Un romanzo d’esordio, da uno scrittore che esordiente non è. La storia di un uomo, che proprio storia non è. Una scrittura decisa, che tanto sorvegliata non è. Giulio Mozzi con Le ripetizioni (ed. Marsilio) va alla ricerca di qualcosa, e forse cammin facendo sbanda e trova altro.
Forse realtà, forse finzione
Finora, Giulio Mozzi era noto nel panorama editoriale come autore di racconti, come editor, come direttore della Bottega di Narrazione. Ma il tradizionale romanzo nel cassetto ce l’aveva, altroché se ce l’aveva, dal momento che ha impiegato più di vent’anni a dargli corpo. Forse anche per questo, per via del lungo tempo in cui il romanzo ha sedimentato, appare così eterogeneo, pieno di ispirazioni diverse, spezzato fra punti di vista e frammenti temporali. La storia di Mario, il protagonista, è finzione non solo nel senso che è stata creata dall’autore (peraltro con agganci e riferimenti alla sua stessa vita). Anche all’interno di quella finzione c’è dell’illusione, c’è la memoria che rimescola e inventa, c’è un “raccontarsela” che rende difficile ricostruire (ammesso che se ne avverta il bisogno) un filo solido.
Mi sono ritrovato a piangere, a piangere davvero; e mi sento afflitto, afflitto davvero. In quel momento, in quel preciso momento, diceva Mario giunto finalmente al termine della sua storia, mi entrò nel cuore una specie di pace, una tranquillità che non avevo mai conosciuta prima. Che cosa importa, se un ricordo è vero o falso? Che cosa importa, se la nostra vita, o la vita di chiunque, è vera o inventata?
Giulio Mozzi, “Le ripetizioni”
Lo stile, gli eccessi di Giulio Mozzi
Mozzi ha padronanza narrativa, tira curva e dilata la lingua come vuole lui, trascina il lettore in un periodare cadenzato, esperto. Proprio in virtù di una scrittura così precisa ed efficace, risultano ancora più disturbanti le sequenze di perversioni sessuali e atti di violenza estrema. Talmente estrema che, raccontava Giulio Mozzi nell’intervista che ci ha rilasciato, il primo editor a cui mostrò parti del libro dichiarò che non se la sarebbe mai sentita di pubblicare un testo simile. Ci chiediamo allora: perché, in un romanzo dotato di sostanza narrativa, opera di un autore con le idee chiare sui perché e i percome della sua scrittura, trovano posto questi eccessi? Forse per comunicare che, se si decide di descrivere e raccontare una vita con minuzia, allora la stessa minuzia va usata anche per le parti intollerabili di quella vita. Coerenza poetica, insomma. Eppure, resta il dubbio di un autocompiacimento, di volersi mostrare capaci di osare. Dopotutto gli eccessi fanno rumore, il senso della misura no.
Giulio Mozzi escluso dal Premio Strega Giovani
Sono talmente disturbanti, quelle sequenze, che Le ripetizioni, uno fra i dodici candidati al Premio Strega, non è stato ammesso al Premio Strega Giovani. Quella sezione del premio, cioè, in cui nel ruolo di giurati si cimentano i ragazzi delle scuole superiori. La padronanza linguistica e lo stile attento e incisivo nulla hanno potuto contro contenuti talmente scabrosi da collocare il libro in una ideale sezione “per soli adulti”. Adulti con lo stomaco forte.