In una Corea del Sud colpita da una grave crisi finanziaria a cavallo fra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, le strade di due uomini s’incontrano su quella che ha tutta l’aria di essere una rotta di collisione. Si tratta di Lee Sooin, giovane manager con un passato da militare (gravato da un episodio irrisolto che lo mette in discussione nel profondo della sua identità), e Goo Goshin, un sindacalista che dirige un’agenzia indipendente di consulenza per il lavoro.
La partita si gioca in un’azienda pronta a drastici tagli del personale, in palio ci sono le carriere dei dipendenti che rischiano il posto di lavoro.
Songgot – il punteruolo è il nuovo mahnwa di Choi Gyu-seok
Dopo The Hellbound, fumetto coreano adattato da Netflix con un successo più che discreto, l’autore Choi Gyu-seok compie una brusca virata in termini di temi e atmosfere realizzando un’opera realistica che racconta ai lettori una Corea del Sud inedita, quantomeno per gli occidentali; una Corea che soffre per problemi di cui tanto poco si parla, e qui sta l’aspetto sorprendente Songgot – Il punteruolo. Man mano che si va avanti nella lettura, è possibile rendersi conto di quanto un Paese tanto distante su certe tematiche possa sembrare estremamente vicino.
Songgot – il punteruolo è un fumetto più importante che bello.
Ciò non vuol dire, a scanso di equivoci, che l’opera sia brutta. Tuttavia, un po’ per la forza dei temi trattati un po’ per lo stile personale dell’autore, lo stile è spartano e privo di fronzoli al punto che la godibilità dell’opera viene un po’ messa da parte in favore di uno storytelling granitico e dal ritmo dilatato.
Se ciò in The Hellbound poteva risultare penalizzante sia per il genere sia per la storia raccontata nella fattispecie (qui si trova invece l’esempio di un horror che funziona), nel caso di Songgot – il punteruolo risulta funzionale proprio perché un trattamento toppo pop per paura di perdere lettori avrebbe semplificato oltre misura una storia che al contrario chiama a gran voce complessità e riflessione.
Quindi, il fumetto di Choi Gyu-seok non è per tutti?
No, non lo è. Songgot – il punteruolo è un mahnwa che fa una deliberata selezione all’ingresso rivolgendosi a un pubblico adulto che cerca qualcosa oltre all’intrattenimento.
Il risultato, sarebbe scorretto non ammetterlo, è a tratti didascalico ma non per questo meno interessante. La Corea del Sud è una di quelle realtà che, come il Giappone da diversi anni (almeno dai tempi di manga come questo), si sta scavando una nicchia di prosperità presso i fan di diverse forme d’intrattenimento leggero, dal cinema al fumetto passando per i grandi successi musicali del K-Pop, ma di cui l’utente nostrano conosce molto poco fuori dalla quotidianità spiccia e tutto sommato divertente raccontata da youtuber come Seoul Mafia, che pure tocca ogni tanto qualche problema scottante ma senza approfondire troppo per non tradire il tono spensierato del suo canale.
In tal senso, Songgot – il punteruolo è un’occasione per comprendere a fondo una cultura che si sta in parte integrando in quella d’Occidente, uno sforzo che val la pena di essere compiuto per imparare quanto, in un mondo così globalizzato, le distanze si possano accorciare.