack Torrance, scrittore ed ex insegnante disoccupato con problemi di alcolismo.
Ma l’Overlook Hotel è solo in apparenza il luogo ideale. Il fatto che ci siano tutte le condizioni non significa che l’estro dello scrittore venga fuori. E così, la frase All work and no play makes Jack a dull boy, letteralmente “Tutto lavoro e niente svago rendono Jack un ragazzo noioso”, diventa la prova che le ispirazioni arrivano dagli stimoli esterni.
E se un autore come Irvine Welsh è riuscito a scrivere anche su dei fogli di fortuna, mentre si trovava a bordo dei treni, forse è il caso di riconsiderare l’importanza della zona di comfort ideale per dedicarsi alla scrittura!
Solitudine e silenzio. Il dramma di stare soli con se stessi in Shining film Kubrick
La trama di Shining è nota a tutti, anche chi non ha mai visto il film. I fantasmi delle due gemelle, assassinate dall’ex guardiano dell’hotel, o lo stridere delle ruote del triciclo del piccolo Danny sono diventati immagini e suoni universali.
Oggi, a distanza di quarantadue anni, ancora tanto si può dire su Shining film Kubrick. Perché, quando un film non si limita a raccontare una storia, ma fa pensare, scandagliando l’animo umano, portando a interrogare lo spettatore su cosa è certo e cosa no, allora merita di diventare immortale.
In una società come quella attuale, in cui un atteggiamento solitario viene associato imprescindibilmente alla solitudine, quanto è importante adattarsi alla massa? È quando si vuole essere diversi da ciò che si è, che la mente comincia a generare mostri. Magari non sfoceranno in un tentativo d’omicidio plurimo, ma la realtà ci racconta anche il contrario.
1 commento
Pingback: È morto “Monsieur Cannibal”. Ruggero Deodato regista di Cannibal Holocaust