Il 14 gennaio parte a Torino la prima edizione del “Piccolo festival del cinema underground torinese”.
L’iniziativa del Mau – Museo di Arte Urbana di Torino, nasce in collaborazione con l’Associazione Sardi Torino Antonio Gramsci e il Quotidiano Piemontese. Le proiezioni rientrano nel progetto Inside_Outside, nato per far ripartire la cultura nei quartieri Parella e Campidoglio.
Il Piccolo festival del cinema underground torinese, tra scoperta e riscoperta
In questa prima edizione del Piccolo festival del cinema underground torinese verranno proiettati dei film che hanno avuto poche occasioni di essere diffusi ma anche film da riscoprire.
«L’associazione Gramsci ha la vocazione per il cinema, per questo abbiamo deciso di collaborare alla sua realizzazione» spiega Cugusi. «In passato abbiamo sostenuto piccole produzioni di documentari che riguardavano la storia dell’emigrazione e, da qualche anno, insieme all’associazione bolognese Visioni da Ichnussa e alla cineteca di Bologna, gestiamo il progetto itinerante Visioni sarde, sostenuto dalla Fondazione Sardegna Film Commission e dalla società Dante Alighieri nel mondo».
Si tratta di una sezione di Visioni italiane, la rassegna più importante in Italia per quanto riguarda i cortometraggi, organizzata dalla cineteca di Bologna. Nel 2014 l’associazione Gramsci è riuscita a convincere gli organizzatori a creare una sezione sarda: corti e cortissimi riservati a cineasti sardi di nuova generazione che avessero location in Sardegna o come tema la Sardegna. In questa rassegna sono passati diversi cineasti sardi, come Salvatore Mereu e Bonifacio Angius.
«Ogni anno arrivano dalla Sardegna, o da cineasti che si interessano alla Sardegna, circa cento/centocinquanta opere» continua Cugusi. «La cineteca di Bologna le vaglia e poi seleziona i finalisti. Successivamente, attraverso una rete creata nei cinque continenti con i circoli sardi, gli istituti italiani di cultura nel mondo e i circoli italiani nel mondo, ossia i Comites, vengono diffusi nel mondo in rassegne pubbliche e gratuite. Abbiamo appena chiuso, a dicembre, la rassegna dei corti di Visioni sarde del 2021, realizzando 183 proiezioni in totale, tra cui 120 in città e capitali estere. Come associazione noi abbiamo un pedigree nella diffusione del cinema di tutto rispetto!».
Torino e il festival: una location poliedrica
L’associazione Antonio Gramsci, nata nel 1968, è un luogo aperto. Sono diverse le collaborazioni attive e consolidate attuate nel corso di tutti questi anni, come il Festival del Cinema di Torino, il Festival CinemAmbiente, il Festival del Cinema Lgbt. Attraverso l’associazione si propone la cultura sarda, il proprio punto di vista su vari progetti culturali.
«Non siamo marginali», chiarisce il dirigente Cugusi.
I film del festival sono ambientati tutti nel capoluogo piemontese. Torino è una città che si presta ad essere location ideale per diversi generi cinematografici. È una città enigmatica, simbolo della rinascita economica italiana, che conserva un manto di mistero dovuto all’accostamento con la magia, bianca e nera, e all’esoterismo. I film scelti per la prima edizione del Piccolo festival del cinema underground torinese sono caratterizzati da tale ambientazione.
Sono temi che affascinano e che si ricollegano alla storia torinese e sarda. Chiarisce, a tal proposito, ancora Enzo Cugusi: «Come associazione Gramsci siamo parte della storia torinese. Siamo sardi ma anche torinesi, poiché siamo grati alla comunità che ci ha accolto. Ed essendo parte della storia della città, a buon diritto ne scriviamo qualche capitolo. I temi che ci hanno proposto sono stati accolti perché sono anche i nostri. Anche quelli della magia perché nella biografia dei nostri soci, partendo dalle officine di Mirafiori, si trovano dei racconti, all’interno della catena di montaggio, che non abbiamo più, perché orali, e sono proprio racconti di magia».
Una magia insolita, ma pur sempre affascinante. Enzo Cugusi ce ne fa un esempio: «Un operaio di Lanusei, che lavorava lì a Mirafiori, era affascinato dall’esoterico: in un quel posto dal rumore infernale, in quella bolgia era riuscito, insieme a un collega, a costruire una gabbia di canarini con i residui di lavorazione. Mai hanno messo un canarino dentro, poiché già loro si sentivano in gabbia, e mai avrebbero potuto imprigionare un altro essere vivente».
Si tratta di una magia che fungeva da via di fuga. La creatività che riuscivano a sprigionare gli operai, in certi contesti, si trasformava in uno spazio necessario alla sopravvivenza.
Cinema underground e cinema di successo, una questione di scelte
E se la magia avvolge Torino, lo stesso si può dire per il concetto di sotterraneo. Il nome del festival contiene due parole chiave: piccolo e underground. Cosa differenzia, oggi, un film di scarso successo da un film considerato underground? Si potrebbe pensare che un film di successo sia un film underground che ce l’ha fatta. Ma non è esattamente così.
Ancora Cugusi: «Un film underground rimane sotterraneo perché le logiche della distribuzione e della visione sono indefinite. Oggi in realtà sono molto più definite, perché se non si è all’interno di una piattaforma non si viene visti da nessuno. Io mi sono sempre occupato di cinema, per quarant’anni ho collaudato cinema e ho capito quali erano le logiche dietro a ciò che si proiettava. Per esempio, il film Ricomincio da tre fu imposto dalle case di distribuzione al cinema nazionale di Torino, d’estate. Non lo voleva proiettare nessuno, e invece poi è rimasto in programmazione per sei mesi. Se non lo avesse visto nessuno sarebbe rimasto nella classifica degli underground».
In un contesto pilotato da grandi produttori come Sky e Netflix, anche un film noioso, se promosso a dovere, può diventare parte del “grande cinema”. E la qualità è un parametro a parte. «C’è un documentario sardo che si intitola A bolu: un racconto corale, vero e proprio sussidiario del canto a tenore sardo. Il regista è Luca Melis, e gli autori lo hanno venduto a Netflix per un paio di decine di migliaia di euro, pur di vederlo distribuito».
Durante le proiezioni – con ingresso gratuito – saranno presenti i registi. Questo è senza dubbio il valore aggiunto al festival, in un momento in cui i film vengono normalmente visti individualmente in streaming grazie a diverse piattaforme (Netflix, Amazon, Chili ecc.).
Il confronto diretto con i produttori è un’occasione importante per discutere insieme i temi trattati. Uno dei film più interessanti su cui discutere è quello diretto da Andrea Tomaselli: Zooschool. In programma il 16 marzo all’associazione Gramsci, il film indaga il sistema-gabbia della scuola di oggi. La scuola associata a uno zoo è un concetto molto interessante, specie se si considera che, a Torino, alla parola “scuola” si accosta ancora oggi il libro cult dei buoni sentimenti e delle buone maniere ossia Cuore di Edmondo De Amicis.
La scelta di proiettare un film horror girato in una scuola torinese è del Mau. Sulla scuola che incontra il cinema, Enzo Cugusi è reduce da un’esperienza derivata dalla realizzazione di un circuito di cinema in Sardegna nei luoghi dove il cinema non c’è o non c’è mai stato. «Un circuito di nove tappe – ci spiega – di cui una riguardava un approccio con le scuole, in cui tra gli altri venivano proposti corti di valenza ambientale».
Piccolo festival del cinema underground torinese e partecipazione civica
Il cinema è uno strumento immediato che permette ai giovani e ai bambini di entrare in contatto con determinati temi. L’idea dell’associazione Gramsci è quella di riproporre il circuito con un progetto ventennale tutto torinese: Provaci ancora Sam.
Ancora Cugusi: «Si tratta di un progetto didattico volto al recupero dei danni provocati dalla dispersione scolastica. Uno degli strumenti utilizzati, oltre agli incontri con i genitori e gli alunni, è l’arte contemporanea e l’arte filmica. Il colore è unificante, e il cinema invita al dialogo. La presenza del regista è un fatto determinante: è il valore aggiunto».
Un’ultima riflessione è dedicata ai modi contemporanei con cui si fruisce del cinema, alle grandi piattaforme online che offrono servizi di streaming in abbonamento. «Le piattaforme online permettono, con pochi euro al mese, di vedere tantissimi film» conclude il dirigente dell’associazione Antonio Gramsci. «Ma il sistema delle piattaforme, anche quelle legate alla comunicazione, limita la nostra partecipazione civica». Il sistema su cui si basano è binario: pollice alto/pollice basso; mi piace/non mi piace. Le iniziative come il Piccolo festival del cinema underground torinese sono importanti proprio perché creano occasioni di dialogo e fanno ritrovare il piacere della discussione.