Dariush Radpour è un caposaldo del disegno satirico italiano. Attraverso le sue tavole, fin dagli anni Ottanta, è possibile ricostruire i profili di innumerevoli uomini e donne descritti non soltanto dalle penne dei giornalisti, ma anche dal tratto più intimo della matita, perché si sa: per ritrarre qualcuno, è necessario vederne l’anima. E questo, Dariush Radpour l’ha sempre fatto e continua a farlo.
Oggi Dariush vive a Lecce, si dedica ai suoi ritratti ma anche alle fotografie in 3d. Other Souls ha avuto l’onore di intervistarlo per tracciare il profilo di una personalità che non solo ha ancora tantissimo da dare, artisticamente parlando, ma anche molto da insegnare.
Dariush Radpour: un’infanzia all’insegna dell’arte e della poliedricità
Dariush Radpour è originario di Theran, in Iran, culla storica di ogni civiltà. Se per un gioco del destino tutto ciò può sembrare quantomai esotico e suggestivo, è giusto approfondire questo discorso sulle origini perché, al pari della terra che l’ha cresciuto, la famiglia è la culla di ogni buon artista, ciò che per prima spinge ad abbracciare e vivere le passioni.
È opportuno dunque partire da una poliedricità linguistica: nipote di un diplomatico iraniano in Russia, Dariush vive fin dall’inizio una molteplicità di linguaggi e di tradizioni. Suo padre, cresciuto in Russia per i primi 18 anni, ha portato con sé, nel rientro in Iran, un tesoro linguistico e di pensiero che ha fin da subito trasmesso alla famiglia: uno scambio virtuoso di lingua e cultura.
Anche l’aspetto artistico non è da trascurare. Cresciuto a stretto contatto con i propri parenti prossimi, Dariush ha vissuto infanzia e adolescenza in un ambiente sempre culturalmente stimolante. Non soltanto pluralità linguistica, ma anche diverse arti espressive: sua madre, così come sua zia, erano musiciste d’alto livello.
La passione per il disegno, la rivista “Krokodil”
Da non sottovalutare, nella formazione di un individuo, il grande ruolo che hanno avuto le biblioteche. Nel caso di Dariush Radpour questo è quantomai vero, ed è proprio in seno a una biblioteca che è nato e cresciuto l’amore di questo artista per la satira.
La rivista “Krokodil” è di origine russa, il primo numero risale al 1922. Nella biblioteca paterna, Dariush Radpour entra in contatto con vari e diversi numeri di questa rivista, un primo morso di satira internazionale che risente comunque delle conseguenze della Seconda guerra mondiale.
Il contenuto di “Krokodil” è spiritoso, leggero ma allo stesso tempo pungente, stimolante per quanto riguarda la riflessione. Il tratto del disegno si comprende come possa diventare un mezzo di comunicazione per esprimere concetti anche scomodi diventando, così, generatore di riflessioni.
In un certo senso, parte tutto da qui: si raccoglie eredità; i vari percorsi familiari e le inclinazioni personali definiscono quello che è il futuro di Dariush che, a soli 19 anni, dopo aver vissuto di disegno in Iran con la produzione di un cortometraggio, sceglie la sua strada e arriva in Italia.
Dariush Radpour: la differenza sostanziale tra divertimento e satira
Tutti possono cercare nel disegno un modo per divertirsi, ma fare satira è un’altra cosa. Questo è quanto appare netto, ben chiaro, quando con Dariush si parla di disegno satirico.
Hanno due compiti diversi: il disegno anestetizza, la satira deve far riflettere.
Dariush Radpour
Questa differenza tra anestesia e riflessione è un argomento che torna in modo prepotente quando si analizza un percorso della satira che – vuoi per imposizioni, vuoi per una visione politically correct che sembra sempre ricordare di non dar fastidio a nessuno – sembra si stia svuotando di significato.
Che sia perché qualcosa è cambiato nel modo di cercare informazioni?
Indubbiamente, individua Radpour, l’avere tanto accesso a notizie di qualsiasi tipo ha impoverito la capacità comunicativa. Prima vi era una forza diversa, più determinata. La ricerca della notizia era linfa per la matita del disegnatore satirico, e ogni tratteggio era un messaggio ben definito, dai riferimenti precisi. Bisognava essere ben informati sul contesto per comprendere e apprezzare il disegno, bisognava essere culturalmente pronti ad accettare l’informazione.
Oggi come oggi, internet rende molto più facile accedere a informazioni di diverso tipo. Così, ecco che le teorie si moltiplicano, le opinioni generali rendono tutto molto relativo e, alla fine, anche chi deve rappresentare una realtà con un tratto di matita sul foglio non può che presentare un risultato impoverito, spogliato in parte del suo significato e meno preciso di quanto ci si potrebbe aspettare. Perché è così che succede, quando si può avere tutto: nella concretezza, in mano resta ben poco.
Fare satira oggi è più complicato di ieri. Per la grande quantità di materiale a disposizione c’è sempre tantissimo da studiare. Questo il principale consiglio di Dariush Radpour quando gli viene chiesto quali sono le raccomandazioni che farebbe a chi si approccia al disegno satirico.
Studiare, studiare e informarsi; conoscere nel dettaglio anche le piccole cose necessarie a interpretare un soggetto dotandolo di significato.
Dariush Radpour
Chi fa disegno satirico studia i simboli, le piccole cose. È da quei dettagli, dai frutti della sua indagine, che definisce il messaggio da lasciare al suo pubblico. Senza lo studio, una caricatura è semplicemente una caricatura come tante.
Serve, al disegno, quell’elemento capace di renderlo di parte e al contempo superpartes. È qui, il guizzo geniale della mano che regge la matita: cogliere, al di là degli schieramenti e delle ideologie, i pregi e i difetti di ciò con cui si vive.
Il disegno satirico mette a nudo le sbavature di qualsiasi paladino. È, in un certo senso, democratico. Non esiste un politico senza macchia, così come non esiste una situazione politica o globale che non presenti, al suo interno, delle contraddizioni, forse anche piccole.
Rendersi conto di questi elementi e volerli mostrare al lettore è ciò che ha permesso a Dariush Radpour di lavorare con testate anche molto diverse tra loro, tra gli anni Novanta e i primi Duemila. Così ecco le collaborazioni con “Il Manifesto”, “La Stampa”, “Ideazione”, “Il Giornale”, “Avvenimenti”, “L’indipendente”, “Il Venerdì di Repubblica”, “Affari & Finanza” e “Il Sole 24 Ore”.
Dariush Radpour e la fotografia 3D
In un momento storico costellato da bombardamenti mediatici e relatività di sguardi, Dariush Radpour ritrova significato e senso nella fotografia 3D. Non si tratta qui soltanto di passione, ma l’arte apre le porte alla filosofia e dà modo di guardare l’oggetto fotografato con altri occhi.
Il 3D aiuta a conoscere la vera natura delle cose. Un corpo fotografato in 3D non muore mai, assume anzi un nuovo significato metafisico.
Dariush Radpour
Con la fotografia in 3D l’oggetto d’arte ritrova il suo posto nello spazio, la sua dignità in spigoli e curve laddove, spesso, lo si tende ad appiattire. È la tridimensionalità, in questo caso, che gli restituisce pieno valore: non soltanto nel passaggio da oggetto a soggetto d’arte, ma anche come elemento di studio dotato di un’identità, un valore a tutto tondo.
Un contenitore di storie e storia
Ironico, disarmante, intelligente. Dariush Radpour è un tesoro che racchiude la Storia di numerosi Paesi, un crocevia umano di punti di vista e visioni. I suoi lavori sono dei rompicapo che stimolano la curiosità e l’intelletto, perché rappresentativi di un percorso di vita intenso, colmo di cultura.