Peter Pan & Wendy, il nuovo live action targato Disney, è disponibile alla visione su Disney+ dal 28 aprile. C’erano tantissime aspettative attorno alla rivisitazione di questo grande classico, amatissimo fin da subito. C’era la gioia di rivedere l’Isola che non c’è, l’entusiasmo di ritrovare Jude Law sulle scene. C’era tutto. E poi, solo la voglia di cambiare film.
Peter Pan & Wendy senza Peter Pan
Senza fare alcun tipo di riferimento alla storia originale scritta da J.M. Barrie, e neanche troppo al classico Disney, basta esaminare la storia nel suo svolgimento per comprendere che, paradossalmente, il personaggio principale non è Peter Pan. Tantomeno il suo rapporto con Wendy.
Wendy Moira Angela Darling è l’assoluta protagonista della vicenda, che impara la sua lezione cinque secondi dopo aver messo piede sull’Isola, vanificando così gran parte del tempo televisivo in grado di far appassionare lo spettatore all’arco di maturazione del personaggio.
Basta un minimo scontro con i pirati, per far capire a Wendy che crescere è sempre meglio di morire colpite da una palla di cannone. Lei, sull’Isola che non c’è, non si concede neanche per mezzo minuto di essere bambina ma si trasforma in sua madre: saggia, adulta, anche un po’ psicologa. Non ha neanche bisogno di essere salvata, anzi: è lei l’elemento risolutivo della vicenda.
…e allora, Peter Pan?
Peter Pan è, per antonomasia, il fanciullo che non vuole crescere. La sua figura è immutabile, e sull’archetipo dell’eterno fanciullo Jung ci ha elaborato tesi su tesi. In questo, Peter Pan è davvero fedele a se stesso.
Disney, però, si è messa d’impegno per rendere Peter quasi un antagonista di Wendy: colui che, infantile, si oppone alla maturità della giovinetta. Per certi versi, è anche giusto così. Peter Pan è sempre uguale a se stesso, è ciò che succede quando si sceglie di restare sempre bambini.
In particolare questo Peter Pan è il ritratto del bambino che ridisegna la storia dei suoi rapporti a proprio uso e consumo. Come i bambini è egoista, mette prima del resto i suoi bisogni. Si accorge però che esistono anche gli altri, e che anche Peter Pan può aver bisogno d’aiuto.
In un certo senso, Peter Pan evolve e impara. Il che è paradossale, per l’archetipo del fanciullo, ma funzionale alla finzione televisiva.
Peter Pan & Wendy, la backstory di Capitan Uncino
In questo live action Disney si è data particolare rilevanza alla backstory di Capitan Uncino, interpretato da Jude Law. La novità ha costituito un elemento rinfrescante, che però nella storia non porta nessun giustificazione al personaggio di Uncino inquanto è un “adulto marcio”, cresciuto male.
Spugna assume quasi la consistenza di una figura paterna, e Capitan Uncino è solo un bambino troppo cresciuto che vive nel dolore di un abbandono, quello del suo miglior amico Peter Pan. Anche qui, nonostante tutto, vince un’amicizia strana, quella segnata dall’antagonismo.
La lotta viene ripresa in modo melenso e sereno, con Peter Pan e Capitan Uncino che si scelgono a vicenda come acerrimi nemici… con una sincerità che fa rimpiangere, quasi, Dustin Hoffman e l’iconica frase: cosa sarebbe il mondo senza Capitan Uncino?
Del mondo non è molto chiaro, ma la dinamica tra i due semi-protagonisti del live action rende esplicita l’interdipendenza: ognuno nell’altro trova la sua ragione di vita.
Un film che si consiglia di vedere?
L’istinto grida no, che forse è meglio leggere un libro, o guardare la versione di Hook: Capitan Uncino del 1991. Di fatto, la piega Disney sul girl power, il buonismo e lo stravolgimento non fanno sorridere chi è affezionato al classico Disney o le sue versioni successive.
Tuttavia, nel momento in cui si pensa di esser troppo severi, il poco equilibrio tra i personaggi principali è ciò che maggiormente fa storcere il naso. Un Peter Pan senza Peter, Giglio Tigrato elevata a deus ex machina/santona di turno, una Wendy indipendente che, vien da chiedersi, come mai sia andata sull’isola e un Capitan Uncino che, alla fine della fiera, è la vera essenza del bimbo sperduto, un marinaio senza bussola.