Le poesie d’amore sono l’eterno cruccio dei poeti, perché notoriamente difficili da scrivere. Nel corso dei secoli, essi hanno versato fiumi d’inchiostro per celebrare, ingiuriare, identificare o ricordare l’amore. Quindi la festa di San Valentino è un’ottima occasione per celebrare i loro sforzi. Per questo Febbraio 2022 abbiamo pensato di ricordare insieme cinque componimenti d’amore tra i più belli.
Poesie d’amore: Sandro Penna
Amore, amore,
Sandro Penna. Poesie, Oscar Mondadori, 2019
Lieto disonore
Sandro Penna (1906-1977) era omosessuale. La sua poesia è segnata dal sentimento dell’esclusione e della discriminazione sociale, nonché dal desiderio erotico. Le sue liriche, tutte brevissime, tutte monotematiche, affrontano l’argomento con grazia e pudicizia. Molte sue poesie d’amore sono dedicate a giovani fanciulli, altre hanno il tono di una confessione di colpa. Questa “colpa” viene da un amore disonorevole agli occhi della società. Tuttavia, essendo amore, non può che portare all’autore gioia e godimento.
L’amore secondo Ungaretti: leggero ed eterno
Come allodola ondosa
Vita d’un Uomo. Tutte le Poesie, Oscar Mondadori, 2017
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
[…]
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov’è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d’oro.
L’ora costante, liberi d’età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo
Giuseppe Ungaretti (1888-1970), ha un’importanza storica per l’enorme influenza da lui esercitata sulle esperienze letterarie a lui successive. In questa composizione, esorta l’amata a lasciarsi portare in una dimensione ultraterrena. Lo si deduce dal costante richiamo alla staticità nel finale, in contrasto con il movimento espresso nei primi versi. L’amore è dunque percepito come un non-luogo in cui nulla si muove, neanche il tempo (“l’ora costante”). È una luce impossibile sulla terra (“perduto nimbo”), che avvolge i due amanti.
Poesie d’amore: Pablo Neruda
Forse non essere è essere senza che tu sia,
Cento sonetti d’amore, Nuova Accademia, 1971. Traduzione di Giuseppe Bellini
[…]
senza che venissi
brusca, eccitante, a conoscer la mia vita,
raffica di roseto, frumento del vento,
e da allora sono perché tu sei,
da allora sei, sono e siamo,
e per amor sarò, sarai, saremo.
Pablo Neruda (1904-1973) è uno dei più grandi poeti latino-americani del Novecento. Famosissime le sue poesie d’amore. In questa, Neruda mette in dubbio l’idea che l’innamorato possa considerarsi un’entità singola. La sua esistenza è direttamente legata a quella dell’amata, tanto che, senza di lei, lui non esisterebbe nemmeno. E dunque il verbo essere va declinato tre volte: una per l’innamorato, la seconda per l’amata, la terza per entrambi.
L’amore secondo Baudelarie: inaspettato e fuggitivo
La strada era assordante, urlava tutt’intorno.
I Fiori del Male, Feltrinelli, 2003. Traduzione di Antonio del Pr
Esile ed alta, in lutto, regina dolorosa
una donna passò, con la mano fastosa
sollevando il vestito, di trine e balze adorno.
Leggera, nelle gambe una scultorea grazia.
Negli occhi suoi, cielo ove s’annuncia l’uragano,
bevevo, come quello ch’è fatto ossesso e strano,
la dolcezza che incanta, il piacere che strazia.
Un lampo… poi la notte! Bellezza fuggitiva,
che con un solo sguardo la vita m’hai ridato,
non ti vedrò più dunque che nell’eterna riva?
Altrove, in lontananza, e tardi, o forse mai!
Non so dove tu fuggi, tu non sai dove vado,
io t’avrei certo amato, e tu certo lo sai!
Charles Baudelaire (1824-1867) è considerato come uno dei principali autori del Simbolismo in letteratura. Cantore dello spleen, anticipò il Decadentismo. In questo sonetto cattura il momento del colpo di fulmine, quasi fosse un’istantanea emotiva. Ad esso segue subito il buio, perché il poeta perde la donna di vista, forse tra la folla. È ciò a cui fa pensare la strada “assordante”, che “urlava”. Anche qui, come in Penna, l’amore ha una doppia valenza: da un lato “incanta” con la sua dolcezza, dall’altro “strazia” il cuore con la sua assenza.
Poesie d’amore: Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Eugenio Montale. Tutte le Poesie, Oscar Mondadori, 2020
[…]
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
[…]
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Eugenio Montale (1896-1981) ha sfiorato tutte le principali correnti del Novecento, senza mai essere ripetitivo. La sua originalità deriva da uno stile freddo a metà strada tra classicismo e il modernismo. Una tendenza, questa, esaltata dal frequente ricorso all’allegoria. Molte sue poesie d’amore indicano la donna come unica salvezza possibile dal mondo moderno e dai suoi falsi miti. Questa composizione esprime il senso di mancanza provocato dalla perdita della moglie. Da lei il poeta ha appreso l’arte di guardare il mondo in profondità oltre il velo illusorio delle cose. Pertanto è naturale che la perdita di una persona tanto cara faccia apparire come improvvisamente breve anche la lunga vita trascorsa insieme.